15 Novembre 2024
Words

Effetto Di Battista

«Vogliamo mettere in guardia il popolo italiano dalla pericolosità politica e sociale di un soggetto come Berlusconi». Queste sono le parole con le quali Alessandro Di Battista, parlamentare del M5S, si è rivolto a una platea di suoi sostenitori durante un suo comizio. Dunque Di Battista vuole «mettere in guardia» il popolo italiano (che, poi, alla fine sarebbe il popolo degli elettori) riguardo la «pericolosità» del leader del centro-destra?

Con questa mossa si ha un’intrusione della sfera della legalità in quella della politica. Ma Montesquieu ci ha spiegato che le due sfere sono indipendenti, autonome, reciprocamente non correlate. Esiste un gap tra i tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario.

Badate bene, questo non è un articolo in difesa di Berlusconi, ma un articolo sulle parole. «Le parole sono importanti» diceva Nanni Moretti in Palombella rossa. Se è vero che le parole sono importanti Di Battista ha affermato la «pericolosità» di un’altra persona. È come se io vado dalla madre di Carlo e le dico: «Suo figlio è pericoloso». Questo atteggiamento e questo modo di dire genera nella madre di Carlo dei sentimenti non propriamente positivi. «Le parole sono importanti»: cambia il modo di pensare, cambiano i sentimenti, cambia l’atteggiamento mentale della madre di Carlo nei confronti di Carlo. Così Berlusconi ha annunciato la querela ai danni di Di Battista. Ma non è solo questo. Le parole di Di Battista non sono puro flatus vocis, come se io entrassi nella mia aula del liceo dove insegno e dicessi: «Tra la la, tra la la».

«Le parole sono importanti» e bisogna pronunciarle con competenza, con aderenza ai fatti, con dignità. DI Battista, con questa sua affermazione, ci insegna che c’è un intersezione tra potere giuridico e potere legislativo. Ma non solo. Ci insegna che si può affermare la «pericolosità» di un altro essere umano finendo per essere denunciati. Ma non solo. Ci insegna che le sue parole non sono finite, come quelle di Bob Dylan, nel vento: qualcuno le ha ascoltate, qualcuno le ha riportate sui giornali, hanno mosso dei sentimenti.

Le parole della politica, oggi, sono importanti? C’è stato uno scadimento, a detta di molti, nella politica a livello umano. Sono andati a fare politica personaggi che, nella cosiddetta Prima Repubblica non avrebbero osato presentarsi nelle segreterie di un partito. C’è stato anche, come ci insegna DI Battista, uno scadimento a livello semantico, linguistico, semiotico. Cioè adesso, in politica, si può dire di tutto o, magari, se sei del M5S, si può chattare di tutto. Non esistono più confini tra il conveniente e lo sconveniente: tutto è conveniente ai fini di una vittoria elettorale. Anche i colpi bassi. Le parole non sono importanti: più importante è il loro effetto. E da effetto a effetto la politica non fa altro che rincorrere l’effetto globale e definitivo: l’effettone. Facendo, a effetto, affermazioni su affermazioni, dichiarazioni su dichiarazioni, manifestazioni di verità su manifestazioni di verità. Tanto si ricerca l’effetto. È come se io libero una molla e non cerco di valutarne la velocità o l’accelerazione ma solamente il punto più alto dove arriva. E questo punto più alto, in genere, è la messa in berlina dell’avversario oppure una dichiarazione a effetto: diminuiremo tutte le tasse, non ci sarà più povertà, gli immigrati saranno felici e contenti.

«Povera patria» cantava Franco Battiato! In definitiva Di Battista non ha detto niente; niente di nuovo che già non fosse stato scritto o magari detto da Marco Travaglio e altri commentatori. Ma, sempre in definitiva, DI Battista ha detto molto ma molto di più. Ha detto che tutto si può dire e dare in politica: che non ci sono più confini. Che le logiche oggi sono quelle del tanto peggio tanto meglio.

Parlano alla pancia e vorrebbero argomentare razionalmente, come a spiegarci che votare per loro (che ci hanno finora parlato soltanto alla pancia) fosse la cosa più logica – logica! – del mondo. Non c’è fine alla follia.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.