Il presidente della serie Netflix diventa presidente
“Servo del popolo”, una formula che ricorda le cretinate del sessantotto alla cinese e perfino le fesserie sovietiche, ma è anche il titolo di una serie TV ucraina attualmente su Netflix. Ma è anche il nome del partito che, capitanato da Vladimir Zelenskji, ha vinto le recenti elezioni presidenziali a Kiev. Se la realtà della politica è stabilita dalla televisione (e, da qualche anno, in combutta con Internet) allora perché non produrre uno spettacolo che va bene sia per il pubblico della fiction che per quello dell’altra fiction, la politica?
Aveva iniziato Berlusconi, con una Forza Italia che era piena di star televisive e belle ragazze. Poi è arrivato Beppe Grillo, molto meno bravo di Silvio B., che ha costruito un partito sulle sue noiose farneticazioni. Ora basta, partito e TV sono la stessa cosa e in simultanea.
La trama della serie ucraina è quella di un professore di storia al liceo, che grida, all’inizio del primo filmato: “perché gli onesti sono sempre sciocchi e gli intelligenti, invece, sempre ladri?”. Un tema sciocco, ovvero l’onestà come unica base per fare politica. È un assunto falso. Serve, invece, una cultura bestiale, un grande intuito, una profonda esperienza di vita. Altro che il semplice Decalogo! Con quello si arriva, al massimo, a fare il “lupetto” nei boy-scout. L’onestà è però il tema costante delle nuove rivolte mediatizzate, si pensi ai belati dei 5Stelle e ai loro risultati: una operazione pubblicitaria. Che serve ad avere classi politiche porose e che si tolgono dai piedi con grande facilità, magari con un piccolo scandalo ad hoc.
Uno degli allievi di Holoborodko, il professore di storia, filma il tutto di nascosto. Altro tema fondamentale: senza il Grande Fratello, non ci sarebbero stati i “grillini”. Il video, quindi, diventa virale nella rete. E allora acquisisce la diffusione tipica delle vecchie reti televisive, ma anche la ripetitività del messaggio, dono di Internet, e infine il surplus di verità che la Rete garantisce. Il Web è ancora “autorevole”. Il professore di storia continua quindi la sua lotta contro gli oligarchi e la corruzione, eredità del sovietismo, per tutta la durata dello spettacolo e, poi, alla fine viene eletto a furor di popolo.
Il problema è che l’attore che impersona Holoborodko, Zelenskji, viene eletto davvero. Con ben il 73% dei consensi. Contro l’ugualmente improbabile Petro Poroshenko, reale cioccolataio di EuroMaidan (che non è una marca di fondente) e predecessore del comico-professore. Che la politica occidentale sia arrivata, per morire definitivamente, ai saturnalia? Che il mito del comico stia diventando la chiave del cretinismo occidentale?
Altre serie Tv hanno dipinto la politica contemporanea. Penso a West Wing, a House of Cards, a Spin City, a Homeland. Punto di convergenza tra queste serie Usa e il comico ucraino è un vero e proprio prodotto pubblicitario: la politica come “cosa sporca”, i politici come mezzi criminali, l’idea che la politica non sia il luogo della decisione, ma il posto dove si va a “dire la verità”, ovvero che, appunto, la politica è “sporca”. Se pensate al lavaggio del cervello che è seguito all’”operazione mani pulite”, in Italia, avrete tutto chiaro.
Zeleskji ha studiato giurisprudenza, all’università di Kiev. Poi, ha iniziato la carriera di avvocato, per poi seguire la sua vocazione di comico. È diventato una celebrità durante la versione ucraina di Danzando sotto le stelle. Se qualcuno studiasse gli effetti della standardizzazione psicologica e politica indotta dai format televisivi globali, dopo che il prode direttore di questo sito web, Alessandro Agostinelli, aveva cominciato a fare con il saggio La Società del Giovanimento…
Il partito “Servire il Popolo” è stato fondato lo scorso maggio, senza che Zeleskji avesse alcuna esperienza amministrativa. Ovvio: sarebbe stata una macchia sul suo curriculum, la politica è advocacy, rappresentanza del “popolo”, non ha a che fare con le decisioni. Secondo loro, naturalmente. In termini più tecnici, la decisione politica ha oggi la stessa forma della campagna elettorale: in quest’ultima si scelgono elettorati di settore e si fidelizzano. Poi, si mettono insieme, alla fine della campagna elettorale, come in un puzzle. Questo vale anche al governo: si prendono alcune aree marginali di interessi definiti e si mettono insieme, nella mobilitazione permanente che è ormai tipica della politica occidentale.
Holoborodko, il professore di storia analizza bene, però, nella sua lunga fiction-realtà, le classi che sono al potere: i generali corrottissimi, gli oligarchi mafiosi che comprano i politici come se fossero attori (e viceversa) o i media del divertimentificio mentre tutta la società si impoverisce e va a ramengo. C’è anche un po’ di ironia: il professore vero-falso, appena vince le elezioni, va a fare shopping con la famiglia, felice di essere diventato, grazie al voto, membro dell’èlite cleptocratica. Ma lui, ci giuriamo, rimarrà onesto. È nello script della commedia. Fino a un altro, che durerà poco, lascerà liberi i veri decisori di fare i loro affari, poi, si toglierà di torno. A quel momento, arriverà un altro “uomo del popolo” che ricomincerà il ciclo pubblicitario ma inutile della politica, o meglio, dell’attuale democrazia.