Enrico Brizzi, Il cavaliere senza testa, Ponte alle Grazie, Adriano Salani Editore Milano 2018, 15 euro
Prosegue con questo libro il cammino interiore di Enrico Brizzi, scrittore prestato al viaggio e viaggiatore prestato alla scrittura. Il suo camminare è, come quello di molti avventurosi eroi di se stessi in questi ultimi anni, un esercizio meditativo e molto concreto insieme: si misura il Mondo col passo, a cogliere un allargamento del tempo e un allungamento dello spazio.
In questo caso però siamo di fronte a una doppia responsabilità, che si quadruplica nella memoria. Sì perché Brizzi non è da solo a compiere il percorso dalla sua città, Bologna, fino alle creste dell’Appennino al Corno alle Scale. Stavolta si avventura per stradine e per sentieri di montagna con le tre figlie, alla ricerca di un’eredità da trasmettere. Quindi raddoppia la ragione e la cura del cammino, mentre lo rispecchia nella memoria delle memorie familiare, raccontandole, in dodici tappe, strada facendo, alle ragazzine.
Brizzi cova i ricordi e le storie della sua famiglia e le consegna, in momenti esperienziali salendo dossi e guadando torrenti, alle più giovani, a coloro che partoriranno a loro volta le memorie di questa genealogia familiare che affonda le radici proprio sui monti tra l’Emilia e la Toscana. E ci si trova dunque a spronare e gettare semi di speranza e ottimismo, come a rassicurare su eventi accaduti su questi monti ma che non sono più attuali e di cui non si deve temere. C’è come un esercizio di presa di coscienza della realtà ambientale e congiuntamente della realtà dei discorsi educativi, di quella emotiva e di quella delle narrazioni storico-familiari.
Una bella sfida, per capire quanto diventiamo migliori in compagnia dei nostri figli. O comunque tendiamo a percorrere con loro la strada della gentilezza e del fodero, quell’oggetto che cura e contiene, ma lascia pure sguainare per ciascuno i propri caratteri, in modo che ognuno possa farsi padrone della propria andatura.