Destra-voodoo e sinistra-woke contro Churchill
di Frank Furedi*
Vorrei discutere qui un fenomeno diverso dalla cultura woke ma altrettanto inquietante, ossia il tentativo della destra-vudù di screditare Winston Churchill e la nostra comprensione di ciò che ha rappresentato la catastrofe della Seconda Guerra Mondiale.
Per la cronaca, la destra-voodoo è costituita da settori della destra che non riescono a riconciliarsi con la loro emarginazione culturale e che, invece di cercare di capire la loro situazione, sono attratti da idee magiche semplicistiche e quasi mistiche. Interpretano gli eventi del mondo attraverso spiegazioni cospiratorie. Sono i classici reazionari, nel senso che si limitano a reagire e ad adottare sconsideratamente atteggiamenti e posizioni antitetiche a quelle dei loro avversari. Così, la loro risposta alla femminilizzazione della cultura occidentale è quella di esprimere opinioni che sono più che al limite del misogino. La loro reazione all’ossessione della sinistra-woke contro il privilegio e la supremazia bianca consiste nell’abbracciare la loro bianchezza e nell’ostentare una forma distorta e razzializzata di identità bianca. E sono in linea con la sinistra-woke per quanto riguarda l’intolleranza e l’avversione per gli ideali dell’Illuminismo.
Inopinatamente contro Churchill
Ormai molti lettori si sono abituati ai folli deliri della sinistra razzista decolonizzante su Winston Churchill. Lo descrivono come un criminale di guerra e affermano spesso che l’Impero britannico è stato peggiore della Germania nazista.
Alcuni settori della destra-voodoo si spingono oltre i loro cuginetti decolonizzatori e sostengono che il principale cattivo della Seconda Guerra Mondiale non sia stato Hitler, bensì Churchill. Questa rappresentazione di Churchill come inferiore moralmente a Hitler è stata esposta da par suo in una recente trasmissione di Tucker Carlson quando il suo ospite, lo storico auto-proclamatosi della destra-voodoo Darryl Cooper, ha lanciato siffatta accusa calunniosa contro Churchill. A quanto pare, Carlson è in piena sintonia con le opinioni di Cooper. Ha presentato Cooper come “il più importante storico popolare che lavora oggi negli Stati Uniti”.
L’odio di Cooper nei confronti di Churchill va di pari passo con la sua aspirazione a screditare l’opinione che la Germania nazista sia responsabile della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto. Secondo Cooper, Churchill è stato mantenuto saldo al potere da potenti interessi sionisti. L’antisemitismo cospiratorio vecchio stile è parte integrante della visione del mondo antidiluviana che è tipica della destra voodoo. Ecco perché Cooper può liquidare in modo così consequenziale i campi di sterminio alla stregua di un risultato accidentale del fatto che i nazisti non avevano le risorse per prendersi cura dei loro detenuti ebrei.
Assurda riabilitazione del nazismo
Inevitabilmente, lo scambio di Cooper con Carlson ha provocato una forte reazione da parte di alcuni media, che si sono giustamente indignati per questo tentativo di riabilitare le azioni della Germania nazista. Tuttavia, è importante rendersi conto che i sentimenti da lui espressi risuonano entro un più ampio strato di analfabeti intellettuali e di destra-voodoo dalla mentalità cospiratoria. Ad esempio, il tuttologo di destra Candace Owens ha dichiarato che l’odio per i nazisti è una forma di indottrinamento. Ha messo in dubbio la veridicità dell’esperimento medico del dottor Mengele sui detenuti ebrei dei campi di concentramento, sostenendo che sarebbe stato “un enorme spreco di tempo e di attrezzature”.
C’è una curiosa convergenza di atteggiamento tra la sinistra-woke e la destra-voodoo. Entrambi i corni del dilemma cercano di rivedere il significato dell’Olocausto. La destra-voodoo incolpa gli ebrei e i sionisti per l’Olocausto, mentre la sinistra-woke pro-Hamas si industria a spogliare questa catastrofe del suo significato peculiare. Gli adepti occidentali di Hamas arrivano persino a incolpare Israele di aver causato un Olocausto a Gaza. Entro questo scenario, gli ebrei non sono le vittime ma gli artefici dell’Olocausto.
