22 Novembre 2024
Words

Rompere le palle…

Ricordano il calcio le ragazze che corrono con tutto il fiato che hanno in corpo. Stoppano, lanciano, si liberano, entrano in ritardo, tirano da fuori, marcano a zona e segnano. Fanno tutto quel che va fatto e fin qui vincono. Beate. Il calcio però è un prodotto tossico e le croniste sono le prime a scuotere la testa parlando sopra al gioco dal primo all’ultimo minuto. Tacere. Sarebbe bello tacessero.

Palla a terra e pedalare è anche quel che mi scrisse l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi, quando salutò la mia nomina nel Consiglio di amministrazione della Rai. Mi sarebbe piaciuto ascoltare qualcosa di più ma non ci fu altro. Anzi superammo gli ottavi, giocammo bene i quarti ma fa impressione guardare indietro: un vortice, un capogiro. Scoprii di non essere preparato ai rovesci. La semifinale era il referendum e il verdetto inappellabile : anche quella volta ero finito in una corsa nei sacchi. La storia non si ripete, si somiglia, si ricorda, si cita. Lo fa apposta e per dispetto. Aggiunge e toglie. L’importante non lasciare lezioni: non c’è mai stato chi avendo imparato la lezione del passato riuscisse ad evitare errori madornali.

Siamo passati dall’orizzonte con incognite proprie alla punta del naso che gocciola confondendo il moccio con le lacrime. Palla a terra ? Che palle ha detto il Ministro dell’Interno di fronte all’insistente Carola Rakete con il suo carico di vite da salvare.
Qui non si tratta di essere buoni contro cattivi. Lo spettacolo, non so se è nuovo, tira a fare di noi dei morti viventi. Rassegnati, assuefatti, con le magliette rosse riverse nell’acquitrini. Ho letto del profondo umano dei fotografi che ci mostrano quel che ci mostrano senza volto, solo sagome. Inequivocabili sagome in cui ognuno può piazzare suo figlio, sua nipote, i bambini con cui abbiamo giocato a lungo e che avremmo voluto trattenere in quell’angolo meraviglioso che è la vita nella prima infanzia. Loro, i bambini, si fidano di noi e se gli abbiamo detto tieniti stretto loro lo fanno anche fosse per sempre.

Pedalare? Sì ma quando, sì ma dove. Non è una fuga, non è una gita. Ha tutto il sapore di un disastro. Qualcosa da rompere, qualcosa da prendere a calci. Da ora in avanti ogni momento è buono.