Giddens e la via maldestra
Non tutti l’hanno presa bene. Quando Anthony Giddens maturò la cosiddetta “terza via” si poteva sperare che un socialismo temperato facesse bene all’Europa. Tuttavia esistevano già le socialdemocrazie scandinave, la SPD in Germania e il PDS in Italia. Quindi che cosa mai c’era da inventarsi? Forse un liberalismo educato (per far uscire i poveracci isolani dalla furia tatcheriana) che all’epoca sembrava risolutivo, ma che dette vita a un altro sfacelo, quello di Tony Blair. Così, molti non la presero bene, la “terza via”. Altra cosa era Clinton negli Stati Uniti, perché lì quel tipo di forza egualitaria c’era stata soltanto (in misura maggiormente comunitaria) con Franklin Delano Roosevelt (anche Kennedy lavorò più sui diritti delle minoranze che sulle questioni economiche), e per la situazione della classe media americana lo snodo clintoniano fu senz’altro tonificante.
Oggi Giddens sostiene che gli interpreti della sua “terza via” (e chiaramente si riferisce al criticatissimo Blair) non l’hanno capita… La qual cosa risulta piuttosto divertente agli occhi di noi profani commentatori.
Comunque, è di qualche giorno fa l’intervista (uscita sul Venerdì di Repubblica) che Enrico Franceschini ha fatto all’eminente sociologo inglese, per l’occasione comodamente seduto di fronte a una tazza di tè, in una saletta della Camera dei Lord, nel parlamento di Londra. Da questo comodo scranno Giddens lancia una nuova teoria, una sua nuova idea che potrebbe – arguiamo – risolvere molti problemi mondiali nei prossimi tre decenni. L’idea è: abolire l’eredità.
Spiega Giddens che ci sono nel Mondo 50 super-ricchi che detengono la quantità di denaro di metà popolazione mondiale, e che se questi donassero tutto il loro patrimonio potremmo sconfiggere la povertà mondiale. Bene, ma per farne cosa? Cioè sconfiggiamo la povertà e la fame nel mondo e poi? Per esempio, costruiamo altre fabbriche e inquiniamo anche le restanti parti del globo terracqueo così da esaurire prima la presenza del genere umano sul pianeta? Oppure diventiamo 20 miliardi di abitanti? Installiamo una base umana lunare e una marziana? O cosa? Purtroppo ambientalismo e sconfitta della povertà sono due concetti quasi opposti.
Il punto vero è che Giddens non sembra legare la questione dei soli super-ricchi all’eliminazione dell’eredità. Anzi, egli spiega che non basta tassare il passaggio di beni da genitori a figli, ma proprio eliminare per tutti l’eredità e non solo per i super-ricchi. In sostanza la proposta di Giddens sarebbe l’affossamento definitivo del capitale umano europeo, poiché se noi mettiamo insieme (come in realtà sono) la questione demografica e la pressione migratoria sull’Europa dal sud del Mondo, capiamo bene che togliere le sottilissime basi economiche (derivanti spesso dall’eredità almeno di una casa) alle famiglie europee significherebbe la totale mediocrizzazione del Vecchio Continente. A quel punto forse avremmo sconfitto la povertà, ma avremmo sconfitto anche la cultura europea.
In un mondo sempre più legato a pensieri semplificatori e messaggi religiosi definitivi, dove la scuola e l’educazione retrocedono dal primato della costruzione del consenso sociale e dalla formazione delle comunità di gruppi e individui, la proposta di Giddens è una vera e propria abdicazione a valori culturali più primitivi dei nostri che arrivano da altre parti del Mondo, con tutto il loro portato di violenza e intolleranza. Basti pensare al ruolo della donna nell’Islam e in Africa.
Sarebbe utile che i vecchi tromboni ottantenni smettessero di sparare ipotesi politiche leggendo meramente la superficie delle questioni e cercando soluzioni tampone (come fu la “terza via”). Sì, perché poi si trova sempre un Blair qualsiasi che è disposto, pur di andare in scena sul palco, a organizzare quelle ideuzze in un programma politico concreto, con conseguente sfacelo economico ed esistenziale certo.