22 Novembre 2024
Movie

Cannes, 74: Palma d’oro a un outsider, “Titane” di J. Ducournau

I membri di una giuria senza grandi nomi, presieduta da Spike Lee (autore di un’epica gaffe, rivelando il vincitore sin dall’inizio della premiazione), hanno attribuito la Palma d’Oro a Titane, opera seconda della giovane regista Julia Ducournau. La ‘Palma’, manufatto di gioielleria scelto dal 1954 dagli organizzatori della rassegna quale simbolo di Cannes, e in quanto la palma è la pianta caratteristica della Promenade della Croisette (ma c’è anche un collegamento con la vita di sant’Onorato, fondatore dell’abbazia di Lérins, cfr. https://fr.wikipedia.org/wiki/Palme_d%27or ), è stata consegnata da Sharon Stone (nella foto, con la regista premiata). Parigina, nata nel 1983, la Ducournau è la seconda regista donna dopo Jane Campion (Lezioni di piano, 1993) a ottenere il massimo riconoscimento del festival. Si tratta di un film da taluni definito di “fantascienza-horror”, una storia anomala di incontri di vita fra ‘diversi’, quasi freaks. Per l’Italia non ha deluso l’atteso momento della consegna della Palma d’onore alla carriera a Marco Bellocchio (cfr.in questa rubrica, 23 giugno u.s.), con tanto di consegna da parte di Paolo Sorrentino e standing ovation. A bocca asciutta Tre piani di Nanni Moretti, pur bene accolto da pubblico e critica. Moretti e il suo cast sono stati inelegantemente assenti dalla cerimonia conclusiva, dando anticipatamente un segnale che il film non avrebbe vinto nulla.

Altri riconoscimenti importanti (il proliferare di premi di ogni genere in queste rassegne, premi che a volte si confondono persino, sembra non voler scontentare nessuno, artisti, produttori, distributori) sono andati a personalità poco note al pubblico generale, con l’eccezione di Carax, e in buona parte ignoti anche a chi tiene questa rubrica. Una segnalazione particolare merita il film La grande libertà di Sebastien Meise, che molti critici hanno giudicato un vero e proprio gioiello.

Grand Prix: ex-aequo, Un He’ros (A Hero) di Asghar Farhadi e Hytti N 6 (Compartment n 6 / Compartiment N 6) di Juho Kuosmanen

Premio per la regia: Leos Carax per Annette

Premio per la sceneggiatura: Hamaguchi Ryusuke e Takamasa Oe per Drive My Car

Premio della giuria: ex-aequo, Ha’Berech (Le Genou d’Ahed / Ahed’s knee) di Nadav Lapid e Memoria di Apichatpong Weetesethakul

Premio per la migliore interpretazione femminile: a Renate Reinsve per Verdens Verste Menneske (Julie (en 12 Chapitres)/ The Worst person in the World) di Joachim Trier

Premio per la migliore interpretazione maschile: Caleb Landry Jones per Nitram di Justin Kurzel

Un Certain Regard: Razzhimaya Kulaki (Unclenching The Fists / Les Poings De’sserre’s) di Kira Kovalenko

Jury Prize: Die Grosse Freiheit-La grande libertà di Sebastian Meise

Menzione speciale: Noche de Fuego (Prayers for the Stolen) di Tatiana Huezo

Camera d’oro: Murina di Antoneta Alamat Kusijanovic presentato alla Quinzaine des Re’alisateurs

Palma d’oro al miglior cortometraggio: Tian Xia Wu Ya (Tous les Corbeaux du Monde / All the Crows in the World) di Tan Yi

 

Giovanni A. Cecconi

Professore di storia romana e di altri insegnamenti di antichistica all'università di Firenze. Da sempre appassionato di cinema, è da molti anni attivo come blogger su alleo.it per recensioni, riflessioni, schede informative, e ricordi di attori e registi. È stato collaboratore di Agenzia Radicale online e di Blog Taormina. Ama il calcio, si occupa di politica e gioca a scacchi, praticati (un tempo lontano) a livello agonistico, col titolo di Maestro FIDE.