Alessandro Marzo Magno, Casanova, Laterza 2025
Brivido caldo è un film del 1981 diretto da Lawrence Kasdan. Tra l’altro il film è anche la storia di un dongiovanni, ma soprattutto è un avventura sensuale, tesa tra l’erotismo e il delitto, palpitante come una corrente elettrica. Alessandro Marzo Magno, in questo suo Casanova, traccia la parabola esistenziale del celebre seduttore veneziano che percorre il XVIII secolo alla stessa stregua di un fremito a metà tra letteratura e libertinismo. Chi fu veramente Giacomo Casanova? Marzo Magno non disdegna di definirlo, volta per volta, uno scroccone, uno sbruffone, un megalomane, «qualcuno che sa profittare della credulità delle persone», uno di quegli avventurieri che «Vivevano di espedienti: in una società dove quasi tutti giocavano, erano grandi giocatori, ovviamente poco onesti; nelle corti dove tanti millantavano, erano millantatori seriali, sempre intenti a cercare di ingannare i sovrani in cambio di una saccoccia di monete d’oro». Ma la verità arriva subito dopo. «Giacomo era alla fin fine soprattutto un letterato». Casanova percorre il suo secolo in maniera tanto romanzesca che qualsiasi romanzo ne volesse narrare le gesta sarebbe impossibile. Molti sono stati, nonostante ciò, a tentare di scriverne.
Eppure ciò non ha senso; la sua stessa vita era già un romanzo. Nato dal teatro (il padre comico e la madre attrice), conduce la propria esistenza «da vero uomo di spettacolo» il quale «ha recitato sino all’ultimo la parte che si era ritagliato». Muore a Dux, in Boemia, in un teatro ulteriore: un teatro di guerra tra sé e il maggiordomo Georg Feltkirchner – un finale amaro rappresentato, trasfigurando i fatti e le cose, da Federico Fellini nel film dedicato al veneziano. Donald Sutherland balla con la bambola meccanica; «L’unica “donna” che non l’abbia mai abbandonato». Che vuol dire? Casanova è un seduttore unico nel suo genere perché al posto di prendere e lasciare le sue donna, se ne innamora. Nel ballo finale egli si rende conto, con amarezza, che tutta la sua seduzione era stata, in fondo, cercare un unica donna. La donna che, come un libro, gli avrebbe donato l’immortalità. Il teatro di guerra finale, a Dux, è dunque un balletto che avrebbe visto la sua conferma e consacrazione solo in maniera postuma. L’Historie de ma vie, pubblicata integralmente solo nel 1962 dopo molte vicissitudini, avrebbe attestato il valore esatto del grande letterato che Giacomo Casanova era convinto di di essere. Ma il XVIII secolo è anche pieno di incontri; Casanova vede Benjamin Franklin, Giuseppe Balsamo (meglio noto come: Cagliostro), il mitico conte di Saint-Germain, il poeta Pietro Metastasio, il librettista di Mozart Lorenzo Da Ponte e i due filosofi Voltaire e Rousseau. Basterebbe solo questo a farne un testimone del suo tempo con la maiuscola. Ma Giacomo ha anche tempo per intravedere la prima mongolfiera che si alza in volo, e poi «conversa con un’imperatrice, con svariati regnanti, con i maggiori filosofi e poeti della sua epoca». Nel secolo in cui si mischiano gioco (e gioco d’azzardo), seduzione, libertinismo, letteratura, teatro, magia, delazione, massoneria, avventura e splendore, Giacomo è nato sotto il segno del gambero. La madre, alla vigilia del parto, ebbe voglia di gamberi. Muore, anche, sotto il segno del gambero: un mese prima della morte una sua amica gli comunica che non è ancora riuscita a trovare i gamberi che lui ama tanto. Pantalone, la maschera di Venezia, è un vecchio laido e lussurioso; Giacomo è un signore che si dà arie aristocratiche e che, su una poltrona tappezzata di rosa, il 4 giugno 1798 «Ricevette i sacramenti con atteggiamento solenne e pronunciando alcune frasi. Disse: “Grande Iddio, e voi testimoni della mia morte, ho vissuto da filosofo e muoio da cristiano». Giacomo gira mezza Europa; «stende», una dopo l’altra, Nanette, Marton, Henriette, Bettina, Francesca Buschini, Teresa Imer, Marie Anne Genévieve e Maria Marini Morosini (la monaca MM); in totale, nella Histoire, si contano 116 donne. In sostanza, «Lo scrittore viennese Stefan Zweig lo delinea così: “(…) Egli passa su tutte come un vento tropicale che le fa fiorire a più calda sensualità. Le infiamma, non le brucia; conquista senza distruggere”». Proprio come un «brivido caldo», Giacomo Casanova attraversa il suo secolo, la storia della letteratura e la storia dell’erotismo da baro, spia, ateo, imbroglione, seduttore; da «ragazzo irresistibile», insomma. Nel suo costante tentativo di apparire quello che non è, Giacomo trova la sua legittimazione nell’essere quello che è. Figlio di un secolo fatto fuori dalla Rivoluzione francese, egli rappresenta il culmine di uno stile di vita e di un approccio alle cose divenuto mito più che storia. Alla fine, Giacomo – ed è il finale più giusto e onesto che si possa scrivere su di lui: «Per tutta la sua vita non ha fatto altro che sedurre e incantare».