Gianni Vattimo, Il soggetto e la maschera, Bompiani, Milano 2003, pagg. 374, 12 euro
Gianni Vattimo nel suo vecchio libro Il soggetto e la maschera. Nietzsche e il problema della liberazione (Bompiani, Milano, 2003) affronta un argomento arduo e spinoso. Infatti il filosofo debolista (adesso passato al Nuovo Realismo) si pone il problema del rapporto fra Nietzsche e la maschera. Nietzsche aveva sempre studiato l’antichità classica da filologo. Il suo atteggiamento era monumentale, antiquario e critico. In questo senso egli aveva ricostruito il mondo classico (e passato, rispetto ai suoi tempi) in maniera obiettiva. Non si era lasciato distrarre da passioni ermeneutiche e nemmeno da pregiudizi politici. Aveva agito da filologo e solo da filologo!
Di fronte a tale modello (l’antichità classica) il presente (che Nietzsche sta vivendo in quel momento in termini politici) si configura in senso politico come decadenza. E lo studio che egli ne fa è quello che lo porta a concludere che nel suo presente manca (è assente) solo una certa unità stilistica! Si tratta, in definitiva, del consueto (per la storia della filosofia) rapporto essere-apparire. L’uomo del suo tempo appare a Nietzsche incoerente rispetto alla diade essere-apparire.
Ma che vuol dire essere incoerente rispetto all’essere? E che vuol dire essere incoerente rispetto all’apparire? L’apparenza (nella decadenza) è solo maschera: travestimento, mascheramento, camuffamento. Ma Vattimo è un filosofo acuto: egli infatti si chiede: perché nasce il travestimento? Ci si traveste, nell’apparenza come nell’essere, per battere uno stato di paura e di debolezza. Ci si traveste per combattere il peso della diade. Il travestimento è necessario quando si è soli di fronte all’alternativa: o essere o niente!
La civiltà coeva a Nietzsche appare a questo filosofo come segno della decadenza. Infatti il rapporto (infelice: dal punto di vista della civiltà coeva) è quello con i greci antichi. E in questo senso ne uscirebbero con le ossa rotte tutte le civiltà … Il mondo classico è quello che Nietzsche definisce come della cultura apollinea: tale mondo è espressione di umanità, armonia e perfezione. I greci, infatti, sono stati espressione di un umanità serena ed equilibrata. Ma quali sono le fondamenta della cultura apollinea? E che cos’è il dionisaco? Che rapporto c’è fra decadenza e maschera? La maschera è solo un travestimento? La maschera è in ogni caso e sempre connessa con la decadenza? Il classico (il mondo classico) si trova nel dominio della maschera. Il problema centrale (per rispondere a tutte queste domande) è quello della liberazione dal dionisiaco. Vattimo utilizza il concetto di maschera come filo conduttore per rileggere (come Althusser fa con il Capitale) tutto il pensiero di Nietzsche alla luce di tre concetti nuovi. 1) la maschera, 2) la decadenza e 3) la liberazione.
Come periodo storico la cosiddetta decadenza non può essere definita in soli termini di opposizione ( tra verità della cosa in sé e smascheramento) ma può essere definita come liberazione dal dionisiaco. La maschera infatti per Nietzsche non caratterizza solo l’uomo decadente ma quello di ogni civiltà. Liberazione dal dionisiaco alla fine è liberazione dall’incubo della ragione! Ma questo è un problema che Nietzsche si pone ponendolo in rapporto all’origine della decadenza. Se esiste la decadenza esiste anche una condizione iniziale non decaduta: un Primo Motore Immobile che decade e non decade. Direbbe Maurizio Ferraris: l’indecadibile. Ciò che non decade…
Ma a questo punto torna la politica. Ciò che non decade è la condizione politica della società di Nietzsche del suo tempo. Questa condizione iniziale è caratterizzata da negatività. Perché? Se qualcosa decade e non decade allora questo qualcosa non è altro che l’indecadibile che poi decade e questo qualcosa che poi decade è qualcosa che comunque è decaduto: quindi è un negativo. Quindi la decadenza (come periodo, a questo punto, storico-politico) assume agli occhi di Nietzsche un valore negativo.
Per Gianni Vattimo tutto ciò ricorda il modello biblico della creazione: perfezione, caduta e redenzione. E quindi la famosa origine che Vattimo stava cercando non è altro che perfezione e caduta. Ma se è caduta allora l’epoca storica in cui Nietzsche scrive è segnata dalla maschera e dallo smascheramento. La menzogna dunque è nella caduta che non è caduta. E quindi nella perfezione che è diventava l’indecadibile decadenza. Ma la decadenza è stata una menzogna?