15 Novembre 2024
Culture Club

Sanremo è io

Di Sanremo non me ne frega niente. Non mi interessano le polemiche sul fatto che se i teatri e i cinema sono chiusi allora anche il Festival di Sanremo, che si tiene come sempre al Teatro Ariston, deve essere chiuso. Eppure, su questo assunto si saldano oggi le opinioni di tutti i paladini della cultura e del ministro Franceschini. I primi hanno detto da giorni: “se i teatri sono stati chiusi finora anche Sanremo non può essere svolto col pubblico e deve restare chiuso”. Il ministro ha detto: “I teatri sono chiusi, l’Ariston è un teatro, l’Ariston resta chiuso”.
Così, i difensori delle professioni culturali, sempre molto critici col ministro della cultura, si trovano oggi sulla sua stessa sponda e in trincea con lui.
Di contro abbiamo Amadeus che da mesi lancia proclami sul Festival della canzone italiana e pone ipotesi: il pubblico in sala all’Ariston; il pubblico su una nave da crociera nella rada di Sanremo; il pubblico composto da coppie di figuranti pagati.

La cosa che mi inquieta è come gli individui vogliano surclassare le istituzioni che rappresentano e i soggetti per cui lavorano. Così vedo Amadeus come la prima donna di turno che in piena crisi egopatica smonta e rimonta slogan e ultimatum sul “suo” festival. Un po’ come Matteo Renzi che ha gettato il Paese in una crisi senza precedenti, pompando veleno a ogni uscita pubblica e dimostrando scarsissimo buon senso. Da un lato urla ai quattro vento di agire e parlare in nome della “buona politica”, in realtà ha messo il governo e le istituzioni democratiche nazionali in ginocchio, salvo poi andare a dire che l’Arabia Saudita è la nuova frontiera dei diritti sul lavoro e fucina di un nuovo Rinascimento. Il tutto col compenso di 80mila euro.
Oppure Amadeus come Giuseppe Conte, paziente incassatore ma anche sciocco bersaglio di Renzi per non aver voluto vedere che le proprie scelte in autonomia stavano incrinando i rapporti della maggioranza governativa. Governare in una repubblica parlamentare significa fare i conti con la maggioranza che ti sostiene: non si può decidere in solitiduine e ignorare le richieste che vengono dai tuoi alleati.

Amadeus, come i peggiori politici, sta facendo sfoggio di ego, dimenticando che il Festival di Sanremo è un prodotto della RAI e che dovrà (dovrebbe) essere la RAI a decidere cosa farne, non il presentatore, ancorché direttore artistico della manifestazione.
Ma ormai le istituzioni, i gruppi, le aziende e le società, così come le associazioni e i partiti non sono più un valore in loro stessi, ma servono soltanto a sdoganare o sostenere il bullo di turno, un IO incapricciato col Mondo che mena fendenti a destra e a manca per far valere il suo profilo individuale.

Una volta Sanremo metteva in scena i cantanti, gli artisti, e il presentatore e il direttore erano veicolo di queste personalità. Così come in politica andavano in scena le idee della maggioranza dei cittadini e i politici facevano il loro mestiere dialogando o scontrandosi nelle cosiddette sedi istituzionali, parlando a nome di una collettività di persone e non in proprio.

Oggi siamo all’esasperazione dell’IO. Amadeus è diventato solo “deus” e da quel pulpito, come Renzi e Conte, vuole dettare legge.