15 Novembre 2024
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Antisemitismo europeo

L’attacco lanciato il 7 ottobre scorso da Hamas a Israele e il successivo massacro di circa 1.200 cittadini israeliani ha provocato—com’era stato probabilmente preventivato—una rappresaglia da parte dello stato ebraico ora giudicata ‘eccessiva’ da molti osservatori esterni. In alcuni paesi la mossa di Israele ha dato esca a un ‘ritorno di fiamma’ di antisemitismo latente. Vale la pena notare che il fenomeno non è così evidente in Italia—malgrado l’antipatia storica della Chiesa Cattolica per gli ebrei, i ‘ghetti’ e quant’altro.

Forse la spiegazione dipende dal fatto che ci sono pochissimi ebrei italiani—secondo le stime meno di 27mila—un nonnulla in un paese di quasi 60 milioni di persone. Il risorgere dell’antisemitismo è invece molto più evidente nel Regno Unito (312mila ebrei)—dov’è ‘di destra’—e in Francia (440mila)—dove invece è perlopiù ‘di sinistra’. Sono comunque valori tutto sommato modesti. Al mondo, solo due paesi hanno popolazioni la cui componente di ebrei supera il milione: gli Stati Uniti (7,5 mln) e l’Israele (7,2 mln). Le due nazioni dovrebbero ospitare—da sole—l’87% di tutti gli ebrei del mondo.

L’intera concezione di ‘antisemitismo’ è difficile da comprendere, posta com’è non su una base religiosa—di ‘fede’—ma, almeno in buona parte dell’Europa occidentale, su una sorta di percezione di tipo ‘razziale’, cioè sul possesso in qualche modo di ‘sangue ebraico’. È da qui che deriva la scarsa comprensione americana del fenomeno nelle sue forme europee. La stragrande maggioranza (si stima quasi il 70%) degli ebrei americani non sono di origine mediorientale. Sono invece ‘aschenaziti’, provenienti cioè dall’Europa del nord e dai paesi dell’Est, mentre gli ebrei del Sud dell’Europa sono perlopiù—non tutti—di origine ‘sefardita’, arrivati dall’Africa del nord  prima in Spagna e poi espulsi da Ferdinando e Isabella nel 1492.

Una parte della confusione esistente tra razza e cultura in questo caso è relativamente moderna. Fino circa all’inizio del secolo scorso, la parola ‘semita’ si applicava ugualmente agli arabi e agli ebrei ‘mediorientali’, tutti discendenti del biblico Sem, uno dei tre figli di Noè… Il senso originale della parola sopravvive ormai solo nel campo della linguistica, dove sia l’ebraico sia l’arabo sono tuttora definite lingue ‘semitiche’. Infatti, le due lingue—entrambe derivate dall’aramaico—sono strettamente imparentate. Tant’è che, malgrado l’ovvia differenza di scrittura, circa il 60% dei vocaboli nei due idiomi è legato da evidenti affinità. La linguista danese Mille Larsen calcola che la ‘distanza’ tra l’arabo e l’ebraico è approssimativamente quella che esiste tra l’inglese e il tedesco.

È curioso pensare che l’antisemitismo che ora sta divorando il Medio Oriente sia sostanzialmente un’invenzione europea, che in loco i due popoli attualmente in conflitto sono invece riusciti a convivere in stretto contatto per secoli—non senza problemi, ma comunque evitando, in passato almeno, di arrivare alle persecuzioni e ai pogrom sistematici che hanno caratterizzato troppa parte dei rapporti tra i cristiani e gli ebrei in Europa.