Europa, Turchia e migranti
Da Bruxelles, sul Sole 24 Ore, Beda Romano dà conto delle “nuove tensioni tra Unione Europea e Turchia”: “In assenza di concessioni, il premier Davutoglu minaccia di far saltare l’intesa sui profughi” “Bruxelles non intende fare sconti ad Ankara sulla liberalizzazione dei visti di ingresso in Europa”, “Le provocazioni del ‘Sultano’. Bocciato un rapporto dell’Europarlamento contro la regressione dei diritti in Turchia”. Scrive Romano che in attesa di un rapporto comunitario che verrà pubblicato oggi sullo stato della collaborazione tra le due parti nella gestione dell’emergenza profughi, il presidente della Commissione Europea, Juncker, ha avvertito ieri che sulla questione della liberalizzazione dei visti, attesa per giugno, l’esecutivo comunitario non intende fare sconti. L’intesa firmata tra Bruxelles e Ankara prevede che i migranti irregolari arrivati sulle isole greche dal 20 marzo in poi saranno trasferite in Turchia. Per ogni siriano riportato sul territorio turco, un siriano già in Turchia verrà reinsediato in un Paese Ue. L’accordo prevede in cambio contributi finanziari e liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che viaggino in Europa. Juncker ha avvertito: “la liberalizzazione dei visti dipende da una serie di criteri. I criteri non verranno annacquati a favore della Turchia”. I parametri per ottenere il viaggio senza visti in Europa sono 72, secondo Bruxelles la Turchia ne rispetta 19. Secondo Ankara, restano invece da rispettarne solo 17. La Commissione Ue chiede alla Turchia di trattare tutti i rifugiati allo stesso modo: attualmente, infatti, Ankara concede procedure d’asilo solo ai siriani. Da Ankara il presidente Erdogan – in maniera arrogante – ha affermato che “l’Unione europea ha più bisogno della Turchia” di quanto la Turchia abbia bisogno dell’Ue. E ha respinto un rapporto in cui il Parlamento europeo ha bocciato la “regressione” dei diritti in Turchia.
Su Il Foglio un articolo di David Carretta: “Ankara si sente la salvatrice dell’Ue. Sui migranti e sulla Brexit”. Un diplomatico di Ankara spiega: “se questo accordo funziona”, non solo l’Ue sopravviverà alla crisi dei rifugiati che rischiava di travolgere Schengen, ma “la Turchia potrebbe anche aiutare a evitare la Brexit”. Carretta sottolinea che, tra gli “intoppi” dell’accordo c’è il fatto che la riammissione di afghani e iracheni è bloccata perché Ankara non ha ancora adottato la legislazione necessaria a concedere protezione internazionale ai non siriani.
Su Il Giornale un articolo di Gian Micalessin: “La Turchia ricatta ancora l’Ue: ‘Basta visti o stracciamo i patti'”, “Ankara ora pretende di subordinare l’accordo da 6 miliardi di euro alla fine entro giugno dell’obbligo di autorizzazione per i suoi cittadini”, “un altro schiaffo alla Merkel”.
Il Corriere della Sera intervista l’ex cancelliere socialdemocratico tedesco Gerard Schroeder: “Il piano italiano? Eurobond soluzione possibile”, “Serve una strategia per il Nord Africa. E abbiamo bisogno della Turchia nella Ue”. Dice Schroeder: “la proposta di Renzi per una strategia comune della Ue verso il Nord Africa va nella giusta direzione. Si tratta di più aiuti allo sviluppo e di un percorso per l’immigrazione legale in cambio di controlli comuni di frontiera e disponibilità a riprendersi i migranti. Quanto a finanziarla con gli eurobond, non sono contrario per principio. A condizione che ci sia un coordinamento della politica economica e finanziaria nell’eurozona, che oggi non abbiamo”. Sulla questione immigrazione e crescita del populismo: “per decenni, Cdu e Csu hanno creato l’impressione che la Germania non fosse terra d’immigrazione, ponendosi come garanti del fatto che non lo diventasse. Poi da un giorno all’altro, di fronte alla drammatica emergenza della scorsa estate, la cancelliera Merkel ha praticamente aperto le porte ai rifugiati siriani, dicendo loro che potevano venire tutti in Germania, senza però avere soluzioni per gestire l’afflusso”, “ha avuto molto cuore, ma purtroppo non aveva alcun piano”. I fatti di Colonia evidenziano che c’è un problema di integrazione e Tony Blair accusa i progressisti di non difendere i nostri valori, che ne pensa? “Non sono del tutto d’accordo con Blair sul tema. Ma deve essere chiaro che tutti coloro i quali vengono da noi, devono rispettare le nostre regole, la nostra Costituzione, cioè i valori di una società figlia dell’Illuminismo senza sconti”. Poi, sui rapporti con la Russia, non la si può “isolare”, dovremmo invece lavorare per eliminare le sanzioni.
Su La Repubblica: “La Ue rilancerà il piano italiano, ma è scontro con la Turchia”, “La Commissione farà suo il ‘migration compact’. Davutoglu: ‘Senza visti, niente accordo’. Juncker: ‘Non ci sono motivi per queste minacce’. L’Ungheria: ‘Rafforzare le frontiere'”. Di Alberto D’Argenio.
Su La Stampa: “Frontiere blindate e no alle quote. Il piano di Orban per i migranti”, “In 10 punti la strategia del premier ungherese: hot spot esterni alla Ue per le richieste d’asilo e sanzioni ai Paesi che non controllano. critiche alla linea di Renzi. Scontro Ue-Turchia”. Ne scrivono Alessandro Alviani e Marco Zatterin. E in basso: “Le cinque incognite che mettono a rischio il futuro dell’Unione europea”. Zatterin le enumera e le illustra: Grexit (“le incertezze dietro al piano”), Brexit (“il pericolo sgretolamento”), le migrazioni (“occhi puntati sulla Turchia”), l’economia (“la ripresa troppo debole”) e la Russia (“Paesi divisi sulle sanzioni”).