“La belle époque” (di N. Bedos, FRA 2019)
Un buon successo di botteghino e di critica (giudicato tra le migliori commedie dell’anno) per questo mediocre film francese, tutto giocato sul tema della nostalgia e del tempo passato e perduto. Un imprenditore non privo di inventiva, direttore della Time Traveller, coadiuvato da un team di bravi collaboratori, e’ in grado di proporre a chi lo desideri di fare un salto indietro nel tempo grazie a ricostruzioni d’ambiente perfette,proponendo altresi’ di far rivivere situazioni passate del proprio privato. E’cosi’ che Victor (Daniel Auteuil)in crisi con se stesso e con sua moglie Marianne(Fanny Ardant) decide di tornare al maggio 1974, e ai momenti in cui conobbe la sua donna. Marianne giovane e’interpretata dalla bella Margot, ragazza della Time Traveller con la quale Victor sviluppa una sorta di relazione. Attraverso questo artificio e le sensazioni vivide riprovate Victor si riavvicinera’ a Marianne. La belle époque e’il nome del locale di Lione dove i due si conobbero ed e’evidentemente anche il periodo piu’dolce della vita di Victor.
Discreta scenografia, sceneggiatura insipiente, per una buona ora il film non decolla, riprendendosi nella seconda parte. Le risate strappate in sala, che risuonano qua e la’, ci appaiono forzate, quasi che tra il pubblico si voglia rivendicare di non aver sbagliato film e serata. Interpretazioni poco riuscite della Ardant, troppo compiaciuta nella parte di una bella signora matura e psicanalista che intreccia una storia di letto con un uomo piu’giovane e suo paziente, e di Canet (nella parte dell’imprenditore Antoine), ancora una volta di straordinaria staticita’ facciale. Un ruolo ha nel film anche un’altra gloria del cinema francese, Pierre Arditi.