Il cinema a Parigi (nel 2016)
Un protratto soggiorno nella capitale francese mi ha portato ad una conclusione: Parigi è una città che attraversa, come il resto della Francia, una evidente crisi. In quasi tutto ma non nel cinema. La città è sale, fa fatica ad assorbire i nuovi flussi migratorii (colpiscono gli accattoni siriani nelle stazioni del métro, e la loro presenza fa pensare), i pickpockets colpiscono con chirurgica bressoniana precisione (anche chi scrive: e non ho potuto non pensare al film del 1959 del maestro francese, dal titolo prosaicamente tradotto in italiano con Diario di un ladro), il traffico è diventato più caotico, il sistema dei trasporti è colpito dagli scioperi, si percepisce meno del previsto l’allarme terroristico, ma in contraccambio … persino la Senna in giugno minaccia di straripare.
Però a disporre di tempo a iosa si lo potrebbe impiegare doviziosamente dentro i cinema e non basterebbe. Usufruendo di sconti e tessere fedeltà di ogni tipo, proposti dalle sale e dalle diverse associazioni cinematografiche. Parigini nei dintorni dei cinema alle ore più impensabili sono un piccolo ma tipico fenomeno locale. Quali sale? Un’infinità. Suggeriremmo per cominciare quelle “di culto” della Rive Gauche (specialmente nel quartiere latino, l’Espace St Michel, vicinissimo al fiume, ma soprattutto, a due passi dalla place de la Sorbonne: Champo e Reflet Médicis, dove si mette in pratica l’efficace idea di combinare novità e classici, la Julieta di Almodovar e la Romantica donna inglese di Losey; oppure anche i multischermi della zona di Odeon per le sole nuove uscite). Sullo stesso stile ma in altra zona, sempre con ambienti per pochi intimi che ti danno il senso del privilegio: luoghi tipo Le Brady nell’animato Xè arr. al Bd Strasbourg. Fondamentale è la Cinémathèque Française-Musée du Cinéma, un tempo,il tempo della Parigi così splendida, al Palais de Chaillot, cioè a ridosso del piazzale del Trocadero, e invero ormai da molti anni spostata eppur sontuosamente a Bercy; e fondamentale è anche in sé tutta la rete dei cinema più “periferici” entro la ceinture ma raggiungibilissimi grazie alla metropolitana. Ciò che consente di decidere anche all’ultimo momento il programma della serata. Il Pariscope, o ancor meglio l’Officiel des spectacles, forniscono tutte le informazioni del caso. Un’ottima sala d’essai, Les Fauvettes (ex Gaumont Gobelins) è stata da poco aperta nell’avenue des Gobelins (che si diparte da Place d’Italie), dove ci è capitato di recarci a vedere un vecchio poliziesco di René Clement (Le passeger de la pluie, 1970): un buon lavoro artigianale, persino audace per i tempi, con una scena di violenza carnale piuttosto forte e un tessuto narrativo non male, ma non al punto da meritare di sacrificare una recensione in cambio di una “retrospezione”: con Charles Bronson e Marlène Jobert – ancora in forma e lì presente, intervistata e chiamata a raccontare di sé da un folto pubblico di aficionados e forse di vecchi innamorati. Quel giorno la zona aveva tracce visibili dei disordini legati alle manifestazioni di opposizione alla loi travail.
L’articolazione delle opportunità è veramente eccezionale, e talvolta le sale sono già aperte da metà mattinata, per chi può. La Cinémathèque, chiusa di martedì (come altri musei nazionali), organizza per lo più retrospettive personali (maggio-giugno scorso su John Huston, completa) spalmate su diverse settimane, e lascia spazio non indifferente alla tradizione del cinema francese: da quello delle origini o quello melodrammatico, ai classici noir, alla Nouvelle Vague sino a correnti e autori più recenti. Ma lì, così come altrove, sono regolarmente presenti festival tematici o di carattere nazionale: nelle settimane scorse ad esempio del sudest asiatico – che in realtà ormai circola molto anche da noi – ma anche una più succulenta selezione del migliore cinema venezuelano contemporaneo, del quale ignoriamo invece quasi tutto: proiettato al Reflet Médicis per cinque giorni per una ventina di opere, accompagnato da un eccellente opuscolo illustrativo. Anche al Beaubourg o al Forum des Images a Les Halles sono previste sedute e cicli speciali, così come presso le varie Maisons de la culture o Centres culturels nazionali.
Un difetto o due ci sono: l’eccessiva possibilità di scelta e gli orari che, per ragioni che ci sfuggono, sono in molti casi complicati da memorizzare, per cui un medesimo film si vede nello stesso cinema il martedi a certi orari, il mercoledì a orari diversi, il giovedì agli orari del martedì ecc. ; in più alcuni film sono visibili solo a un certo orario di un unico giorno la settimana, tanto che occorre bloccare l’agenda con assoluto rigore. Può dunque accadere che un povero signore, se non accerta con attenzione, si sieda a sorseggiare una birra esattamente davanti alla sala per entrarvi con accrescimento preliminare del gusto all’orario “suo” e poi si senta dire in biglietteria che lo spettacolo è già iniziato. Ma in tal caso resta probabile che nell’arco di quindici minuti possa raggiungere un altro cinema, dove vedere qualcosa di comunque interessante.