Brexit mette a rischio UE. Sostegno alla Grecia
Su La Stampa, a pagina 2: “Cameron, guerra contro la Brexit: ‘Mette a rischio la pace in Europa’”, “Cresce il fronte euroscettico, il premier evoca lo spettro di un conflitto nel Continente. Johnson: quel che dice non è serio. Più di un italiano su due vorrebbe un voto sulla Ue”. A meno di un mese e mezzo dal referendum sulla Brexit del 23 giugno, scrive Alberto Simoni, il premier ha alzato i toni e ha agitato lo spettro della guerra in Europa: “Possiamo essere sicuri -ha detto- che la pace e la stabilità siano garantite senza dubbio? Vale la pena correre questo rischio?”. La replica dell’ex sindaco di Londra Boris Johnson, conservatore e volto della campagna pro Brexit: “Non è serio parlare di guerra”. Poi ancora Alberto Simoni riferisce dell’effetto emulazione causato da Brexit: un sondaggio Ipsos/Mori dice che il 58% degli italiani e il 55% dei francesi vorrebbe un referendum per decidere del loro destino in seno all’Ue. Il 48% degli italiani vorrebbe addirittura che il Paese salutasse l’Ue.
Su La Stampa: “Terremto politico in Austria. Il cancelliere costretto alle dimissioni”, “L’avanzata dei populisti mette in crisi Faymann”.
Sul Corriere della Sera: “Se Cameron evoca Srebrenica per mettere in guardia dalla Brexit: ‘La pace in Europa è a rischio'”. Ieri, scrive Fabio Cavalera da Londra, Cameron, che qualche mese fa sembrava possibilista, ha delineato scenari apocalittici per l’eventuale addio all’Europa ed ha abbracciato con forza la causa europeista, avvertendo di due possibili conseguenze della Brexit: la “disintegrazione” del Regno Unito, con la Scozia impegnata in una nuova consultazione indipendentista dato che Edinburgo intende restare nella Ue e non accetterebbe di uscirne; e la minaccia alla sicurezza e ai confini da parte di “una Russia nuovamente belligerante”, da parte dell’Isis, da parte dei trafficanti di esseri umani, Cameron è arrivato ad evocare le guerre balcaniche e “il genocidio di Srebrenica”.
Sul Corriere della Sera: “Austria, si dimette il cancelliere. Travolto da migranti e ultradestra”, “Via il socialdemocratico Fayman, il sindaco di Vienna favorito per sostituirlo”. tra 12 giorni ci sarà il secondo turno delle elezioni presidenziali ed è favorito il candidato dei populisti dell’Fpo Hofer.
La Repubblica, pagina 2: “Cameron: ‘No a Brexit, l’Ue rischia la guerra’. Austria, via il cancelliere sconfitto dalla destra”, “L’allarme del premier nella Festa dell’Europa. Faymann si dimette dopo il caso Brennero”, scrive Enrico Franceschini. Da Vienna il reportage di Tonia Mastrobuoni: “Neonazisti al posto degli operai, così Vienna ‘la rossa’ diventa la capitale dell’estremismo”, “L’immagine della città felice e in testa alle classifiche del benessere si scontra con una realtà fatta di diffidenza e convivenza difficile”, “L’integrazione non funziona: e interi quartieri passano al partito di Strache”, “In molte zone vivono solo immigrati: le donne senza velo sono insultate anche dai bambini”.
Grecia, austerity
Sul Corriere della Sera a pagina 2: “L’Europa apre sul debito greco. Primo sì alla linea morbida”, “L’Eurogruppo verso un accordo al prossimo vertice del 24 maggio. Dijsselbloem: intervento in tre tempi. Ma resta il no tedesco sul taglio nominale. Padoan: fiducioso sul via libera di Bruxelles alla legge di stabilità”. Il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble, scrive Ivo Caizzi, si è detto fiducioso su una soluzione in maggio della questione del debito greco.
A pagina 3 un reportage di Federico Fubini da Atene: “Negli ospedali di Atene che sono rimasti senza bisturi”. Racconta la situazione dell’ospedale nazionale di Nicea un neurochirugo, Panagiotis Papanikolau: da anni non è più stato sostituito il personale in pensione, una malata di tumore al cervello ha dovuto aspettare tre mesi per curarsi, per tenere aperti i 15 letti di terapia intensiva servirebbero almeno 20 infermieri e 10 medici, ma oggi l’ospedale ne ha rispettivamente 10 e 3.
Su La Stampa: “Accordo a metà con Atene. L’Eurogruppo sposta la decisione al 24 maggio”, “In arrivo oltre 5 miliardi di aiuti finanziari”. Ne scrive Marco Zatterin da Bruxelles.
Su La Stampa Paolo Mastrolilli riferisce dei suggerimenti contenute in un rapporto del Fondo monetario internazionale: “Il Fondo monetario contro l’austerità di Berlino: ‘Servono più investimenti'”, “il rapporto dell’Fmi sottolinea il calo dei consumi interni”.
Su La Repubblica: “Grecia, sì al prestito entro fine mese”, “Intesa tra i ministri delle Finanze della zona euro su cinque miliardi di aiuti. Il 24 maggio riunione sul debito”, “Compromesso tra i veti della Germania e quelli dell’Fmi”, “L’accordo sarà perfezionato dagli sherpa dei governi nelle prossime settimane”. In realtà, scrive Andrea Bonanni da Bruxelles, per avere il via libera definitivo deve ancora arrivare la conferma che tutte le misure previste nel Memorandum di intesa con Atene siano soddisfatte. Tra queste figura anche l’adozione di “clausole di salvaguardia” che dovrebbero scattare automaticamente qualora il governo greco non riuscisse a raggiungere un avanzo primario del 3,5 per cento del Pil.