In un certo senso, la politica della destra-voodoo può essere interpretata come l’immagine speculare della sinistra-woke. Alcune persone autodefinitesi di destra hanno reagito alle provocazioni della politica identitaria woke abbracciando una versione estrema della politica di estrema destra. In effetti, hanno abbracciato la caricatura dell’élite woke quale essa appare a una persona di destra media.
È pur vero che le vecchie teorie cospirative stanno tornando in auge. Grazie alla depoliticizzazione della vita pubblica e a un generale stato di disorientamento, una rappresentazione semplicistica del mondo sta sempre più catturando l’immaginazione di alcuni settori della società. Un sintomo della perdita di significato è questa crescente influenza del pensiero cospiratorio. È in questo contesto che vanno collocate le vecchie teorie cospiratorie sioniste sulla Seconda Guerra Mondiale.
Forte annullamento dei valori di destra
Ma per capire la Destra-voodoo è essenziale esplorare le sue origini nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. Le origini della destra-voodoo possono essere collocate all’interno della crisi che affliggeva il conservatorismo durante gli anni Quaranta e Cinquanta del ‘900. L’autorità del conservatorismo fu significativamente minata dall’esperienza del fascismo e dalla catastrofe inflitta al mondo dalla Germania nazista. Questi eventi minarono la legittimità del conservatorismo e i movimenti politici di destra furono costretti ad adottare una posizione difensiva.
La vittima ideologica più significativa della Seconda Guerra Mondiale furono le idee associate alla destra e, in particolare, al fascismo. È noto che il fascismo è stato sconfitto militarmente. Ma fu anche quasi annientato come idea. Inoltre, il nazismo è riuscito a screditare la credibilità politica e morale di tutti i movimenti esplicitamente di destra. Le idee sulla razza, sul colonialismo, sulla superiorità occidentale, sulla nazione e sull’autorità della tradizione furono significativamente compromesse dalla loro associazione diretta o indiretta con il fascismo. Come ha indicato il teorico sociale americano Paul Piccone, “la sconfitta del fascismo e del nazismo nella Seconda Guerra Mondiale ha portato alla criminalizzazione non solo di queste due ideologie, ma della ‘destra’ in generale”.
La guerra ha screditato l’attaccamento dei nazionalisti al passato e alla tradizione e ha inferto un colpo all’ideale del destino nazionale. Questi valori erano strettamente identificati con il regime hitleriano e con i suoi alleati in Italia e Giappone. L’associazione dei valori reazionari con il fascismo e con una guerra catastrofica costrinse le idee esplicitamente di destra ai margini della vita intellettuale.
La Seconda Guerra Mondiale fu molto più ideologica dei precedenti conflitti globali. Le nazioni naziste e fasciste si affidarono esplicitamente al richiamo ideologico della nazione, della razza e della cultura per mobilitare le loro popolazioni. La loro propaganda assunse spesso il carattere di una crociata culturale contro i valori dell’Illuminismo, del liberalismo e del modernismo. A sua volta, l’antifascismo emerse come una potente contro-ideologia che motivò la popolazione civile e gli eserciti delle nazioni alleate. Man mano che le conseguenze barbariche del comportamento delle potenze dell’Asse venivano alla luce, il sentimento antifascista acquistava sempre più forza.
Fascino del movimento comunista
L’influenza e il fascino dell’antifascismo andarono a diretto vantaggio dell’Unione Sovietica e del movimento comunista. Come alleato della democrazia contro le potenze fasciste, l’immagine dell’Unione Sovietica fu riabilitata in Occidente, almeno per la durata della guerra. L’imperativo di sconfiggere il fascismo legò le mani alle forze politiche altrimenti ostili.
La reputazione dell’Unione Sovietica fu notevolmente rafforzata dal suo successo militare contro la Germania nazista. La sua capacità di eguagliare la potenza militare della Germania e i suoi notevoli sacrifici per lo sforzo bellico ne rafforzarono l’immagine. Per un breve periodo, l’Unione Sovietica riuscì a farsi apprezzare in Occidente come modello di società progressista. Dopo la guerra, il mito utopico della Rivoluzione russa tornò ad affermarsi. Lo storico francese Francois Furet si spinge fino ad affermare che la Seconda Guerra Mondiale fu “una vittoria politica dell’idea comunista ancor più che dell’idea democratica”. La sua argomentazione si basa sull’affermazione che “la fine della guerra segnò la vittoria dell’antifascismo più che della democrazia”.
