22 Novembre 2024
Words

Cambierà la Turchia che sostiene Isis e traffico di coca?

La Turchia oggi, in seguito al terremoto che ha devastato le sue aree sudorientali, mostra pro e contro di una situazione interessante. E probabilmente in vista di un cambiamento al governo del Paese.

1) Erdoğan gioca l’alternativa del Middle Corridor con il TITR Trans Caspian dopo essere stato lasciato fuori dal progetto East Med che aveva tentato, in anni ante-covid, di scoprire il fianco turco isolandolo a beneficio di Cipro e della Grecia. Cipro agli occhi dello statista turco è un appetibile “Donbass”. All’estremità orientale dei confini turchi si colloca poi l’altra faglia geopolitica dell’Armenia che è ferma e comandata dalla Russia dal novembre 2020 (vedi Papian su National Interest del 6 giugno 2022). In questo momento però l’Armenia, svincolata dal presidente uscente, prova a rivolgersi all’Occidente, non essendo più trattenuta con la Russia dalla Turchia, la quale ha reagito in questo modo, con spinta uguale e contraria direzione, ai piani di Putin in Ucraina. Notiamo per inciso che il conflitto ucraino ha riavvicinato altre due realtà, Germania e Turchia (che nel frattempo ha normalizzato parzialmente con casa Saud).

2) Resta da vedere se le elezioni turche anticipate dal 18 giugno al 14 maggio per celebrare la ricorrenza delle prime elezioni libere degli anni Cinquanta, potranno tenersi regolarmente alla luce degli eventi drammatici recenti. A ogni modo il sindaco di Istanbul che concorreva come sfidante di Erdoğan, Imamoglu, non sembrava avere ancora un sufficiente numero di elettori, e inoltre la coalizione di opposizione non riesce ancora a ottenere il voto della minoranza curda che – a seconda delle stime – vale un 12 o 15%. Motivo per cui Imamoglu negli ultimi mesi è stato opportunamente valutato soltanto come comprimario, cioè uno dei due assistenti di Kılıçdaroğlu, che stando ai sondaggi attuali ha buone probabilità di ottenere la vittoria elettorale.

3) Dal dicembre 2020 le ambizioni panturaniche giocano decisamente a vantaggio dell’Occidente. Erdoğan prova a unificare l’Azerbaigian creando un arco altaico che passando dai territori degli uiguri comprenda Mongolia e Giappone. La Cina non può spingersi verso Taiwan senza lasciare scoperto il fronte occidentale. A livello mediatico di intelligence culturale inoltre l’entourage di Erdoğan svolge una densa operazione di propaganda diplomatica volta a indicare Selim (conquistatore di Costantinopoli) e Ismail (fondatore dei safavidi) come entrambi di etnia turca, nonostante i pareri contrastanti al riguardo degli epigoni di Ismail in Iran.

4) Tutto questo consente alla Turchia di condurre una politica al limite del machiavellico fatta di finanziamenti ai soldati dello I.S. (stato islamico), e oggi nutrendo le guerriglie in Medio Oriente, tramite fondi qatarioti (vedi Turkey’s love-in with Qatar: A marriage of convenience di Engin Yüksel and Haşim Tekineş, Clingendael Institute 2021). La Turchia rimane, insieme a Libano e Siria, sul podio degli Stati più di là che di qua, rispetto ai limiti del consentito dalle logiche del diritto internazionale. Non dimentichiamo che da almeno quarant’anni, da come lo raccontava nei suoi libri-reportage Claire Sterling, la Turchia gestisce disinvoltamente la connessione bulgara, vale a dire la sua identità di lasciapassare delle finanze illecite e quindi ipso facto terroristiche e destabilizzanti per l’Occidente. Pochi numeri eloquenti aiutano a capire: nel 2018 sono stati confiscate in Turchia 1.5 tonnellate di cocaina, nel 2019 il numero era salito 1.6 e nel 2020 a 1.9, mentre per il 2021 i dati indicano 2.8 tonnellate. È evidente che non si tratta più solo, come per il passato, di commercio di eroina, quanto di un solidissimo traffico di cocaina attraverso i porti turchi (vedi Erdemir in National Interest 19 febbraio 2022). I porti sono principalmente quello di Istanbul Ambali e quello di Mersin. Nel 2016 Puerto Bolivar in Ecuador ha garantito alla Turchia una concessione per 50 anni. Mentre il porto israeliano di Haifa non ha voluto fare alcun genere di trattativa con Erdoğan.