Governo, la settima strada
L’attuale situazione politica è confusa. Per non dire contusa. Infatti c’è una coalizione che ha vinto le elezioni; c’è un partito che ha vinto le elezioni: ma la coalizione in questione e il partito in questione non sono la stessa cosa. Poi c’è un Presidente della Repubblica che deve assegnare un incarico: o alla coalizione o al partito. E poi c’è un altro miserabile partito di centro-sinistra che ha drammaticamente perso le elezioni: il PD.
A questo punto si aprono tre strade: tutte impraticabili. La prima strada prevede un incarico a Salvini; ma non è possibile, secondo il M5S, se non su accordi programmatici. La seconda strada prevede un incarico a Di Maio ma non è possibile, secondo il centro-destra, se non su temi e grandi argomenti in comune. La terza strada prevede un incarico a Di Maio con il sostegno del PD. Ma la maggioranza del Partito di Martina non è disponibile a questo accordo. La quarta strada prevede le elezioni, di nuovo le elezioni: ma si spenderebbero troppi soldi. La quinta strada prevede un qualche tipo di governo tecnico con un tecnico di qualche tipo. La sesta strada prevede un nome a sorpresa… ma a questo punto se la prenderebbe Berlusconi!
Allora non rimane che una settima strada: sentire ancora una volta i partiti nelle consultazioni. Sentire cosa hanno in comune e cosa vogliono dire e sentire il cuore pulsante di quelli che hanno vinto le elezioni. Ma a questo punto, sentiti quelli che hanno vinto le elezioni, si dovrebbe formare un qualche tipo di maggioranza che abbia i numeri per governare. E tornano in campo i numeri. Nessuno ha i numeri per farlo da solo: e cadono le strade uno, due, tre, quattro, cinque e sei. Occorre fare un conteggio numerico: occorre vedere chi materialmente potrebbe governare. Secondo il mio modestissimo parare con i numeri non si fa una maggioranza: si fa un addizione. Si fa una sottrazione. Si fa una moltiplicazione.
Ci vuole qualcosa che accomuni un possibile governo con una possibile maggioranza. E questo qualcosa non può essere altro che un programma di governo. Ma i programmi di governo sono dissimili. Tanto meglio: troviamo i punti in comune. A cominciare dalla disoccupazione, dalla lotta alla criminalità, dalla lotta alla povertà…