Piccoli omidici: breve divagazione cinematografica a margine dell’eccidio di Las Vegas
La strage commessa da Stephen Paddock a Las Vegas difficilmente ha a che fare con ISIS. Corrono voci di una recente conversione all’islam dell’omicida e su questo vedremo. Ma allo stato attuale la rivendicazione sembra piuttosto il segnale della debolezza del sedicente stato islamico. L’eccidio, apparentemente incredibile, ha molto a che fare, è banale dirlo, con il commercio indiscriminato di armi negli USA, paese amato da chi scrive ma del quale vanno riconosciute le storture (proprio perché si ama). Le smitragliate e gli spari di artiglieria dall’alto dell’hotel da parte del folle e disperato sessantenne possono far venire in mente Piccoli omicidi di Alan Arkin (1971), delizioso e interessante film con Donald Sutherland e Elliott Gould, tra gli altri. Il lavoro era tratto da una commedia presentata a New York negli anni sessanta e scritta dal romanziere e fumettista Jules Feiffer. Storia di una disgrazia individuale, dell’indifferenza del mondo dinanzi ad essa, e della trasformazione del protagonista in un cecchino. Alfred, il protagonista che perde sotto i propri occhi la moglie uccisa senza motivo, successivamente compra un fucile, e alla fine presenta l’arma a un gruppo di amici. Il film si chiude con una scena memorabile: Alfred e i suoi amici si appostano a una finestra e iniziano divertiti a sparare ai passanti. Dall’alto in basso. Follia collettiva, violenza gratuita, paradosso, ironia, ma forse anche denuncia di un fenomeno che da sempre è presente nella società americana. L’uso privato delle armi e la deregulation con le quali si vendono. E contro questo fenomeno è così difficile combattere non solo per la pressione delle lobbies delle industrie ma per motivi storici risalenti e per un fatto radicatissimo di mentalità.