Furet ha ragione a sottolineare l’importanza dell’antifascismo come influenza motivazionale decisiva sul comportamento di milioni di persone che lottavano per quella che percepivano come la loro libertà. E la sua argomentazione secondo cui l’antifascismo avrebbe anche rafforzato il fascino del comunismo è altrettanto persuasiva. La Seconda Guerra Mondiale ha messo in luce l’orribile prezzo della perdita della libertà. L’esperienza ha screditato completamente le filosofie antidemocratiche e autoritarie esplicite. Come conseguenza della guerra, la democrazia è stata moralmente riabilitata. Persino quei politici di destra che mantenevano il sospetto sulla democrazia si sentivano a disagio nel mettere apertamente in discussione lo status di questo credo.
Emarginazione della cultura di destra
Negli anni Quaranta la destra politica si trovò ad affrontare l’isolamento. I regimi fascisti erano identificati con uno stile politico autoritario che, nell’opinione pubblica, condividevano anche con i governi di destra e conservatori. Nel clima del secondo dopoguerra, ottenere il sostegno pubblico per progetti politici esplicitamente di destra era difficile. In Europa, i governi cristiano-democratici o socialdemocratici al potere cercavano di prendere le distanze dalla destra e si presentavano come partiti di centro. In effetti, i partiti cristiano-democratici di nuova fondazione hanno cercato esplicitamente di fornire un’alternativa centrista, sperando al contempo di conservare la fedeltà della vecchia destra.
Una delle manifestazioni più importanti del discredito della destra è stata la sua marginalizzazione nella vita intellettuale e culturale. In un testo spesso citato, il critico letterario americano Lionel Trilling dichiarò (nella prefazione del 1949 alla sua raccolta di saggi) che le idee di destra non avevano più significato culturale: “Negli Stati Uniti in questo momento il liberalismo non è solo la tradizione intellettuale dominante, ma addirittura l’unica. È un dato di fatto che oggi non ci sono idee conservatrici o reazionarie in circolazione. Questo non significa, si capisce, che non ci siano impulsi al conservatorismo o alla reazione. Tali impulsi sono certamente molto forti, forse anche più forti di quanto la maggior parte di noi possa sapere. Però l’impulso conservatore e quello reazionario non si esprimono, con qualche eccezione isolata ed ecclesiastica, in idee, ma solo in azioni o in procedure mentali irritanti che tentano di assumere le fattezze delle idee correnti.”
Sebbene l’affermazione di Trilling contenga per certi versi più di un elemento di esagerazione, vi sono pochi dubbi sul fatto che l’esperienza degli anni tra le due guerre e della Seconda Guerra Mondiale abbia emarginato l’influenza delle tradizioni intellettuali di destra e conservatrici nella cultura occidentale.
La convinzione, ampiamente condivisa, che la destra politica avesse una responsabilità singolare nello scoppio della Seconda Guerra Mondiale ha portato alla sua virtuale scomparsa come forza nella vita intellettuale e culturale. Come ha ricordato il sociologo americano Daniel Bell: “Poiché la Seconda Guerra Mondiale ha avuto il carattere di una guerra giusta contro il fascismo, le ideologie di destra e le figure intellettuali e culturali associate a queste cause sono state inevitabilmente screditate. Dopo la preponderante influenza reazionaria nella cultura europea prebellica, nessuna figura di destra ha mantenuto in alcun modo una credibilità o un’influenza politica.”
La destra non ha mai recuperato la sua autorità intellettuale. Oggi, all’inizio del XXI secolo, è difficile rendersi conto che i pensatori e gli intellettuali di destra esercitavano ancora una potente influenza sulla vita culturale non molto tempo fa, nella prima metà del secolo scorso.
