18 Novembre 2024
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Tregua in Siria, droni in Libia

La Stampa: “C’è l’intesa Putin-Obama sul cessate il fuoco in Siria. Assad convoca le elezioni”, “Lo stop da sabato. La Turchia: nessuna operazione di terra da soli”. L’articolo è firmato da Francesco Semprini, che spiega come Usa e Russia abbiano deciso di istituire una “linea diretta di comunicazione e, se necessario, di un gruppo di lavoro congiunto per scambiare informazioni importanti” dopo l’entrata in vigore della tregua in Siria. Casa Bianca e Cremlino copresiederanno la task force che monitorerà il rispetto della tregua. Le parti in lotta in Siria dovranno “confermare” alla Russia o agli Usa “il loro impegno al cessate ill fuoco entro mezzogiorno del 26 febbraio”. Il Cremlino ha assicurato che eserciterà la sua influenza su Damasco e ha detto di augurarsi che gli Usa facciano altrettanto con i loro alleati e le forze dell’opposizione siriana.

Sul Corriere della Sera: “Siria, c’è la data per il cessate il fuoco”, “Accordo Usa-Russia sul 27 febbraio. Telefonata Obama-Putin. Assad indice elezioni ad aprile”. Ne scrive Lorenzo Cremonesi, evidenziando che i punti deboli del nuovo accordo si riassumono nella dinamica stessa dell’intreccio di conflitti a più livelli: in primo luogo il cessate il fuoco non riguarda Isis e nemmeno le milizie quaediste di Al Nusra, radicate tra il fronte delle stesse “forze moderate” sostenute dagli americani e dai Paesi sauditi con l’Arabia saudita in testa. Ciò significa che in Siria si continuerà a sparare anche dopo sabato e dunque chiunque potrà prendere a pretesto qualsiasi blitz “contro i terroristi” come giustificazione per riprendere le proprie operazioni. Un altro motivo di scetticismo sta nella complessità delle forze in campo: i turchi, sebbene anche ieri abbiano ribadito di non voler inviare truppe di terra in Siria, stanno bombardando le milizie curde intorno ad Azaz ed Efrin. Azione che disturba Mosca, che negli ultimi mesi si sta progressivamente sostituendo a Washington nel sostenere i curdi siriani.

Su Il Sole 24 Ore è Alberto Negri a sottolineare come l’intesa sia fragile: “Ma ognuno potrà scegliersi il nemico”: “in pratica la tregua è così selettiva che si può parlare di una guerra che continua con un tragico menu alla carta. Ognuno può scegliersi il proprio nemico: un cessate il fuoco con il fuoco”. E “la Turchia ha già chiarito che continuerà a colpire i curdi siriani, definendoli ‘terroristi’”.

Su La Repubblica: “’tregua in Siria da sabato’, telefonata tra Obama e Putin. Assad: ‘Elezioni il 13 aprile’”, “Dallo stop alle ostilità esclusi gli attacchi contro lo Stato islamico e Al Nusra. Gentiloni da Erdogan. Intercettazioni dei contatti tra esercito turco e Is” (in quest’ultimo caso si riferisce di accuse di un giornale turco ieri, ma non è citato il nome del quotidiano). L’articolo è firmato da Nicola Lombardozzi (da Mosca).

La Libia e i droni che partono da Sigonella

Sul Corriere della Sera, a firma di Guido Olimpio: “Libia. Droni Usa dalla Sicilia. Il Paese snodo dell’Isis per soggiogare l’Africa”. Roma ha appena autorizzato gli Usa ad usare Sigonella come base di partenza per le missioni di bombardamenti dei droni. Fino a pochi mesi fa i velivoli potevano condurre solo missioni di intelligence. Un via libera concordato a gennaio -ha rivelato il Wall Street Journal- dopo un negoziato “segreto”. La Difesa, però -sottolinea Olimpio- ha posto 3 condizioni: i velivoli possono agire solo in appoggio a unità d’élite nel caso siano in pericolo, ogni incursione sarà autorizzata volta per volta, la disposizione si applica a qualsiasi area dove dia presente l’Isis. “Differenze sottili -sottolinea Olimpio- visto che le Special Forces hanno compiti quasi sempre d’attacco”. E se il Pentagono volesse ripetere il blitz di Sabratha partendo dal nostro Paese, la risposta sarebbe no. Posizione assunta – spiega il Wsj- per evitare polemiche. Equilibrismi mentre il nemico “corre come un fuso”, scrive ancora Olimpio spiegando che le analisi concordano sul fatto che l’Is sta consolidando l’avamposto libico. I 3mila militanti sono diventati 6mila. Se non 10mila, come sostengono fonti francesi.

La Stampa: “A Sigonella droni anti-Usa armati per le missioni anti-Isis in Libia”, “Accordo tra Italia e Stati Uniti: per le operazioni serve il via libera di Roma. I velivoli potranno colpire obiettivi terroristici in tutto il Nord Africa”, scrive Francesco Grignetti.
E sulla stessa pagina il “retroscena” di Paolo Mastrolilli dal New York: “Così l’America prepara il blitz anche senza governo di unità” in Libia. “Il Pentagono -si legge- spinge per intervenire appoggiandosi agli alleati”. Gli Usa favoriscono la creazione del governo di unità nazionale mediato dall’Onu, per concordare con l’esecutivo le operazioni per sradicare l’Isis: ma nel frattempo Washington colpisce gli obiettivi terroristici che si presentano e che vanno eliminati subito, come è accaduto a novembre con il capo locale dell’Is Abu Nabil, o la settimana scorsa con il tunisino Noureddine Chouchane, che addestrava nuove reclute per l’Is.

Su La Repubblica: “Libia, l’Italia dice sì all’America: ‘Droni armati saranno utilizzati per la difesa delle forze impegnate contro Daesh. Il governo dovrà concedere di volta in volta il ‘via libera’ al Pentagono”, scrive Giampaolo Caladanu, secondo cui “non è escluso che i velivoli posano essere impegnati anche in altri teatri di operazione”.