Nessuno assaltò la Bussola
Ieri Mario Lancisi sorseggiava con Massimo D’Alema sul Corriere Fiorentino ricordi e forse qualche goccio del buon vino che ora Massimo produce. Ricordi, inchini, rimandi, richiami.
La federazione del PCI di via Fratti a Pisa, ora in vendita, disegnata dall’architetto Roberto Mariani e calcolata dall’Ingegner Francesco Tomassi, è costitutivamente invendibile: vetro, legno, cemento armato, creano gli spazi che irrompono in un filare di facciate terra tetto come fisionomie dell’abitare piccolo borghese. Un invito ad entrare, un modo di stare insieme, in vista, unitari, aperti, pronti e disposti alla discussione e al dovere della guida. Per me un capolavoro. Ma era crollato il committente e non è adattabile quel che ne resta. Va bene è il tempo che passa inclemente. Ci si può gongolare e non ci si può fare nulla.
Ma una questione di quel conversare mi si pone: chi assaltò la Bussola il 31 dicembre del 1968? Io c’ero e c’erano anche Afo Sartori che si senti male e Clemente Manenti che cieco com’era sbatte su un filo di panni stesi senza panni stesi e ne uscì gonfio come un pallone. Ma l’assalto? Noi eravamo andati a manifestare contro lo spreco e l’offesa della ricchezza impellicciata e lì ci presero a revolverate. Soriano fu colpito e da allora costretto a vincere medaglie alle olimpiadi. Ma l’assalto? Forse serve a dare un tono e a nascondere che di quell’episodio si parla senza esserci stati, senza aver capito ammesso che ancora resti qualcosa da capire.