Nicolò Ferrari, Assurdità, Giovane Holden Ed. 2016, pag. 134, € 13,00
Dodici sono i racconti di Assurdità, primo impegno letterario di Nicolò Ferrari, versiliese, classe ’99. Ha idee chiare sul genere umano Nicolò, ne individua le magagne, ne evidenzia le contraddizioni. Lo fa con racconti agili a cui sa dare la tensione giusta, con una capacità narrativa evidente, abbastanza inusuale per un adolescente.
Di assurdità, incongruenze, follie, deliri, ce ne sono a iosa intorno a noi, ci sono sempre stati, ma il momento storico che viviamo ne ha creato di nuovi, li ha moltiplicati. Lui li scova ad uno ad uno, li fissa in storie verisimili o surreali o fantascientifiche. Ha idee ben salde di giustizia, di bene comune, di rispetto dell’individuo, di accettazione del diverso, di diritti umani, Nicolò, ed esterna la sua amarezza stupita davanti alla cecità e ottusità che arrivano a calpestare tutto. Alcuni suoi personaggi peccano di ingenuità ma sono giovanissimi e non conoscono ancora bene la vita, si fidano o non sono abbastanza informati. Così Fatima, di origini siriane, diventa vittima quando indossa con orgoglio un abito che le scopre solo gli occhi, ed intorno a lei si crea allarme bomba (Il vestito di Fatima).
Il pregiudizio perseguita l’omofobo angosciato dalla legge sulle unioni civili, che vive nel terrore di vedere il mondo trasformato dalla sera alla mattina. Il rifiuto del diverso diventa esclusione che sfocia in bullismo pericoloso, salvo vigliaccamente ricredersi ed essere pronti ad osannare se si scopre che l’apparenza nascondeva un progetto molto importante (Uno, due, tre: vip). Ingenua è la ragazzina che crede allo sconosciuto obeso e ripugnante che le scrocca una sigaretta fingendo di darle consigli per la salute e la bellezza. Comunque lei smette davvero di fumare. Simpaticamente sbadato e sognatore il giovane che pesca nel lago insieme al vecchio – chiari sono i rimandi a Il vecchio e il mare -. Dal lago arriva una ninfa buona, in tempo per far conoscere finalmente la gioia al vecchio ed insegnare al giovane regole elementari di sicurezza. Non si trascura nemmeno il lungo periodo di crisi che ha messo in ginocchio l’economia e ha creato nuovi poveri: in un racconto surreale con rimandi kafkiani, tra ladro e aspirante suicida nasce una discutibile intesa per cominciare una nuova vita! Accompagnata da un sorriso bonario e complice (L’incontro). Il finale di ogni storia è una sorpresa. In Educazione estetica si rovesciano i parametri con cui definire la bellezza, perché questi dipendono dalla cultura e dal contesto in cui ci si forma. Sorprendente la Lettera d’amore di un folle, un uomo che è rimasto fisso ad una emozione di vent’anni prima e ad un’immagine di ragazzina che non esiste più.
La violenza fa la sua parte, sia quella che si rinnova sui campi di calcio- non importa se si tratta di due squadrette paesane- sia quella di chi plagia i giovani per spingerli all’offesa, alla sopraffazione, alle armi (Studia, corri, spara). Può essere violenza psicologica quando diventa fanatismo religioso, quando la fede è follia, non importa in quale religione.
Nicolò racconta, e anche se è indignato davanti alle assurdità del nostro mondo, ci fa sorridere per i contrasti che crea e per una ironia sottile che si percepisce, trasversale. Un modo per salvarsi. Del resto nemmeno agli alieni di Un mondo assurdo piace questo nostra Terra. La osservano da lontano, la scrutano, la capiscono e non la vogliono come nuova sede, anche se a casa loro vivono di stenti.
Belli certi passaggi descrittivi, scattanti i dialoghi. C’è un soffermarsi talvolta sul senso delle storie che ci rimanda alle favole di Fedro. Ma ogni storia è già capace di parlare da sola. E Nicolò lo sa bene.