La drammatica emarginazione della destra è stata inestricabilmente legata al tramonto del fascismo. Non ci sono precedenti in epoca moderna per l’annientamento di un movimento politico e di un’ideologia che in precedenza aveva ispirato milioni di persone. Furet ha sostenuto che “dai tempi delle Crociate, la storia offre pochi esempi di un’idea politica difesa con la lotta armata e sottoposta a un’interdizione così radicale come quella fascista”. La potente reazione contro il fascismo ha anche favorito un clima di opinione intensamente sospettoso nei confronti dell’intera destra politica. Questa stigmatizzazione delle opinioni politiche di destra prevale ancora oggi. Molti conservatori sono riluttanti a descriversi come “di destra” a causa delle connotazioni negative che sono trasmesse da questa definizione.
Errori della destra nella lettura degli stati-nazione
Ancora oggi, i riferimenti allo Stato-nazione e al nazionalismo sono inevitabilmente influenzati dalla reazione all’esperienza negativa della Seconda Guerra Mondiale. I commentatori post-nazionalisti interpretano questa catastrofe globale come un’esperienza che nega definitivamente e irrevocabilmente la legittimità del senso di nazione e delle identità forgiate intorno alle culture nazionali. Tali opinioni hanno acquisito un’ampia influenza in Europa occidentale, soprattutto in Germania, dove il peso del senso di colpa deposto come fardello sulla psiche del pubblico ha scoraggiato la coltivazione dell’identità nazionale. Nonostante la tradizionale associazione del conservatorismo con la cultura nazionale, molti esponenti di spicco della Democrazia Cristiana erano diffidenti nei confronti del nazionalismo.
Invece di sviluppare un’argomentazione positiva a sostegno del senso di nazione, i cristiano-democratici tedeschi e i loro colleghi dell’Europa occidentale scelsero di allinearsi alla narrativa anti-nazionalista che era in ascesa in tutto il mondo occidentale. La perdita di fiducia nella propria tradizione si è espressa in uno stato d’animo di frustrazione e impotenza.
Comprensibilmente, molti membri dei movimenti di destra hanno reagito alla battuta d’arresto subita dalla loro tradizione politica con rabbia e collera. Invece di dedicarsi alla sfida di riabilitare il conservatorismo e di sviluppare una tradizione intellettuale che potesse sostenere gli ideali di sovranità nazionale, coscienza nazionale e celebrazione della tradizione nazionale, hanno cercato di trovare il modo di minimizzare il ruolo distruttivo del fascismo e della Germania nazista negli anni Quaranta e Cinquanta.
Follie da destra contro Churchill
Negli Stati Uniti, Pat Buchanan ha avanzato una narrazione cercando di incolpare la Gran Bretagna per le due guerre mondiali. Il suo libro, “Churchill, Hitler, and the Unnecessary War: How Britain Lost Its Empire and the West Lost the World” (2008), sostiene che Churchill fu responsabile di aver influenzato la Gran Bretagna a impegnarsi in una guerra non necessaria contro la Germania nel 1914 e nel 1939. L’obiettivo di Buchanan era quello di minare il ruolo dominante esercitato da quello che egli chiamava il “culto di Churchill”.
L’attacco di Buchanan a Churchill appare oggi relativamente contenuto in confronto alla campagna di diffamazione del primo ministro britannico in tempo di guerra da parte della destra-voodoo contemporanea. Tuttavia, in entrambi i casi, l’obiettivo di minare la reputazione di Churchill è motivato dall’impulso di santificare il ruolo del fascismo e dell’estrema destra per gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.
Il bersaglio di Churchill è forgiato dalla convinzione che se la sua autorità può essere offuscata, allora lo è anche la rappresentazione della Seconda Guerra Mondiale come una guerra in cui il bene ha sconfitto il male. La destra-voodoo crede che, mettendo in discussione gli obiettivi bellici degli alleati, possa riabilitare la reputazione della destra e dell’estrema destra. Come i loro cuginetti della sinistra-woke (che si occupano di rendere la storia il dominio pubblico esclusivo del genere fluido) essi paiono credere questa sciocchezza: che riscrivere il passato sia preferibile a confrontarsi onestamente con la sfida che la destra dovrebbe affrontare nel XXI secolo.
*Direttore MCC (Mathias Corvinum Collegium) – Brussels