Robert Moor, Percorsi, Corbaccio, Milano 2017, pagg. 364, 19,90 euro
Un libro d’esordio che lascia il segno: “Viaggiamo per il mondo lungo sentieri disegnati molto tempo prima che nascessimo. Fin dal nostro primo viaggio, troviamo una vasta gamma di strutture – “percorsi spirituali”, “carriere professionali”, “percorsi filosofici”, “percorsi artistici”, “vie al benessere”, “sentieri della virtù”: che la famiglia, la società e la specie hanno predisposto per noi. In tutti questi casi, i termini percorso, sentiero, via, non sono utilizzati a caso”.
Certo, Robert Moor, a conclusione del suo libro che riflette più di tutti sul perché si forma un sentiero e su come le strade aperte da altri esseri umani, spesso secoli e secoli prima di noi, continuano a chiamarci sul loro cammino e rinfrancarci umanamente più di una vacanza termale o di un pomeriggio di relax sul divano.
Il giovane Moor va a cercarsi le tracce dei vecchi indiani d’America, riscopre i loro sentieri nascosti, ricorda le loro storie, e al contempo riflette sulla storia, sulle scoperte scientifiche e sulle folgorazioni filosofiche, su come sia chiaro che chi cammina non si perde e anzi ritrova una strada e un senso alla propria esistenza. Uno dei racconti e delle storie di cammini più intense che siano mai state scritte da un reporter che ha studiato il mondo e l’ambiente terrestre per apprezzarne ancor di più squarci e differenze.
Il suo saggio è un vero attraversamento della nostra civiltà, tra filosofia e sociologia, tra storia e scienza, e una profonda meditazione umana sul fatto che tutti noi camminiamo attraversando la vita nostra e degli altri, le nostre e le loro storie. Un viaggio splendido. Un viaggio da leggere.