Luigi Nacci, VIANDANZA, Editori Laterza, Roma-Bari 2016, euro 14,00
Il cammino come educazione sentimentale è il sottotitolo di questo libro erudito e prezioso che squaderna al Mondo quale sia il pensiero, la poetica – verrebbe da dire – del suo autore. Alternando un sano timore reverenziale nei confronti del cammino, che è attività semplice ma faticosa, prima psicologica che fisica, a una certa euforia giovanilista, nei momenti in cui si pensa di aver misurato fino al colmo la propria prestanza atletica, la propria capacità analitica nel condensare in memorie nostalgiche ciò che adesso, camminando, presumiamo di sentire con maggiore evidenza ai nostri nervi, Luigi Nacci ci porta avanti e indietro nell’animo umano, prima che sulle strade di Santiago di Compostela o della Via Francigena. E non solo. Ci porta per mano anche dentro alcuni brani più significativi della letteratura di viaggio che fanno di questo libro un manuale prima letterario e poi morale. Morale perché questo libro non è una guida, ma un compendio di approcci alla propria esistenza, messa di fronte alla sfida dell’altrove, alla prova della resistenza, allo stupore della felicità. È un libro di domande su se stesso in viaggio. E solo nell’esistere in viaggio possono uscire dalla mente tali domande su se stesso e sul modo di essere al mondo. È il racconto di una linea d’ombra, colta soltanto con se stesso in viaggio. È una tesi di laurea letteraria, scritta in maniera riflessivo-poetica. E su tutto domina la scelta della persona. Luigi Nacci ha deciso di scrivere alla seconda persona singolare, cioè col “tu”. È un espediente stilistico vincente perché così, raccontando di sé interpella direttamente il lettore e non lo mette soltanto in scena come osservatore aggiunto, ma proprio come protagonista.
Così, tra stupore e spaesamenti, tra nostalgie e disillusioni, tra arroganza e umiltà, si snocciola una mappa di luoghi, paesaggi, incontri con altri pellegrini e viandanti, sulle strade d’Europa, di un continente bellissimo e spesso irriconoscibile dalle pagine dei giornali o dai post di tutti noi, “gente” che pontifica confliggendo sui social network. Quella di Nacci è invece un’Europa necessaria, che parte dalla consapevolezza della sua origine medievale e prima romana, ma che conosce quanto il termine globalizzazione sia uno sproposito se pensato soltanto come azione contemporanea: tutto in Europa è stato a partire dall’Impero Romano, globalizzazione. Adesso sta a noi, mettersi in cammino per rendere, insieme alla pratica della viandanza, un po’ di giustizia ai popoli, alle persone che sanno leggere, tra le pieghe delle strade e tra le righe dei muri di un ostello come di un libro, quanto sia ciò che ci unisce nella cultura, e come essa sia insostituibile e necessaria, alla pari di un passo corto e di un respiro lungo nella salita della consapevolezza di noi stessi. Perché è proprio il viaggio a renderci più vicini al nostro io, al nostro noi.