Rosa Liksom, La moglie del colonnello, Iperborea 2020, pag. 224 € 16,50, traduzione dal Finlandese di Delfina Sessa, nota storica di Ingrid Basso.
Come afferma Ingrid Basso nella sua nota storica, “il romanzo-monologo della moglie del Colonnello, attraverso la quale Rosa Liksom dà voce immaginaria al personaggio reale della scrittrice lappone Anniki Karieniemi (1913-1984), è anche il monologo di un’antica terra e allo stesso tempo di una nazione ancora giovane: la Finlandia”.
La moglie del Colonnello continuerà a farsi chiamare così anche dopo la fine della sua storia con lui, tanto profondi sono i segni che il Colonnello le ha lasciato. Giovanissima, cresciuta nel rispetto fanatico del pensiero filogermanico per rifiuto della occupazione russa, aderente allo schieramento dei Bianchi contro i Rossi che vogliono un ritorno alla Russia, rimane conquistata dalla figura del Colonnello, molto più anziano di lei, figura ambigua e di cattiva fama ma di sicuro fascino sulle donne.
Ne vive la sessualità prepotente e insaziabile, lo affianca come segretaria, consolida il proprio pensiero filotedesco, frequenta persone importanti, gode di una alta qualità di vita.
Dopo il patto di non aggressione tra URSS e Germania del 1939, con cui la Finlandia viene segretamente assegnata alla influenza russa, quella Terra vive lo scontro della “guerra d’inverno”, con la vittoria delle truppe russe, e la “guerra di continuazione”, quando la Germania attacca la Russia e la Finlandia si allea con i Tedeschi, continuando tuttavia a combattere contro di loro nelle regioni oltre il Circolo Polare, da cui i Tedeschi non se ne vogliono andare.
Con gli anni il ruolo accanto al Colonnello fa scoprire alla donna le atrocità di ogni guerra, da qualsiasi parte sia combattuta, fino a fargliela odiare. Ma soprattutto il matrimonio celebrato dopo tanti anni di fidanzamento le fa conoscere il vero volto di un uomo che ora la considera sua proprietà su cui esercitare ogni potere, con una violenza fisica e psicologica mai conosciuta: “Non amava nessuno, a dominarlo era il suo schifosissimo cazzo, che non gli dava un attimo di pace”… “il giorno in cui il Colonnello è morto, stavo raccogliendo mirtilli dietro quel casotto per la paglia, è stato come se mi avessero tirato fuori dalla vagina un pugnale”.
Trova la forza di iniziare un nuovo percorso, prendendo coscienza di ciò che è prioritario nei rapporti umani, divenuta capace di fare scelte coraggiose e controcorrente, in un arricchirsi progressivo della sua vita interiore: lei, un cumulo di stratificazioni di esperienze totalmente diverse, scopre di “riuscire finalmente ad esistere”.
Un giovane uomo la rieduca all’amore ed al rispetto di se stessa, la scrittura diventa la sua risorsa: “sto con i personaggi dei libri, che faccio muovere avanti e indietro. E poi ho anche questi gatti e questi cani che, a differenza degli umani, sono facili da capire”. La Natura incontaminata e solitaria è il suo rifugio e la sua consolazione.
Rosa Liksom, nata in un villaggio della Lapponia in una famiglia di allevatori di renne, che ha ricevuto il Premio Nordico dell’Accademia svedese, già nota anche in Italia per Scompartimento n° 6 (Iperborea 2014), ci coinvolge con questo romanzo nella complessa storia del suo Paese, di cui ci fa percepire il gelo, il bianco diffuso della neve, i silenzi profondi, i risvegli dopo i lunghi inverni. E le notti del Nord, luminose come il giorno. Non ci risparmia i toni forti, realistici e brutali, con immagini di prigionieri, di morti e di impiccati, di violenze di ogni genere, mettendo in pratica il consiglio che dà alla moglie del Colonnello il giovane Tuomas: “Scrivi con la crudeltà di una guardia bianca e vedrai che verrà bene”.