Il baco interno di una UE insicura
Di Frank Furedi – Direttore di ricerca, think tank MCC Brussels
L’ultima volta che il keynesianismo militare tornava di moda eravamo sulla strada di una guerra mondiale. Questa volta il riarmo europeo è orientato principalmente alla ristrutturazione di un´economia in difficoltà. Per salvare la situazione, i suoi sostenitori hanno deciso che la difesa è un obiettivo migliore per la rigenerazione economica piuttosto che investire in un’inutile tecnologia a zero emissioni.
Come dimostra un post pubblicato lo scorso 6 marzo su X della Commissione europea, sembra che a Bruxelles siano diventati dei keynesiani militari sfegatati: “È arrivato un momento cruciale per l’Europa. Siamo pronti a mobilitare fino a 800 miliardi di euro per aiutare i Paesi dell’UE ad aumentare la spesa per la difesa. Presenteremo le nostre proposte a tutti i leader dell’UE durante la riunione del Consiglio europeo di oggi. L’Europa è decisa ad assumersi le proprie responsabilità”.
La guerra in Ucraina, il disfacimento della NATO e dell’alleanza militare occidentale hanno fornito la motivazione perfetta per promuovere il riarmo europeo. Improvvisamente sembra che quasi tutti i capi di Stato europei si siano convertiti alla virtù implicita nell´aumento della spesa per la difesa. Persino i tedeschi, solitamente fanatici nel controllare la spesa pubblica, sono diventati sostenitori del “spendi, spandi e vediamo cosa succede”.
La recente riunione straordinaria del Consiglio europeo a Bruxelles non ha avuto dubbi sul fatto che l’industria degli armamenti sarebbe stata il nuovo settore di crescita. I leader dell’Unione Europea hanno concordato un accordo che metterebbe a disposizione un monte di miliardi di euro per incrementare la spesa per la difesa. I sostenitori di questo piano parlano della necessità di mobilitare fino a 800 miliardi di euro per “rearm” le forze armate (1). Una volta attuato, questo piano fornirebbe agli Stati membri dell’UE prestiti per un totale di 150 miliardi di euro.
La Germania è in prima linea nella campagna di ristrutturazione dell’economia europea intorno all’imperativo della difesa. Il suo impegno in questo progetto è fortemente motivato dall’obiettivo di allontanare la minaccia di una recessione economica e salvare il suo settore automobilistico in difficoltà. Come ha dichiarato Holger Schmieding, capo economista della Berenberg Bank, “sta diventando ovvio a tutti che la spesa per la difesa è il modo per compensare la perdita di posti di lavoro nell’industria automobilistica”. Un piano di riarmo tedesco trapelato recentemente arriva a proporre di spendere 400 miliardi di euro per la difesa nazionale e impegnare altri 500 miliardi per la ricostruzione delle infrastrutture tedesche (2).
Naturalmente, è ancora presto per dibattere in materia e piu´ miti consigli potrebbe prevalere sulla svolta sciovinista dell’Europa verso un’economia di guerra. La giustificazione per la scelta del keynesianismo militare è la presunta minaccia posta dalla Russia alla sicurezza europea e la necessità di difendere l’integrità dell’Ucraina. Eppure è evidente a tutti che anche se i miliardi stanziati per la difesa dell’Europa venissero investiti con oculatezza, avrebbero poca influenza quanto agli sviluppi sui campi di battaglia dell’Ucraina. Per convertire l’industria automobilistica tedesca in difficoltà tramite la produzione di hardware militare ci vorranno anni, e analogamente per trasformare le attuali risorse di sicurezza dell’Europa occidentale in una forza militare credibile.
Ricordiamo che le infrastrutture ferroviarie tedesche sono attualmente in uno stato troppo precario per trasferire carri armati e altro materiale militare in tutto il Paese. Anni di ossessione per l’ideologia Net Zero Green hanno avuto il loro peso sull’economia tedesca, un tempo formidabile (3).
È un segreto di Pulcinella che l’Europa abbia seriamente trascurato le sue infrastrutture di difesa (4). È anche vero che le iniziative condotte dall’UE e da altre istituzioni europee vengono attuate a un ritmo penosamente lento. L’incapacità dell’UE di offrire una risposta efficace a livello europeo alla crisi della pandemia di Covid ha messo in luce lo stato pietoso della capacità di queste istituzioni quando si tratta di affrontare un’emergenza. L’UE è brava a regolamentare, ma non a far funzionare le cose. Le istituzioni di regolamentazione dell’UE sono più interessate a regolamentare che ad attuare un piano complesso progettato per il riarmo del continente.
