Elba Book: isola di cultura
Sono ormai sei anni che l’Isola d’Elba d’estate diventa una grande biblioteca, o libreria, se volete. Si chiama Elba Book Festival ed è forse il maggiore evento culturale dell’isola e di tutto l’arcipelago toscano. Quest’anno la rassegna si svolge in maniera speciale, con una serata unica a Rio nell’Elba, martedì 21 luglio, per i noti fatti di Covid-19.
Questione di virus
Il 2020 sarà un anno che non dimenticheremo, in cui gli eventi hanno preso pieghe inaspettate e inimmaginabili, il mondo è stato travolto e tutti siamo chiamati a riflettere sulle ripercussioni sociali, culturali, economiche che ci porteremo addosso per lungo tempo. Le manifestazioni culturali sono in gran parte migrate online, ma Elba Book Festival ha scelto di rimanere ancorato alla propria natura fortemente connotata dallo stretto legame con il territorio. Non potendo invitare gli editori e allestire gli stand, gli organizzatori hanno voluto dare un segno tangibile di resilienza, restando fedeli alla vocazione comunitaria di questo evento che da sei anni celebra la lettura come atto di emancipazione e consapevolezza politica e il coraggio delle imprese editoriali indipendenti. La sesta edizione, patrocinata e sostenuta dal Comune di Rio, manterrà fede al Patto per la Lettura sottoscritto con la Regione Toscana, e sarà possibile anche grazie al supporto di aziende premurose e lungimiranti quali Moby, Locman Italia e Ilva.
«Senza l’emergenza e le conseguenti restrizioni – esordisce Andrea Lunghi, presidente dell’Associazione “Elba Book” – la sesta edizione del festival avrebbe organizzato una riflessione circolare sul vuoto: una sensazione intima, profonda, personale, una grande metafora sociale da analizzare, per provare a dare risposte generative. A partire dalle suggestioni paesaggistiche di quest’isola, come le miniere di ferro, un tempo fonte di lavoro e benessere, poi lungamente neglette, oggi ambiente educativo da valorizzare in modo più deciso e convinto. Pensando al futuro dei giovani e alle opportunità a portata di mano che possono rappresentare ricchezza culturale e fonte di nuovi immaginari vitalizzanti. Da sempre lavoriamo sul coinvolgimento attivo dei residenti e dei ragazzi nello specifico. La cultura dovrebbe essere elemento trainante di una parte del settore turistico, generatrice di indotto economico e stimolo per la nascita di micro filiere imprenditoriali. Gli editori indipendenti in questo sono di grande esempio. Mettendo in luce questi temi, intendiamo mostrare quali opportunità il comparto culturale potrebbe offrire se concepito in una prospettiva imprenditoriale e strettamente legata all’isola e alle sue peculiarità». Ritrovarsi fisicamente in uno spazio pubblico e condividerlo tramite la nostra presenza resterà fondamentale per nutrire il confronto e riappropriarsi della realtà in maniera paritaria, specialmente dopo il lockdown.
«Focalizzandoci sull’ideogramma giapponese del vuoto, abbiamo involontariamente anticipato lo svuotamento di persone e di significati che la pandemia avrebbe provocato nei nostri quartieri da lì a poco – afferma il direttore artistico Marco Belli – La paura ci ha condizionato per mesi e ci ha privati dell’empatia, modificando in noi la percezione dell’altro. Ripartiamo dai nostri corpi nelle piazze, non arrendiamoci allo streaming. Ogni cambiamento lo si fa coi corpi. Sarà dura risollevarsi, ma non dobbiamo arrenderci. C’è chi ha quantificato in un trenta percento i piccoli editori che non riusciranno ad arrivare a fine anno in Italia, dove si legge troppo poco. Compriamo i libri in libreria e nelle librerie indipendenti per salvaguardare la bibliodiversità e i suoi alfieri. I temi delle ultime edizioni di Elba Book sono stati “rigenerazione”, “luoghi” e ora “vuoto”. Con maggiore consapevolezza, mi piacerebbe integrarli per riprenderli nel 2021 senza temere o tacere il concetto di fatica: rigenerarsi nel e dal vuoto insieme e attraverso i luoghi, affrontando la fatica». Elba Book, nella persona di Belli, è stato tra i fondatori della Rete PYM al fine di stimolare un’azione coordinata e collettiva orientata alla diffusione e valorizzazione della lettura come strumento di benessere individuale e sociale per mezzo di manifestazioni profondamente radicate ai luoghi d’origine che si scambiano risorse umane.
Dare voce alle differenze culturali, celebrare i traduttori.
L’edizione 2020 si svolgerà in un’unica serata per la consegna del premio alla traduzione letteraria, dedicato alla figura luminosa del giovane avvocato Lorenzo Claris Appiani. Quest’anno la giuria presieduta dall’Università per Stranieri di Siena, ha scandagliato l’orizzonte della traduzione dal giapponese, consacrando il raffinato e vasto lavoro del professor Gianluca Coci, che presenzierà alla cerimonia, con il romanzo La ragazza del convenience store (e/o), di Murata Sayaka.
Nel cuore di Rio nell’Elba, in piazza Matteotti, alle 18, parteciperanno alla premiazione i membri della giuria, la presidente della Regione Toscana Monica Barni, le autorità locali, il sindaco Marco Corsini e l’assessore alla cultura Raffaela Franceschetti, la famiglia Appiani e la direzione di Elba Book. Non mancherà la madrina del premio Ilide Carmignani, instancabile valorizzatrice di una professione della quale oggi più che mai si comprende il rilievo, per la capacità intrinseca di costruire legami, diffondere culture, dare valore al potere connettivo della parola. A lei, che sostiene il premio da due anni, dobbiamo la presenza speciale sull’isola di Loredana Lipperini e Marino Sinibaldi, rispettivamente conduttrice della nota trasmissione dedicata ai libri e ai lettori “Fahrenheit” e direttore di Radio Rai 3. A seguire, alle 21.30, sarà trasmessa sui muri del borgo una retrospettiva di Elba Book ai suoi esordi, seguendo le inquadrature e gli scorci di Roberta Bistocchi, giornalista umbra scomparsa di recente, che con il marito Arturo Pellegrini aveva realizzato un reportage sulla costa orientale dell’isola e sulla manifestazione.
Omaggio a Luis Sepúlveda e alla sua penna onesta.
Alle 22, sarà Ilide Carmignani a condividere un ricordo dell’intellettuale cileno, come sua traduttrice e amica: «Per me è stato un grandissimo privilegio diventare la voce italiana di Luis Sepúlveda, scrittore, giornalista, persona di grandissima umanità e al tempo stesso tenace combattente che ha conosciuto il carcere e l’esilio ma non si è mai stancato di lottare per un mondo migliore». Tra i tanti che quest’anno terribile ci ha portato via, le sue parole risuonano ancora nell’aria: «Io credo che la felicità sia il fine naturale e ultimo della specie umana».
[foto di Daniel Mordzinski]