19 Dicembre 2024
Movie

Un film da Oscar: “Green Book” (P. Farrelly, USA 2018)

Ha vinto la statuetta come miglior film 2019, per il miglior attore non protagonista e per la migliore sceneggiatura originale. Come sempre, andrebbe visto in lingua, per un pieno apprezzamento.  Parlando di “film da Oscar” intendiamo dire che si tratta di un prodotto di pregevole confezione, ben costruito, con una bella fotografia,  un’atmosfera suggestiva (l’America degli anni ’60 del secolo scorso), di buoni sentimenti, con attori in gamba. Ma certamente non si tratta di un’opera stimolante. Quando si esce dalla sala siamo come prima: nessun rimescolamento interiore, nessun brivido, e poco da commentare. Il film ha uno schema (non un intreccio) analogo a quello di Quasi amici (di Olivier Nakache, 2012), un’amicizia che si sviluppa tra uomini di estrazione sociale e colore della pelle diversa, qui a parti invertite: ad essere colto, aristocratico, di successo è il nero. Ma questa sua posizione sociale, il suo prestigio di artista, non lo immunizza dal dover fare i conti con pregiudizi e ghettizzazioni. Le campagne nonviolente di Martin Luther King erano già vive ma ancora non abbastanza incisive.

Un pianista jazz di fama, Don Shirley (Mahershala Ali), intraprende una tournée in vari stati americani e gli fa da autista un manesco buttafuori newyorkese (il locale dove lavora viene chiuso per lavori di ristrutturazione), ma a modo suo intelligente e umano: Tony Lip- Frank Anthony Vallelonga (un ottimo Viggo Mortensen). Li accompagna un Green  Book, Negro Motorist Green Book (donde il titolo del film). E’ una guida pratica pubblicata per la prima volta nel 1936 che spiega dove i neri, peraltro di solito quelli di condizione più agiata, potevano trovare alloggio, fermarsi, mangiare, far rifornimento di carburante senza essere sottoposti al torchio e alle umiliazioni previste dalle normative razziste e ancora vigenti nel 1962; particolarmente arduo era il viaggiare per i neri negli stati più ottusi del sud (notizie su questo interessante libretto in https://www.ilpost.it/2019/02/27/green-book-libro-film/). E  sono proprio questi stati dove si svolge il grosso del tour di Don.

Un film dunque anche ‘on the road’ con quell’irrazionale fascinazione che continua a destare questo genere… che non è nemmeno tale, in quanto tutto, o molto, è negli Stati Uniti extra-urbani collegato ai suoi paesaggi lunari, alle sue ghost-towns, ai suoi spacci squallidi, ai viaggi fattibili solo in auto lungo stradoni deserti, alle pompe di benzina dove la gente interagisce in modi squisiti o brutali.

Una storia vera, comunque un film da non perdere, senza nutrire aspettative eccessive.

Giovanni A. Cecconi

Professore di storia romana e di altri insegnamenti di antichistica all'università di Firenze. Da sempre appassionato di cinema, è da molti anni attivo come blogger su alleo.it per recensioni, riflessioni, schede informative, e ricordi di attori e registi. È stato collaboratore di Agenzia Radicale online e di Blog Taormina. Ama il calcio, si occupa di politica e gioca a scacchi, praticati (un tempo lontano) a livello agonistico, col titolo di Maestro FIDE.