Il bambino tornato dal burrone
Lo stato d’apprensione, la buona novella, i primi dettagli, tutto indirizza verso il miracolo: il malore di Giuseppe Di Tommaso – inviato de La vita in Diretta (Rai) – che costringe l’auto su cui viaggiava a fermarsi, la sua respirazione affannata non copre il rumore di un lamento che viene da sotto, dal folto di una scarpata. Di Tommaso chiama, chiama più forte, urla e da sotto torna un “mamma”. Nicola, appena due anni, è là.
Ora è a casa. Bene, stavolta è andata davvero bene. Sarà che per quanti come me nacquero nel punto esatto in cui finì la guerra il lieto fine è una soddisfazione ampia, totale, aperta al sorriso e allo sguardo fisso. È arrivata la felicità. Bene, ripeto: bene davvero. Vorrei difenderlo questo sentimento.
La scena si svolge a Molino di Campanara una frazione di Palazzuolo sul Senio. Il cuore del Mugello, anelli trekking, percorsi che attraversano valli, guadagnano cime, fendono castagneti. Passo, passo, con il fiato che cresce in gola e lo sguardo sorpreso da anfratti, scarpate, essiccatoi, spianate, ruderi e rifugi, case abbandonate e qua e là nuove vite. Passione, sfide. Soli, assolutamente soli. Api, animali, orto e coltivazione, spazio, silenzio e quando si fa sera diventa buio, e se sarà sereno un luccicar di stelle.
Ecco come vanno le cose fuori dal mondo addomesticato, nel mondo allo stato brado. La mano di un angelo raccoglie un cucciolo che superato il sonno sentiva il bisogno di un bicchiere di latte, di una carezza materna, di una burla con il fratello e li è andato a cercare. L’Orco stavolta dormiva o da tempo non abita quei luoghi. Ha scelto le periferie urbane, le aree degradate. Qua passano sui sentieri anime buone. Forse dove restano soltanto le faccende e le cure domestiche e certe sere in cielo concerti per stelle e fruscii di foglie, forse se un miracolo doveva accadere, Molino di Campanara è il posto giusto.
Nicola ha due anni, due occhi e tutta la vita davanti. Auguri.