24 Novembre 2024
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Elezioni USA: caucus in Iowa

Sul Corriere della Sera, a pagina 2, l’articolo di Giuseppe Sarcina da Des Moines, Iowa: “America, l’Iowa riapre i giochi”, “Il miliardario Trump battuto dal conservatore integralista Cruz. Clinton strappa una vittoria striminzita sul senatore Sanders”. “Trump scivola in Iowa, al primo impatto con i voti reali -scrive Sarcina- Si ferma al 24%. Lo ha battuto il conservatore-integralista Ted Cruz, con il 28%. Ma la vera insidia, probabilmente, viene dal candidato che si è piazzato alle sue spalle, a pochissima distanza, il rampante Marc Rubio. Con il 23%, il più ortodosso del gruppetto di testa o, semplicemente, il meno estremista”. Il percorso, tuttavia, è lunghissimo: Cruz ha conquistato 8 delegati, Trump e Rubio 7 ciascuno. Sono rimasti in piedi anche il chirurgo Ben Carson con il 9% e 3 delegati, e, piccola sorpresa, il liberal Rand Paul con il 5% e un rappresentante alla Convention. Ma ne serviranno 1.237 a luglio per la nomination alla Casa Bianca. Per quel che riguarda il campo democratico, “Hillary Clinton è riuscita a contenere la tumultuosa e rumorosa avanzata di Bernie Sanders. L’ex segretario di Stato strappa una vittoria di misura, ma in termini politici il risultato sorride al settantaquattrenne senatore del Vermont che ha impegnato quella che definisce ‘la più potente macchina organizzativa degli Stati Uniti’, inchiodandola in un estenuante testa a testa. In sei caucus, le assemblee dei votanti, si è dovuto addirittura far ricorso al lancio della monetina per decidere a chi assegnare i delegati”. Ad Hillary Clinton vanno dunque 23 rappresentanti, all’avversario 21. E a questi vanno assegnati i “superdelegati” espressi dall’apparato del Partito democratico: 362 stanno con Clinton, che quindi sale a quota 385. Solo 8 con il senatore che insegue a 29. Il quorum per ottenere la nomination in casa democratica è pari a 2.382.
A pagina 5 del Corriere della Sera l’articolo “Chi vince e chi perde nel primo round Usa”. Di Giuseppe Sarcina. Sul fronte democratico: Clinton: “Un avvertimento per l’ex First lady: sarà lotta dura”. Bernie Sanders: “Il settantaquattrenne che ha entusiasmato soprattutto i giovani”. Per quel che riguarda i repubblicani: Ted Cruz, “Successo iniziale a base di Bibbia e Costituzione”. Il suo primato fra i repubblicani, secondo Sarcina, è “provvisorio”: il senatore texano ha fatto il pieno nel suo ecosistema naturale, raccogliendo il voto delle comunità religiose più conservatrici, mentre quelle progressiste hanno scelto Sanders. Si presenta come un conservatore, tutto Bibbia e Costituzione, però ha anche rispolverato la “rivoluzione reaganiana”. E nell’Iowa ha funzionato. Per quel che riguarda Donald Trump: “Anche nei panni dello sconfitto resta in corsa”, ha esordito in un ambiente a lui poco congeniale, perché l’Iowa è uno Stato pervaso da un’intensa visione morale della vita sociale e quindi anche della politica. Trump è riuscito comunque ad attirare anche una parte dei conservatori repubblicani, molti provenienti dalle chiese evangeliche. Su Marc Rubio: “Piace, lavora bene. Il partito potrebbe puntare su di lui”. E’ la sorpresa del primo round: il senatore della Florida si era presentato nell’Iowa “nel cono d’ombra del duo Trump-Cruz” e i dirigenti del partito potrebbero puntare su di lui facendo convergere appoggi organizzativi e finanziari. Da qui in avanti probabilmente diventerà il bersaglio polemico numero uno di Trump e di Cruz: “entrambi cercheranno di bollarlo come il candidato dell’establishment, una parola che ormai equivale a un insulto”. Infine, Jeb Bush: “Tanti spot inutili: ultima chiamata per ‘lo zio saggio’”. È il grande sconfitto: con la sua aria da zio saggio, ma completamente spaesato, lascia nello Stato dell’Iowa buona parte della due già esigue possibilità.
A pagina 3 del Corriere, sul “personaggio” Rubio : “Dalle retrovie avanza la sorpresa Rubio: ‘Sono l’unico che può arrivare fino in fondo’”, “Il terzo posto lancia il giovane senatore repubblicano della Florida. ‘Il mio turno è adesso’”. Ne scrive Massimo Gaggi.

