La Turchia si prende Piaggio Aero
Non è ipotizzabile che venga adoperato adesso il “golden power” per la difesa di Piaggio Aero in quanto bene strategico per l’interesse nazionale, visto che la vendita ai turchi da parte dei commissari straordinari per Piaggio Aero è stato autorizzato il 29 dicembre dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Però si possono analizzare le premesse della vicenda e il contesto entro cui si sviluppa.
Fino alla cesura segnata dal Covid, nonostante fosse la prima beneficiaria del Turkstream (gasdotto concorrente al “turco” Eaststream), la Russia sembrava l’unica potenza in grado di bloccare la Turchia. Era anche evidente fin da allora l’interesse russo a fomentare un allontanamento della Turchia sia dall’Europa che dalla NATO. Eppure la Russia non aveva, prima della guerra in Ucraina e forse non avrà, con Trump presidente, un preciso e sistematico interesse a facilitare la ricostruzione dell’Impero ottomano da parte di Erdogan. È anche improbabile che da parte russa si faciliti un conflitto tra Egitto-Israele e Turchia. E una volta avviata l’amministrazione Trump è verosimile che Putin non sia interessato a impoverire ulteriormente l’Europa. Allora, cosa significa adesso la cessione di Piaggio Aero alla Turchia?
I dettagli finanziari dell’acquisto di Piaggio Aero da parte della turca Baykar non sono in chiaro, ma qualcosa si può osservare: Piaggio Aero era stata acquisita nel 2014 da Mubadala Development Company, società con sede ad Abu Dhabi, che avrebbe dovuto costruire una versione senza pilota del P.180 per gli Emirati Arabi, i quali avevano dichiarato che avrebbero proceduto con l’operazione a condizione che l’Italia la acquistasse per prima, condizione inizialmente accettata dall’Italia. Poi il ritardo da parte italiana ha fatto cancellare l’ordine alla società emiratina e Piaggio Aero è rimasta sotto amministrazione controllata dal 2018 fino a oggi.
Il CEO della compagnia turca, Haluk Bayraktar, ha commentato così su X il recente acquisto: “Lavoreremo per preservare l’identità storica di Piaggio, rilanciare la sua capacità produttiva e sostenere la crescita dei posti di lavoro in Italia, unendo l’innovazione al rispetto delle proprie radici”.
Ma chi è Haluk Bayraktar? Il marito di Sümeyye Erdoğan, figlia di Erdoğan, che diplomaticamente occupa una posizione di rilievo nel settore della difesa possedendo il 52,5% del comparto manufatturiero degli UAV (velivoli armati pilotati da remoto o automatici) nel suo Paese.
Secondo Sergio Restelli, in un pezzo su The Times of Israel: “Se da un lato il lavoro svolto da Bayraktar per far progredire le capacità di difesa della Turchia gli è valso il plauso, dall’altro le sue affiliazioni ideologiche e i suoi presunti legami con i Fratelli Musulmani, nonché il suo ruolo di spicco nel governo ombra di Erdogan, sono stati oggetto di dibattito. È anche considerato un potenziale successore di Erdogan.”
Per l’agenzia stampa turca Anadolu Agency: “A livello nazionale, la Baykar è il più grande esportatore di difesa, con quasi un terzo della cifra record di 5,5 miliardi di dollari nel 2023. Secondo lo Stockholm International Peace Studies Institute (SIPRI), nel 2023 Baykar ha aumentato le sue entrate del 25%, raggiungendo quasi 2 miliardi di dollari, di cui circa il 90% frutto di esportazioni”.
Venendo ai prodotti di punta di cui Bayrakatar potrebbe arrivare a disporre, troviamo il sistema P.1HH e il P.180 Avanti, rispettivamente – seguendo Restelli – il primo un “drone di media altitudine e lunga durata, risultato dell’approccio innovativo di Piaggio all’aerodinamica e alla propulsione”, il secondo notevole “per il suo design aerodinamico e per i suoi due motori turboelica, adattato a partire dalle sue origini civili per una serie di scopi militari” incluso il controllo marittimo.
Per completare il quadro osserviamo che la Turchia ha fornito droni alle Maldive, in seguito all’elezione (novembre 2023) a Presidente di Mohamed Muizzu, con progetti anti-indiani a base religiosa islamica. Irrelato rispetto a questi fatti, ma da tener presente se si vuole uscire dalla pura retorica per il “Mediterraneo allargato”, ricordiamo che sul confine meridionale della Tailandia la Malesia cerca di erodere terreno con le sue milizie islamiche. E, relativamente vicino alle nostre coste, la Turchia ha mediato per il raggiungimento di un memorandum d’intesa tra Etiopia e Somalia, ampliando il suo raggio d’azione nel Mar Rosso con pattugliamento della costa e delle acque somale.