21 Novembre 2024
Sun

Sacha Naspini, Nives, edizioni e/o 2020, pag. 144.

Sacha Naspini, grossetano classe ’76, con Nives, fino dall’incipit si riconosce autentico autore toscano: “Anteo Raulli uscì per rovesciare la sbobba nella mangiatoia del maiale, ma al posto degli avanzi a finire nella greppia fu lui in persona, di faccia, per via di un coccolone”. Con un linguaggio scabro, senza nulla concedere a sentimentalismi o retorica – quella che la gente toscana delle campagne non ha mai amato – con poche battute Naspini crea l’ambiente: un casolare di campagna isolato su un poggio, Poggio Corbello, in mezzo a una grande tenuta, con maiali, galline, conigli. Lì Nives si trova all’improvviso a vivere sola a sessantasette anni, sorda alle richieste della figlia Laura, che la vorrebbe con sé in Francia, dove vive con il marito e i figli.

Non lascerà mai la sua casa, anche se di notte è sopraffatta dalla solitudine e distrutta dall’insonnia. Ma se sua madre era riuscita a dormire, sola, con la compagnia di un grillo, perché lei non può avere lo stesso risultato con una gallina, chiusa in una gabbietta posata sul comodino? Da una gallina che diventa compagna, che si aggira per casa e guarda con lei la TV appollaiata sul bracciolo della poltrona, si sviluppa la storia: Nives ha bisogno di un veterinario, di notte, perché Giacomina – questo il nome della gallina zoppa – si è bloccata davanti alla televisione, come imbalsamata su quel bracciolo.

Nives non ha versato una lacrima davanti al corpo del marito, ma ha tirato una fucilata al maiale che gli ha cominciato a mangiare un orecchio, nella greppia. Ora non esita a telefonare al veterinario, un amico di vecchia data, anche se è notte. Il romanzo ha la durata temporale di una lunga telefonata, ma la storia torna indietro di vari decenni, fino al tempo della giovinezza di entrambi: Loriano, il veterinario, che vorrebbe dormire, rimane incastrato dalle parole di lei, che svela piano piano segreti lontani, e sembra che ci trovi gusto a farlo soffrire, toccando anche la sua vita di coppia. Un gomitolo che si dipana, lentamente, mentre la notte avanza e lo stupore di lui cresce fino a diventare una paura sorda che lo porta a mettersi in guardia, a trovare difese contro quella donna – che lui ha conosciuto bene in passato – che rischia di travolgere intere famiglie con le sue verità.

Quali sono le verità che passano sul filo del telefono mentre la moglie di lui dorme e russa forte?

Più monologo di Nives che dialogo, questa telefonata – liberazione e sfogo dopo decenni di silenzio – ricostruisce un ambiente paesano dove tutti si conoscono, disseppellisce abitudini e vizi di una giovinezza lontana segnata dalla ricerca continua del sesso, dal tradimento, dalla ossessione, dall’alcol e dalla morte. Agli occhi del lettore Nives appare spietata, vendicativa, chiacchierona e man mano che il gomitolo si dipana, calcolatrice, spudorata. Poi se ne scopre il senso pratico e l’intelligenza, la forza di accettare un percorso non voluto e di farlo in piena coscienza. Fino alla resa dei conti, una vera e propria vittoria delle donne – non solo di Nives. Lungi dallo schierarsi, Naspini racconta con estremo realismo una storia in cui la casualità, gli accadimenti inattesi, segnano il destino delle persone lasciandole nella impossibilità di tornare indietro, e tutto ciò comporta dolore. Un dolore lungo ma dignitoso e silente, oppure un dolore che affoga nell’alcol.

 

 

 

Marisa Cecchetti

Marisa Cecchetti vive a Lucca. Insegnante di Lettere, ha collaborato a varie riviste e testate culturali. Tra le sue ultime pubblicazioni i racconti Maschile femminile plurale (Giovane Holden 2012), il romanzo Il fossato (Giovane Holden 2014), la silloge Come di solo andata (Il Foglio 2013). Ha tradotto poesie di Barolong Seboni pubblicate da LietoColle (2010): Nell’aria inquieta del Kalahari.