19 Dicembre 2024
Movie

Proposte: “Forza maggiore” (di Ruben Oestlund, Swe 2014)

In un fastoso residence di una località sciistica dell’Alta Savoia una famiglia svedese decide di passare cinque giorni di meritata vacanza: Tomas (Johannes Bah Kuhnke) e Ebba (Lisa Loven Kongsli), i coniugi sui quarant’anni scarsi, e i due piccoli (e francamente insignificanti) figli, Vera e Harry. Dopo una prima giornata ritratta dal regista lasciando un ampio spazio alla straordinaria natura innevata, al bianco abbagliante, all’eleganza e alla modernità degli impianti e del rifugio di lusso, il secondo giorno avviene un fatto impressionante. Mentre pranzano su un terrazzo, una valanga sembra scatenarsi sui turisti, tra i quali la nostra famiglia. La diversità della reazione di Tomas e Ebba dinanzi a quello che fortunatamente è solo una tragedia sfiorata (la valanga si “ferma” prima di investire il terrazzo) è una lacerazione irreparabile della serenità della vacanza e non solo. Perché Tomas d’istinto non dimentica di prendere le sue cose e, scarponi o no, si mette al sicuro per conto proprio, mentre Ebba molla tutto, abbraccia i figli e li pone al riparo con sé. La scena dura un paio di minuti scarsi, ma sono due minuti che hanno conseguenze gravi. I bambini scioccati diventano più noiosi di quanto non risultino sin dall’inizio e i genitori, dopo un iniziale apparente “never mind, siamo qui in vacanza”[N.B. parafrasi mia] si scontrano in un crescendo di rimproveri reciproci non più trattenuto. Ebba dà segni di debolezza, di incredulità, ma in fin dei conti ha buon gioco ad accusare il marito di avere sottovalutato la minaccia  dell’evento naturale e di essere sostanzialmente scappato all’arrivo della slavina, mentre lei si preoccupava di mettere anzitutto in salvo i figli. Un elemento di forte delusione si impadronisce di Ebba, una sorta di disvelamento, e le fa rimettere in discussione l’interezza del rapporto col marito. Non cela questa nuova consapevolezza, la manifesta sia cercando di parlarne con Tomas (il quale difende fin quasi alla fine la sua posizione: Ebba esagera, in definitiva è stato pauroso ma non è accaduto niente, la situazione era “sotto controllo”), da sola o davanti a lui con altri ospiti del residence. L’argomento esplode in particolare in una serata a cena con una coppia di amici conosciuti sul posto. Questi a loro volta, rientrati in camera, risultano scheggiati e contagiati dall’episodio, rispetto al quale hanno atteggiamenti diferenti, e pure non prendono sonno, litigando e dicendosi sgradevolezze: in qualche modo scoprono che potenziali gravi spaccature riguardano anche la loro storia (uno schema simile a quello del garbato Dobbiamo parlare di Rubini). Se dapprima Tomas regge a tutto ciò, ammutolito o debolmente reattivo, a un certo punto cede, rendendosi forse conto di avere avuto un comportamento tanto istintivo quanto egoistico e vile, e esplode in una confessione lacrimosa e disperata, nella quale tra l’altro rivela alla moglie una serie di sue responsabilità, il gioco e anche il tradimento, e in definitiva di non essere “presente”, partecipe alla vita della famiglia. La sequenza conclusiva del film sembra sgomberare un po’ delle nubi e addirittura si direbbe che ci si avvii a un lieto fine, con la famigliola che uscita dalla vacanza-incubo ritrova una certa armonia. La settimana bianca non è stata gran che ma adesso si torna a casa. La cosa sembra preludere alla normalità, o a una qualche ricomposizione, E forse sarà così. Ma c’è un ultimo colpo di scena, quando lungo i tornanti della strada ripida e stretta, l’autista del bus di linea, un vero incapace, rischia di combinare un incidente fino a incagliare il mezzo all’altezza di una curva a gomito che dà su uno strapiombo. I passeggeri guidati da una indignata e spaventata Ebba scendono tutti, e decidono come una piccola marea di tornare a piedi alla cittadina da cui ripartiranno ciascuno per la propria sede: una sequenza efficace, ai limiti del surreale, ma tutto sommato ottimistica. Tomas si vede offrire una sigaretta da un tizio che gli cammina accanto, prima rifiuta e poi accetta, un gesto di semplice amicizia e solidarietà di una comunità, quella umana, che in fondo è tutta sulla stessa barca.

Particolarmente riuscite senza essere banali alcune riprese delle splendide montagne delle Alpi francesi (Oestlund ha un passato da documentarista esperto di montagna), altre che si svolgono nella camera del residence, per il contrasto tra il comfort del posto e la possibile pace famiiare con le tensioni e l’incapacità di raggiungere quella stessa pace (del resto lo spettatore capisce subito, se ha esperienza di vacanza familiare, che star bene quando si hanno molte aspettative vacanziere è difficile), il dialogo tra Ebba e Charlotte, una donna sposata non più giovane (la seducente Karin Myrenberg) alla ricerca libertina e compulsiva, ma tutto sommato serena e consapevole, pur avendo lei marito e figli, di storie occasionali, con Ebba incredula che si possa vedere il mondo in modo cosî diverso dal suo… e ancora la sequenza di uno stupido drone-giocattolo di Harry che volando a mezza altezza finisce addosso agli amici dei genitori spaventandoli mentre già sono impegnati e stressati nella cena delle rivelazioni scomode.
Oestlund fa propria la lezione di Bergman, e forse soprattutto dell’ultimo Bergman, quello di Scene da un matrimonio ad esempio, anche se l’ambientazione della pellicola non ha nulla di bergmaniano. Ma certo la sceneggiatura è impietosa, dolorosa, i dialoghi intensi, le psicologie dei personaggi (quelli femminili più positivi di quelli maschili) messe bene a nudo. Lavoro notevole, mai noioso, grazie al quale l’opera ottenne il premio della giuria alla sezione Un certain regard a Cannes 67, nel 2014. Ma lo stesso Oestlund ha ottenuto proprio a Cannes nel 2017 la palma d’oro con The Square. Lo abbiamo ricordato dopo aver visto il film e non ce ne stupiamo. I suoi film sono stati distribuiti in Italia dalla Teodora film.
Lo suggeriamo per una serata di cinema impegnativo, ma non angosciante. Su “amazon prime” per chi non sia interessato a boicottare la multinazionale.

 

Giovanni A. Cecconi

Professore di storia romana e di altri insegnamenti di antichistica all'università di Firenze. Da sempre appassionato di cinema, è da molti anni attivo come blogger su alleo.it per recensioni, riflessioni, schede informative, e ricordi di attori e registi. È stato collaboratore di Agenzia Radicale online e di Blog Taormina. Ama il calcio, si occupa di politica e gioca a scacchi, praticati (un tempo lontano) a livello agonistico, col titolo di Maestro FIDE.