24 Novembre 2024
Words

Torna il PCI…

Il «Partito Comunista Italiano», con la sua «falce e martello», è tornato nella scheda elettorale. Dal 3 febbraio del 1991, quando con la cosiddetta «svolta della bolognina» il vecchio PCI (che era nato nel 1921 su iniziativa di Antonio Gramsci, a Livorno), era stato dismesso, non appariva più sulla nostra scheda elettorale quel glorioso simbolo denso di ricordi e pregno di tante battaglie e di tante dimostrazioni di vitalità. Oggi Marco Rizzo è il «Segretario Generale» di questo PCI che torna (nel 2014 ha assunto l’attuale denominazione dopo essere stato fondato nel 2009 ed essere passato per successive fasi) dopo 23 anni. Qual è il programma elettorale di questo partito – che corre da solo alle elezioni? Salario minimo (di 10 euro l’ora e di 11,50 euro l’ora per i lavori usuranti), orario di lavoro a 32 ore settimanali, uscita dell’Italia dall’Europa, abolizione della riforma Treu, Biagi e Jobs Act con relativo ripristino dell’Articolo 18 e parità salariale dei diritti fra uomo e donna.

Marco Rizzo ha le idee chiare: queste sono le riforme «comuniste» adatte alla società globale e quindi anche all’Italia globale e nazionale dei nostri anni. Ma dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) ha ancora senso parlare di comunismo? Il fatto che il comunismo sia caduto (dice Rosario Villari) non ha certo fatto cadere le diseguaglianze. Se è vero che gli Stati Uniti sono il paese della libertà è anche vero che dove c’è più libertà c’è meno eguaglianza e dove c’è più eguaglianza (come era nella Russia dell’URSS) c’è meno libertà. Per cui il comunismo è ancora applicabile nella società del mercato unico? La globalizzazione permette ancora di parlare di comunismo? Insomma c’è da fare un discorso e un discorso serio. Dirsi comunisti oggi che senso ha? Se è vero che ci sono le condizioni allora è giusto esserlo ma se la globalizzazione (e l’Italia) non hanno quelle condizioni (economiche e sociali) allora non ha senso tentare di impiantare una società comunista. E se è vero che l’Italia e la globalizzazione sono permeate da questo «mercato esteso a tutto il pianeta» è anche vero che, alla fine, nel capitalismo non si prevede l’alternativa con l’«economia centralmente pianificata dall’alto» (tipica dello stato sovietico). Insomma torniamo a Marco Rizzo e al suo tentativo di essere «comunista». Le sue idee e i suoi tentativi di soluzione possono essere – per l’economia – buone o cattive. Non è questo il punto. Il punto è se un simile programma di governo può essere o meno attendibile e presumibilmente competitivo. Il punto è se il comunismo può essere un’alternativa di governo. Il punto è se il comunismo può essere appetibile per una fetta di elettorato.

Insomma, Marco Rizzo crede ancora in alcune idee. Non sappiamo se queste idee sono attuali o inattuali: sappiamo che sono state attuali fino al 1989… Sappiamo anche che il «Partito Comunista Italiano» si presenta all’elettorato restaurando un approccio corporativista ed economicista. Marco Rizzo, insomma, ha restaurato tutto un vecchio repertorio di idee. Gli elettori diranno se i tempi sono giusti.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.