15 Marzo 2025
Words

Cosa succede oggi in Siria

In Siria gli Stati Uniti hanno, dai tempi della prima amministrazione Trump, due interessi: proteggere i curdi e prevenire nel quadrante attacchi iraniani diretti a Israele.
Non dimentichiamo che gli Stati Uniti, mi si passi il gioco di parole, non dimenticano mai, soprattutto se di mezzo c´era una Guerra (Iraq 2003) e un presidente (Erdogan) che non concedeva la base di Incirlik per sviluppare l´offensiva aerea. E con l´aiuto di Erdogan l´ISIS ai tempi riuscì a mettere in commercio il petrolio estratto in Iraq e Siria: di qui acquisto d´armi, reclutamento all´estero dei celeberrimi foreign fighters che misero in pericolo l´identità liquida di un Occidente stordito di “laicité laicité laicité”, meravigliato che il Terrore fosse nutrito nella Vecchia Europa in via endogena e poi ripompato verso il Medio Oriente. E allora Erdogan sfruttava le circostanze creando un hinterland per il califfato, estendendo le sue mire verso quelle che gli storici della geopolitica culturale definiscono “panturaniche.”

Quello di panturanismo, o panturanesimo, è un concetto ostico attualmente più all´Iran, che alla NATO o all´UE. Per l’Europa poi, con la sua profonda e orgogliosa ignoranza strategica, impegnata a spostare l´asse di difesa verso i Paesi Baltici, si può anche fare a meno di pensare alla Turchia (quando ci si pensava, con Borrell, si provocavano più che altro malesseri e sgambetti diplomatici, come nel 2021 con un infelice documento programmatico di Bruxelles). La NATO da parte sua realizza che al momento attuale, anche se Volkswagen anziché macchine per il popolo (che non le compra più) producesse carrarmati, il maggior numero di tank li produce la Turchia più di ogni altro Paese dell´alleanza atlantica.

Mentre è freschissima (11 marzo) la notizia che le forze curde sono in via di integrazione nella nuova Siria, almeno nelle intenzioni del recente trattato stipulato dal governo ad interim siriano e dal comandante curdo-siriano Mazloum Abdi. A prima vista il mondo arabo medio-orientale si dice allineato nell´esprimere soddisfazione per il reintegro delle forze curde in Siria: almeno stando alla rassegna stampa di Kurdistan 24 (per il Gulf Cooperation Council addirittura si tratta di “miglioramento della stabilita´” mentre Kuwait, Arabia Saudita e Qatar vedono il processo come una ricostruzione della Siria tesa a combattere il terrorismo, un modello di riconciliazione).
Certo bisogna fare la tara alle dichiarazioni diplomatiche, ma il cerimoniale formalistico ha le sue regole e in questo contesto, per esempio, anche l´apprezzamento da parte giordana riesce a fare velo sul fatto che negli ultimi giorni si sono scatenati i peggiori istinti omicidi in Siria a danno di alawiti e cristiani.

Sempre per Kurdistan24 a partire dal 6 marzo ci sono stati 47 epicentri di massacro per un totale di 1225 cittadini assassinati. Le maggiori concentrazioni si sono verificate a Tartus, nota in altri anni come base portuale russa, e Latakia. Era prevedibile succedesse, anche senza peccare di cinismo, da quando mesi fa abbiamo assistito al regime change siriano. In questo frangente si inserisce quindi il riavvicinamento curdo sia in Siria che in Turchia.
I curdi rappresentano il 20% della popolazione complessiva in Turchia e sono circa 15 milioni nell´arco turanico. Ricordiamo anche che, quando Trump fu eletto la prima volta, il destino del popolo curdo fu lasciato a se stesso, per meglio dire nelle mani di Erdogan. Ora con curioso tempismo Erdogan fa concessioni ai curdi nello stesso momento in cui in Siria si instaura una nuova forma di governo, chiaramente eterodiretto last minute in chiusura di amministrazione Biden.

Riassumendo in emblema.
I Sauditi hanno un regime in meno (Assad) a cui vendere armi e rivolgono altrove i loro interessi, beandosi di mettere in pratica il soft power teorizzato da Nye, lo stesso che l’8 marzo ha scritto sul Financial Times  che Trump non ha più soft power, appunto… Ottimo esempio di teorie che nascono e muoiono con il politologo autoreferenziale che le ha prodotte al servizio di terzi (BH Obama). E nonostante i colloqui di Ryad l´Arabia Saudita è più instabile per fissare gli equilibri diplomatici di quello che in altri tempi era l´Unione Sovietica. Con buona pace dei colloqui per l´Ucraina.

Per maggiori approfondimenti:

https://www.aljazeera.com/news/2025/3/12/analysis-call-to-disband-pkk-reshapes-turkiye-syria-power-dynamics

carnegieendowment.org/emissary/2025/03/turkey-pkk-disarm-disband-impact-explainer?lang=en

www.treccani.it/enciclopedia/stato-degli-alawiti_(Enciclopedia-Italiana)/

[Andrea Bianchi, MCC Brussels]