15 Novembre 2024
Culture Club

Caro Feltri, ecco la “riabilitazione”

Leggo su Libero una riflessione di Vittorio Feltri che merita di essere commentata. Si tratta di una riflessione sul transito da tre fasi: da una fase di normalità (quella pre-Covid-19) a una di anomalia (quella del contagio e della paura del contagio) alla presumibile fase del ritorno alla normalità.
Ho un amico che si chiama Glauco Morabito il quale sostiene, a questo proposito, che nella fase del ritorno alla normalità torneranno a dire la loro i filosofi. Glauco afferma che, nella fase del riassestamento e della definitiva consacrazione della normalità, ci sarà bisogno degli intellettuali.
Vediamo se questo è vero. Feltri afferma che ci si riabituerà alla solita routine (e questo vale per tutti) fatta di casa, famiglia, figli e lavoro. E magari un po’ di televisione la sera – oppure, i più intraprendenti, di qualche passaggio sul web. Non sono sicuro.

Sono invece convinto che Glauco abbia ragione solo a patto che valga una condizione: che il ritorno alla normalità coincida con una fase detta, alla Kuhn, rivoluzionaria! Ovvero che niente sia come prima. Allora se niente sarà come prima ci sarà bisogno dei filosofi ovvero degli intellettuali.
Perché in un mondo totalmente nuovo (con globalizzazione e economia rivisitate) sarà la sovrastruttura (marxianamente intesa: cioè la sfera culturale in definitiva, alla Gramsci) a determinare l’assetto nuovo del mondo.
Tornerà la cultura – come ha brillantemente scritto Maurizio Ferraris. Lui dice: post, sms, messaggi di facebook, messaggi di whatsapp sono tutti segni di un ritorno della scrittura! Ma se torna la scrittura allora ci sarà bisogno di qualcuno che la scriva. E gli scrivani gli amanuensi, gli scribacchini sono proprio gli intellettuali. Ma ciò è vero a una condizione – alla Feltri: ovvero che la fase pre-Covid-19 sia completamente diversa dalla fase post-Covid-19. E questo lo sappiamo da un indizio: la bio-politica. È stata infatti la bio-politica (potere della politica sulla vita) a determinare le condizioni strutturali (anche economiche, non solo legislative) che hanno condotto alla discriminazione del giusto e dello sbagliato all’interno del panorama globale. È stata la bio-politica a segnare il confine tra il legale e l’illegale (confinamento e sconfinamento) all’interno di logiche e dinamiche stavolta definitivamente (a causa del contagio) globali.

Non sono un veggente ma spesso ci indovino per puro caso, pur essendo privo della sfera di cristallo che di frequente è vuota e muta. La vita in Italia tenta di riprendersi i propri spazi. La gente fatica a riabituarsi, ed è ovvio sia così. Dopo settimane di terrore e di reclusione non è facile riesumare le vecchie abitudini, noiose e ripetitive eppure rassicuranti. Il lavoro, la casa, i figli, le faccende domestiche, le spese: non sono occupazioni esaltanti per nessuno, però danno un senso al tran tran a cui tutti, chi più chi meno, siamo condannati. Qualcuno, i soliti intelligentoni, afferma che le quarantene e gli isolamenti totali sono destinati a mutare l’ umanità. Che diventerà migliore, più buona, meno aggressiva e via cianciando. Tutto è possibile ma non credo a questa bella favola. Vero che gli esseri viventi cambiano come cambia il vento, e la storia insegna che ogni epoca porta con sé qualche innovazione nel costume. Tuttavia non riesco a immaginare che le persone nel giro di due mesi tribolati a causa di un maledetto virus possano evolversi o peggiorare. Ora siamo agli albori della nostra “riabilitazione” e ogni ipotesi sul futuro è lecita. Però il popolo non si è mai fatto guidare dagli effetti di una malattia, per quanto grave. O meglio, si è adattato alla emergenza determinata da un morbo micidiale, poiché la paura di morire accomuna ricchi e poveri, eppure, una volta passata la buriana, più o meno lentamente le nostre esistenze hanno ricominciato a scorrere sui medesimi binari.

[foto di Oleg Kugaev]

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.