Il problema di trasformare la difesa europea in una forza credibile non è solo una questione di hardware militare. Gli eserciti europei – Gran Bretagna e Francia comprese – sono poco preparati per una guerra. Le nazioni dell’UE si sono allontanate da quel tipo di valori patriottici necessari per sostenere un vero impegno militare con la Russia. La “coalizione dei volenterosi” di Keir Starmer solleva la questione della “volontà di fare cosa?”. In un momento in cui né la Francia né la Gran Bretagna sono in grado di rendere sicure le loro frontiere per prevenire l’immigrazione clandestina di massa, la loro volenterosita´ sarà finalmente messa alla prova.
Macron e i suoi colleghi possono anche essere bravi a recitare il ruolo di aspiranti Napoleone Bonaparte. Ma questi fanfaroni non sono in grado di influenzare seriamente l’esito della guerra in Ucraina. Allo stato attuale, solo gli Stati Uniti hanno le risorse e la capacità tecnico-militare per intervenire in modo significativo sull’esito di questa guerra.
Il problema di trasformare la difesa europea in una forza credibile non è solo una questione di materiali bellici. Gli eserciti europei – Gran Bretagna e Francia comprese – sono mal preparati alla guerra. I Paesi dell’UE si sono allontanati dal tipo di valori patriottici necessari per sostenere un vero impegno militare con la Russia. La “coalizione dei volenterosi” di Keir Starmer solleva la questione della “volontà di fare cosa?”. In un momento in cui né la Francia né la Gran Bretagna sono in grado di rendere sicure le loro frontiere per prevenire l’immigrazione clandestina di massa, la loro disponibilità sarà effettivamente messa alla prova.
Sebbene tutti i discorsi improntati a durezza che arrivano dalla “bolla di Bruxelles” abbiano una dimensione prevalentemente performativa, è importante prendere in seria considerazione i pericoli insiti nello scatenare una dinamica esplosiva che avrebbe il potenziale di degenerare rapidamente e andare fuori controllo. Mentre ci dirigiamo verso un mondo di Maggiore protezionismo e conflitto economico, c’è il pericolo che il riarmo europeo possa inavvertitamente spingere verso una corsa agli armamenti. La storia dimostra che un simile sviluppo ha, inevitabilmente, conseguenze imprevedibili.
Ciò che è davvero preoccupante della decisione presa dal Consiglio europeo non è semplicemente la sua strategia “spendi, spendi” o la scommessa sui benefici economici dell’industria degli armamenti. Quel che preoccupa è che i principali falchi militari europei non abbiano le idee chiare sulla futura direzione di marcia del continente. Afflitti dalla malattia dell’analfabetismo geopolitico, i leader europei non hanno affrontato la questione principale: come muoversi in un mondo in cui le tre potenze dominanti – America, Cina e Russia – hanno un’influenza sproporzionata sulle questioni geopolitiche?
Senza dubbio le nazioni europee devono assumersi la responsabilità della propria difesa nazionale e ciò comporterà pesanti costi finanziari. L’annuncio del Presidente Trump che l’America intende ridimensionare il proprio ruolo militare in Europa conferisce alla questione della difesa continentale una notevole urgenza. Ma questa sfida non deve essere confusa con la risoluzione della guerra in Ucraina. Né l’Ucraina dovrebbe essere usata come pretesto per giustificare la politica del keynesismo militare.
Le esigenze dell’industria automobilistica tedesca non devono essere confuse con gli interessi del popolo ucraino.
Dobbiamo anche guardarci dal permettere alla leadership federalista dell’UE di usare la questione della difesa per accentrare il proprio potere. La difesa dovrebbe essere vista come una questione di giurisdizione nazionale per la quale gli Stati sovrani debbono assumersi la responsabilità.
Un ultimo punto. Nel 1938, Winston Churchill pubblicò un libro intitolato Arms and Covenant, che fu poi ripubblicato negli Stati Uniti con il titolo While England Slept: A Survey of World Affairs, 1932 – 1938. Churchill infuriava per la riluttanza del governo britannico a prendere sul serio la minaccia rappresentata dalla Germania nazista e per la connessa incapacità di preparare le forze armate per la guerra a venire. L’invasione della Polonia da parte di Hitler aveva quindi giustificato il suo appello al riarmo.
Se Churchill fosse vivo oggi, anziche´ “Mentre l’Inghilterra dormiva” si intitolerebbe “Mentre l’Europa giocava con i soldatini”. Quel che contava nel 1938 era il riarmo militare per affrontare una grave minaccia alla civiltà umana. Oggi l’importante è semmai il riarmo morale. Come ha detto recentemente J.D. Vance alla platea dei leader europei riuniti a Monaco, il vero nemico non è esterno all’UE: è all’interno, sorretto dalla confusione morale che regna negli Stati nazionali dell’UE. Il riarmo fisico proposto dal Consiglio europeo non farà altro che evidenziare la confusione morale che affligge la leadership federalista.
(4) https://ecfr.eu/article/the-four-pillars-of-european-defence/