23 Novembre 2024
Words

Scacco agli ayatollah

La repressione in Iran non ferma il movimento di protesta che anzi guadagna una nuova protagonista: è Sara Khadim al-Sharia, la campionessa di scacchi che ha sfidato gli ayatollah giocando ai Mondiali in Kazakhstan senza
indossare l’hijab, il velo obbligatorio. La foto della ragazza, 25 anni, davanti alla scacchiera con il suo ciuffo di capelli sberleffo ai conservatori iraniani ha fatto il giro del mondo proprio mentre a Teheran il presidente Ebrahim Raisi lanciava il suo anatema contro i dimostranti: “Non avremo nessuna pietà”.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani intanto ha convocato per domani l’ambasciatore iraniano Mohammad Reza Sabouri, accelerando i tempi: il diplomatico di Teheran è soltanto designato perché non ha ancora presentato le credenziali al Quirinale “ma la gravità della situazione in Iran ha indotto il governo a fare questo passo”, ha fatto sapere la Farnesina.  Sara è solo l’ultimo coraggioso volto della rivolta che da oltre 100 giorni infiamma la Repubblica islamica. Una ribellione su vasta scala iniziata con la morte di Mahsa Amini e presto divenuta un movimento di opposizione radicale al regime. Almeno 100 i dimostranti tra i migliaia arrestati che rischiano la pena di morte, 11 quelli già nel braccio della morte, denuncia l’Iran Human Rights (Ihr). “I nostri giudici sono assassini, l’intero sistema è corrotto”, è lo slogan che ora riecheggia nelle piazze, perché il più clamoroso “morte a Khamenei” è oramai scontato, mentre nelle strade ragazzi e ragazze continuano la protesta del colpo del turbante, far cadere con una manata il copricapo di un religioso – un tempo intoccabile – e pubblicare il video sui social network.
“Non mostreremo misericordia ai nemici”, ha tuonato Raisi bollando le proteste come “un disturbo”. I dimostranti sono “ipocriti, monarchici, controrivoluzionari” e tutti coloro “che hanno subito un danno dalla rivoluzione”, ha detto davanti a una folla riunita a Teheran per un omaggio ai resti di 200 soldati uccisi durante la guerra Iran-Iraq del 1980-1988. “Le braccia della nazione sono aperte a tutti coloro che sono stati ingannati. I giovani sono i nostri figli”, ha concesso, ma “non avremo pietà per gli elementi ostili”. Rivolto infine ai nemici storici della Repubblica islamica, in particolare Usa e Israele che fomenterebbero le rivolte, Raisi ha ammonito che “se pensate di raggiungere i vostri obiettivi diffondendo voci e dividendo la società, vi sbagliate”.
Forse i suoi strali erano rivolti anche a Elon Musk che ha acceso quasi 100 dei suoi satelliti Starlink che potranno
garantire accesso a internet e superare i blocchi imposti dal governo. Il capo di SpaceX ha voluto fare l’annuncio rispondendo al video sulle proteste di un utente Twitter. Teheran a stretto giro ha oscurato il sito di Starlink, un sistema che tuttavia per essere utilizzato ha bisogno di kit speciali che difficilmente verranno fatti entrare legalmente nel Paese.
Divampano intanto le polemiche per la morte della piccola Saha Etebari, la ragazzina di 12 anni colpita e uccisa a un posto di blocco della polizia mentre era in auto con i genitori: la Procura ha promesso un’inchiesta dopo che l’iniziale tesi dell’incidente messa in bocca al padre era sembrata sin troppo goffa. Bufera anche per il caso della moglie e della figlia della leggenda del calcio iraniano Ali Daei, costrette a scendere da un aereo per le posizioni critiche del calciatore, una mossa di rappresaglia che sta scatenando critiche in tutto il Paese. I riflettori sono accesi anche sugli appelli della madre di un giovane dimostrante accusato di aver ferito cinque Pasdaran, il 22enne Mohammad Qobadlou, la cui esecuzione – confermata il 24 dicembre – sarebbe imminente.
Scacchisti, pattinatrici, scalatori, nuotatori, calciatori, attori, attrici, registi, gente comune: tutto in Iran sembra
volgersi contro il potere centrale di Teheran, come forse non era mai accaduto dal 1979.

[di Claudio Accogli – tratto da ANSA]