Omaggio a Tonino Guerra, nel centenario della nascita (16 marzo 1920 –21 marzo 2012)
Nato cento anni fa e scomparso a Sant’Arcangelo, il romagnolo Guerra è stato fra i massimi sceneggiatori del cinema italiano. Di famiglia semplice (i genitori erano dediti al commercio del carbone) ebbe una carriera di studio abbastanza regolari, con il privilegio di avere avuto il suo illustre concittadino Augusto Campana (n. 1906) come docente delle medie: Campana, biblioteconomo e filologo diverrà scriptor latino alla Vaticana, quindi professore alla Normale e infine Accademico dei Lincei. Un incontro forse importante per Guerra, anche se occorrerebbe scavare nei suoi ricordi per verificarlo. Tonino, presa la maturità magistrale, si iscrisse e infine si laureò in pedagogia solo dopo avere avuto ventenne varie traversie per il suo antifascismo (in prigionia in Germania, dove iniziò a comporre poesie in romagnolo). Poesia e pittura entrarono presto fra le sue vocazioni. Carlo Bo e Gianfranco Contini ne valorizzarono la vena poetica, non dilettantesca. La sua raccolta maggiore è probabilmente I bu (1972), con appunto introduzione di Gianfranco Contini. Guerra si dedicherà alla pittura in modo intenso soprattutto negli ultimi lustri della sua
vita (un dipingere vagament naïf), quando si era trasferito a Pennabilli, centro appenninico sede di un festival cinematografico: ne fu cittadino onorario per quello che i latini chiamavano nel nominare i loro patroni amor civicus(“amore per Pennabilli” anche nell’elogio funebre del sindaco). Decisivo fu il suo trasferimento a Roma nel 1953. Qui con una relativa rapidità si affermò come sceneggiatore, a partire da Un ettaro di cielo con Marcello Mastroianni. Collaborò con De Sica, Monicelli, Lattuada, ma la collaborazione più proficua fu con il ferrarese Antonioni (stabilmente da L’avventura 1959 fino a Zabriskie Point 1970 ma anche nei decenni successivi), e la più fortunata con il coetaneo Fellini (si pensi ad Amarcord: basterebbero i 4 minuti della scena “della tabaccaia” per dimostrarne il talento, ma scrisse anche per Ginger e Fred e E la nave va). Candidato all’Oscar nel 1967 per Blow-Up, piano piano sviluppò un po’ più di distacco verso le produzioni cinematografiche (e televisive), anche se continuò a lavorare con Antonioni, i fratelli Taviani e altri illustri maestri. Tornò in Romagna superati i sessant’anni di età, ma in precedenza era stato un viaggiatore, in Russia, Armenia, e altre realtà caucasiche come la Georgia (cfr. la dedica del romanzo La pioggia tiepida). Fra le sue scritture più importanti Nostalghia per Tarkowski del 1983. Ebbe nel 2010 il David di Donatello per i suoi 90 anni, dopo averlo già ottenuto altre volte per le sceneggiature cinematografiche. Eclettico, artista (anche performer) e uomo di cultura di notevole acutezza. Oltre a quelli indicati si segnalano i seguenti lavori per il cinema:
La notte (M. Antonioni, 1961), L’assassino (E. Petri, 1962), L’eclisse (M. Antonioni, 1962), I giorni contati (E. Petri, 1962), Matrimonio all’italiana (V. De Sica, 1964), Uomini contro (F. Rosi, 1970), Caro Michele (M. Monicelli , 1976), Kaos (P. e V. Taviani, 1984), Il volo (Th. Anghelopulos, 1986).