L’altalena Marocco
Il Marocco è da monitorare con attenzione decisa. La Cina lo usa come testa di ponte per realizzare le batterie per le sue auto elettriche. Mentre gli Stati Uniti provano a tutelare gli interessi marocchini in termini di approvvigionamento di litio.
Lo scenario è complicato dagli attriti al confine con l’Algeria, storicamente associato al blocco sovietico.
Comparto automotive elettrico
Il Marocco con la produzione di batterie elettriche (decarbonification) beneficia di sussidi dall’Inflation Reduction Act di Biden in qualità di partner di libero scambio con gli Stati Uniti. Si aprono scenari promettenti giacché possiede il 70% delle riserve mondiali di fosfato, impiegato per le batterie di fascia medio-bassa e può spodestare l’Indonesia in questo comparto per la sua vicinanza al mercato europeo.
La cinese CNGR Advanced Material ha annunciato investimenti per 2 miliardi di dollari in Marocco per costruire un impianto di catodi atti a rifornire il mercato di batterie elettriche americano ed europeo, aggirando le restrizioni legislative poste da essi recentemente poste in essere. Per il direttore di CNGR Europa il Marocco è uno «snodo dolce» in quanto servono meno permessi per costruire e da lì si possono reindirizzare verso Paesi terzi i prodotti in caso di chiusura mercati europeo e americano. (Financial Times 26 settembre 2023). La cinese CNGR investe in sinergia con la dinastia regnante e mira a produrre 1 milione di veicoli elettrici all’anno spalmati tra Tesla, CATL (cinese) e LG Chem. Le attività in collegamento con i cinesi sono border line come si evince dalla lettura del report di Chatham House dedicato a Marocco e Tunisia (lo si legge qui al punto che interessa per Marocco-Cina
https://www.chathamhouse.org/2020/02/expanding-sino-maghreb-relations/3-morocco-and-china-pragmatic-relationship)
Infine a settembre LG Chem (sudcoreana) e Huayou Cobalt (cinese) hanno annunciato la costruzione in Marocco di un impianto di catodi e per il raffinamento del litio: il contesto competitivo è analogo al quadrante sudamericano dove si compete per l’esclusiva del litio argentino.
Settore bancario e Francia
Il settore bancario, farmaceutico, dei fertilizzanti e dei prodotti agricoli sono ben consolidati e hanno un notevole potenziale di crescita nell’Africa subsahariana.
Il settore bancario marocchino ha attraversato una serie di riforme negli anni ‘90 ed è sempre più professionale e trasparente. Tre banche sono tra le prime dieci in Africa, con oltre 90 miliardi di dollari di attività. Esse sono presenti in 22 Paesi africani. (Fonte: J. Pham 2014).
L’espansione in Africa è stata guidata spesso da acquisizioni, anche da parte di istituzioni finanziarie europee che hanno venduto partecipazioni in banche africane durante la crisi finanziaria del 2008-2009. Il potenziale di crescita è notevole perché quattro africani su cinque non hanno un conto in banca. L’industria bancaria avanzata del Marocco pone il Paese in una posizione forte per emergere come hub bancario e di servizi per l’Africa settentrionale e occidentale.
Da ultimo si segnala il riavvicinamento con la Francia dovuto al viaggio del ministro degli esteri e di Le Maire in aprile. La stampa marocchina ha parlato di progetti privati francesi nelle province a sud da parte di Proparco and Bpifrance. L’informazione è stata confermata dal ministro per il commercio con l’estero Franck Riester che “ha annunciato che Proparco, sussidiaria dell’Agenzia per lo sviluppo francese, potrebbe contribuire al finanziamento della linea ad alto voltaggio tra Dakhla, il maggiore centro del Sahara Occidentale, e Casablanca, oltre alla costruzione di pipeline Marocco-Europa” (Fonte: report MCC).
Conclusioni
È paradigmatico che il Marocco pur avendo normalizzato le relazioni con Israele sia stato, dopo la scia sanguinosa aperta in ottobre, il Paese arabo a sostenere nel modo più largo le manifestazioni di piazza in sostegno di Gaza.
Ennesima riprova del “pattinare sull’acciottolato” della diplomazia fine a se stessa. O meglio, riaprirsi di scenari inediti e accensione di focolai latenti. Dopo l’Ucraina, Israele (notare le somiglianze di bandiere tra Palestina e Sahrawi, l’entità in lotta col Marocco nel Sahara occidentale), il confine tra Guyana e Venezuela, e certo il Nagorno-Karabakh troviamo sempre altri confini in riassestamento: non dimentichiamo che quello più lungo al mondo, tra Marocco e Algeria, che si presta a interessanti considerazioni. Per le quali mi sia consentito di rimandare qui: https://www.corrispondenzaromana.it/algeria-marocco-sessantanni-di-guerra-fredda-nelle-sabbie/