Le elezioni, l’area e il rigore
Il duello a tre, in queste elezioni politiche (e cioè tra M5S, PD e FI) potrebbe identificarsi anche come un duello tra tre coalizioni ognuna con un po’ di gambe. Ma sarà veramente un duello (o, come direbbe, Fabrizio Frizzi: un “triello”)? Cioè veramente alla fine saranno questi tre partiti (o meglio: queste tre coalizioni, che comunque fanno capo a questi tre partiti, pure se il M5S corre da solo, ma esso è già di per sé una coalizione delle più svariate anime politiche) a suddividersi tutti i voti dell’elettorato più o meno equamente?
Non è in campo l’ipotesi che i voti possano andare a una quarta coalizione, ovviamente. E neppure che una delle tre coalizioni faccia man bassa di voti e quindi sbaragli completamente le altre due.
Alla fine chi vincerà, per forza di cose, apparterrà a una di queste tre coalizioni. Serve capire come mai, con una legge elettorale proporzionale, l’elettorato si possa dividere in tre coalizioni. Certo, con una legge proporzionale l’elettorato si può dividere in cento rivoli: sappiamo che questo tipo di legge elettorale, addirittura, favorisce i piccoli partiti. Perché al momento della formazione del governo essi diventano l’ago della bilancia e sono indispensabili per raggiungere la maggioranza dei voti alla Camera e in Senato. Per cui i piccoli partiti contano moltissimo in regime proporzionale – e ce ne ricordiamo dagli anni della Dc, col famoso Pentapartito.
Fermo restando che una vittoria elettorale ci deve pur essere, il vincitore di queste elezioni politiche del 4 marzo sarà certamente parte di una di queste tre coalizioni. A quel punto questo presunto vincitore farà poi il governo con chi, nei piccoli partiti della sua area, gli darà più parlamentari. Fermo restando che la soglia di sbarramento, per entrare in parlamento, è fissata al 3%. Dunque? Dunque l’Italia si è tripartita, trialeggiata, tricomposta rispetto agli anni del maggioritario – in cui la divisione, e il premio di maggioranza, era netta: chi stava da una parte vinceva e chi stava dall’altra perdeva (ovvero: chi aveva più voti vinceva). Adesso, invece, chi ha più voti vince sempre ma è costretto ad allearsi per potere governare. Prima, col maggioritario, esistevano anche le coalizioni (per esempio l’Ulivo) ma uno votava in blocco proprio tutta una coalizione che vinceva. Adesso questi tre gruppi politici, costretti ad allearsi, avranno da “pelare patate”, per tentare di vincere le elezioni come prima cosa, e per trovare i numeri per governare come seconda.
Chi vincerà queste elezioni politiche?
Sicuramente, stavolta, vincerà l’area: vincerà l’area e non la diretta appartenenza politica. E tu di che area sei? Sei di area M5S? Sei di area PD? Sei di area FI? Chi ti ha fatto lo sgambetto? Dove sei caduto? Fingevi?
Speriamo soltanto che il rigore (cioè il voto) non sia contro l’Italia.