Arto Paasilinna, Un uomo felice, Iperborea 2021, pag. 224, € 17,00. Traduzione dal Finlandese di Nicola Rainò
Secondo la leggenda sembra che un certo Vorananen, comandante del plotone dei Rossi, nel 1918, al tempo della guerra civile in Finlandia, quando i Bianchi tempestarono di fuoco un ponte di legno tanto che molti Rossi furono fatti prigionieri o vi persero la vita, prima di morire infilzato ed essere gettato nel fiume, abbia detto che un giorno i Rossi sarebbero tornati a mettere il paese in ginocchio. E il sangue versato sarebbe stato lavato “cento volte cento”.
In ricordo di quella tragica vicenda il ponte fu chiamato Eccidio. Tralasciando ciò che vi era transitato nei secoli, ai giorni nostri era divenuto pericolante. Per questo nella cittadina di Kuusmảki un bel giorno arrivò un ingegnere inviato dall’Azienda Nazionale Ponti e Strade, uomo che ne aveva costruito già un numero ragguardevole, di ponti, perché ne facesse uno nuovo sul fiume.
Niente di straordinario fin qui, se non fosse che questo ingegnere, uomo ben piantato dall’aspetto interessante, andava contro le aspettative e la mentalità del posto: non dava importanza alle apparenze nello stile di vita e sapeva vivere con poco. Ma soprattutto metteva a proprio agio gli operai che ora avevano un rappresentante sindacale, li valorizzava, condivideva con loro giuste pause ricreative. Tutto funzionava alla perfezione in un clima di rispetto reciproco, i lavori avanzavano spediti. Gli operai erano dalla sua parte, mai trattati con tanta umanità e rispetto.
Un paese conservatore come Kuusmảki non poteva tollerare una personalità così aperta, attenta alle problematiche sociali, sostanzialmente un esponente dei Rossi, quindi inizia una persecuzione da parte delle istituzioni cittadine e del parroco stesso, che piano piano lo tagliano fuori da ogni possibilità di socializzazione. Addirittura lo additano alla gente come una persona di cui non fidarsi, cercando in ogni modo di mostrarne l’indole corrotta e arrecandogli danni anche nel proseguimento dei lavori.
Senza dubbio lui ha una forte personalità e fascino, tuttavia anche le sue storie sentimentali sono danneggiate dalla cattiva nomea che ipocritamente gli viene creata intorno. Fino a ridurlo davvero in grave difficoltà, totalmente emarginato.
Ma Jaatinen è un uomo intelligente, che conosce bene le proprie possibilità, coerente. Consapevole della stupidità altri, sopporta ogni persecuzione fino a quando, con intelligenza e muovendo le carte giuste, acquista sempre più visibilità, potere economico e addirittura politico, tanto da costringere chi gli ha arrecato danno a lasciare la carica e ad allontanarsi. Tutto ciò senza violenza, in un rapido precipitare degli eventi, con un suo progressivo riscatto davanti alla opinione pubblica. E con grande soddisfazione personale!
Cadono le teste, una dopo l’altra, intanto lui è pronto ad offrire salvataggi, comunque tenendo sempre presente un obiettivo: fare piazza pulita degli ipocriti e dei corrotti, aprire ad una politica più equa, quasi a realizzare il vaticinio del capitano trafitto sull’Eccidio.
Anche la sua vita privata ha un risvolto originale, degna di un uomo che non si cura del giudizio altrui e delle convenzioni, che agisce secondo coscienza e pensa a far quadrare i conti: “L’ingegnere s’era preso tutto, mormoravano, e dato a tutti una lezione”.
Al di là della storia del ponte Eccidio e di Jaatine, il romanzo di Paasilinna, leggero nello stile narrativo, fluido, coinvolgente, senza retorica alcuna, ha un valore che va ben oltre la cittadina e i personaggi di Kuusmaki: rimane a simbolo di tutto il male che può derivare dalla grettezza, dalla chiusura agli altri, dal rifiuto di ogni diversità solo per principio ed gnoranza, dalla ipocrisia, dal complottismo.
Vero è che l’ascesa del protagonista e il suo trionfo in ogni settore sono raccontati in un susseguirsi rapido di fatti, come se non ci fosse tempo in mezzo e fosse davvero così facile risolvere ogni questione pratica a burocratica; ma in fondo sappiamo che il tempo è trascorso e il nostro ingegnere eroe è invecchiato.
Eppure non gli è ancora passata l’idea di lanciarsi in qualche altra battaglia.