Su La Stampa: “L’Iowa lascia Trump a bocca asciutta. Cruz: una nuova era”, “Il senatore texano vince i caucus e batte il magnate. Terzo a sorpresa Rubio, favorito dell’establishment”. Di Francesco Semprini, che ne scrive da Des Moines.
Su La Stampa: “Clinton-Sanders, un pareggio trasformato in successo”, “L’ex segretario di Stato avanti per 0,2 evita la beffa come nel 2008. Ma il rivale conquista i giovani e riesce a portare nuovi elettori al voto”, scrive Paolo Matrolilli.
E lo stesso Mastrolilli intervista il sindaco di New York Bill de Blasio: “De Blasio lancia Hillary: ‘Vincerà lei, nessuno credibile tra i repubblicani’”, “Questa campagna è tutta basata sulla lotta alla disuguaglianza e l’agenda dell’ex first lady è la più progressista di sempre’”, “Il successo di Trump è legato al fatto che sta affrontando il tema della disuguaglianza economica, ma non è un candidato credibile”, “Sanders? È diventato la voce dei più poveri. Era un messaggio di cui il nostro partito aveva bisogno da molto tempo”. La rivalità tra Hillary e Bernie non rischia di spaccarvi? “No, è un dibattito salutare. Renderà il Partito democratico più progressista, e capace di vincere a novembre”, risponde De Blasio.

Su La Repubblica: “Hillary prima, ma è in affanno e Sanders parla da vincitore”, scrive Federico Rampini, secondo cui “per l’ex segretario di Stato sarà una gara ad ostacoli”, perché “la base diffida dei suoi legami con l’establishment e con Wall Street”. Mentre del senatore del Vermont Bernie Sanders “piace ai giovani la coerenza”.
Sempre su La Repubblica a pagina 15 l’analisi di Vittorio Zucconi: “Cruz batte Trump in nome di Dio ma l’establishment tifa per Rubio”. Zucconi parla del “triangolo” dei tre repubblicani: Il Bello, il Bullo e il Pio, ovvero Rubio, Trump e Cruz. Al vertice del triangolo c’è “il campione della Destra cristiana Ted Cruz, il figlio di un pastore protestante che due anni fa presentò ai leader delle potenti comunità religiose in una chiesa dell’Iowa il figlio, imponendogli le mani e battezzandolo come il politico in missione per conto di Dio. Unanimemente detestato dai colleghi senatori, oratoria meccanica e stridente da avvocato quale era, Cruz ha saputo opporre la croce alle falangi secolariste del newyorkese Donald Trump, frettolosamente e poco credibilmente convertito negli ultimi giorni”.
Su La Repubblica Alexander Stille, a proposito di Rubio: “Il terzo posto sa di vittoria”. Dove si sottolinea che la forma del caucus “limita la partecipazione al dieci per cento del potenziale elettorato”, che è “la parte più motivata”. Inoltre, lo Stato dell’Iowa “è anomalo: è uno Stato quasi esclusivamente bianco in un Paese sempre più misto. Il suo elettorato repubblicano è più conservatore e il suo elettorato democratico più a sinistra del resto del Paese”.

Su Il Fatto: “Hillary vince l’Iowa al lancio della monetina”, “Batte Sanders a testa o croce. Sorpresa fra i repubblicani: Donald il miliardario ko”, di Giampiero Gramaglia. E a pagina 11, su Ted Cruz: “L’ultraconservatore che ha ‘visto la luce’ ora è l’anti-Trump”, “Il discorso d’esordio lo tenne in una università evangelica, le sue parole chiave: speranze, libertà e fede in Dio”. Di Giampiero Gramaglia.