21 Novembre 2024
Different

Oro alla Patria

Un’amica mi sollecita a scriverne. Di cosa? Di Rai.
Per me è ferita lacero contusa. Non la guardo, brucia.
Succede così con le cose che ti sono parse vere. Io sono di quei baggiani che se gli dicono che gli asini volano pensa che se non volano, volicchiano.
Nel bel mezzo del 2015 la mia corsa dal dentista fu abbagliata dall’annuncio della nomina nel consiglio di amministrazione della Rai. Nei primi giorni dell’anno successivo la legge mise in scena la riforma della Rai, il rovesciamento del polpo: in marcia verso la media company, il canone in bolletta, Antonio Campo Dall’Orto quasi Ad, Monica Maggioni Presidente. Bilancio in ordine, palinsesti in grande spolvero, potevamo approfittare per chiudere qualche bottega ma non lo facemmo.
Allora sostenevo la marcia trionfale di Matteo Renzi e come tutti i tamburini di latta non credevo che fosse così corta. Il 4 dicembre del 2016 la bolla di sapone scoppiò, come tutti sapete, è tutto tornò come prima. Tutto scolorì in un batter d’occhio. A fuoco sono restati i meravigliosi equilibristi dalle mille occasioni: ecco, amica mia come si spiegano, se vuoi che si spieghino, i 50.000 euro al mese per 8 minuti al giorno a Marco Damilano, faccina contrita compresa. Scandaloso dici. Il tetto agli stipendi degli altri fu una parentesi a cui si obiettò, si derogò, si soprassedette. E lo scandalo, c’è chi dice, non è quel che costa, è per fare che cosa, in 8 minuti.
Non te la prendere mia cara amica il tempo vola, costi quel che costi, naturalmente in bolletta di cui tutti soffriamo il peso. Oro alla Patria.