Sostiene Brancatisano
C’è un romanzo di Antonio Tabucchi che si chiama Sostiene Pereira. Esso racconta la storia di un certo dottor Pereira che, da umile giornalista, si trasforma in eroe. Questo che cosa vuol dire? Pereira è un uomo anziano (anche Brancatisano lo è, oggi), ridotto a trascorrere le sue serate a dialogare col ritratto della moglie defunta, ormai del tutto privo di un ideale o di un motivo consistente per il quale vivere. Ma, a un certo punto, dentro di lui (nel suo animo) entra la passione. Quella cosa che prima era spenta: la passione che illumina le sere e rende perfetti i giorni!
Si tratta, in questo caso, della passione politica: ma non importa del resto quale coloritura specifica abbia questa passione (sia essa amorosa, civile, politica o d’altro tipo; va bene anche quella del tifo negli stadi ad esempio): importa che in un uomo ormai ridotto a «sopravvivere a se stesso» (come cantava Francesco Guccini nella canzone Il pensionato – condizione nella quale si trova ad essere oggi lo stesso Pasquale Brancatisano in quel di Samo di Calabria, piccolo centro non molto distante da Locri) subentra, a volte (sotto determinate condizioni) la passione: quella fiamma che ti accende, quell’impeto caldo che ti dice che tutte le cose possono essere cambiate. Nel caso di Pereira si tratta, come detto, della passione politica; nel caso di Pasquale Brancatisano (uomo in carne e ossa e non personaggio di fantasia come Pereira) si tratta della passione civile.
Ma chi è Pasquale Brancatisano? A Pereira capita che venga ucciso un suo amico e questo accende in lui quella luce che era rimasta a lungo spenta. Le cose possono essere cambiate: ci si deve impegnare! Nel caso di Pasquale (uomo in carne e ossa, nato novantasette anni fa a Samo) si tratta della passione civile. Durante la Seconda Guerra Mondiale (ma anche un po’ prima: nel ventennio fascista) Pasquale Brancatisano vede le ingiustizie, le disparità, le diversità di trattamento. La sua posizione nel considerare queste cose è una posizione di tipo etico. Egli vede il bene e il male: anzi vede solo il male. Il male dell’Italia mussoliniana, fascista e alleata di Hitler!
Questo vedere accende in lui la passione civile. Prima il piccolo contadino di Samo dormiva al sicuro nel suo orto, coltivava come Voltaire il proprio giardino, viveva delle proprie sicurezze. Ma viveva senza passione. Improvvisamente il flash, la fiamma, l’illuminazione buddhista…
La passione civile contro il fascismo di Mussolini! Brancatisano diventa, per scelta, partigiano. Come diceva Antonio Gramsci: egli sceglie di «prendere parte». Si schiera da una parte precisa. Prende posizione. Sceglie di stare da una parte! Dalla parte della Resistenza! E resiste, da par suo (tanto da meritarsi il nome di battaglia di «Malerba») al nazifascismo, all’orrore, alla fine dei diritti civili.
Pereira e Brancatisano sono accomunati da uno stesso destino! Cos’è l’ingiustizia? Cos’è l’indignazione? Pereira è indignato per quello che è successo al suo amico; Brancatisano vede tutto il male commesso dal fascismo!
Cos’è la mancanza di diritti? Cos’è una dittatura? Cos’è uno stato di cose nel quale tutti i diritti vengono calpestati? Cos’è l’orrore? L’ingiustizia dunque è rendersi conto (come accade a Pasquale Brancatisano) che una forma di giustizia (non importa quale essa sia) non è possibile. Che esiste qualcosa che non va, che non dovrebbe essere in quella maniera nella quale è, che esiste qualcosa che è il «legno storto» – come diceva Kant – dell’umanità…
L’indignazione, invece, è rendersi conto che le cose potrebbero andare in maniera diversa da come vanno: cioè che non solo esistono le ingiustizie ma se ne può pure prendere atto. Possono esse entrare (con tutto il loro peso morale) nella nostra coscienza. Se ne può fare assegnazione di riconoscimento! L’ingiustizia (fra ingiustizia e indignazione) è la categoria più fondamentale, come si vede da questo esempio. L’ingiustizia che vede e rintraccia nel proprio tempo (nel tempo in cui gli è toccato in sorte di vivere la sua lunga e feconda vita – Pasquale ha avuto anche un figlio che si chiama Pietro oltre che una moglie, che oggi non c’è più, amatissima) lo porta a voler diventare partigiano. Una cosa – se ci si pensa soltanto per un attimo – lontanissima dalla vita quotidiana di un contadino di Samo di Calabria i cui affetti e i cui interessi sono tutti racchiusi dalla realtà locale!
L’indignazione, che prova Pereira (personaggio di carta, lo si ripete) lo porta a farsi giustiziere del suo amico morto. Brancatisano ha visto nella sua vita l’ingiustizia. Ha frequentato i banchi della scuola dove tutto va male: e c’è il fascismo, e c’è la dittatura e c’è la fine della libertà…
Il partigiano «Malerba» sostiene che questa ingiustizia c’è anche oggi: così dice Pasquale guardando al panorama dell’Italia contemporanea. Disoccupati, immigrati, gente che non ha diritti! Anche oggi c’è da lottare, sostiene Brancatisano.