Pimpernel e la bellezza. L’ultimo romanzo di Maurensig
«L’autore non ha voluto chiarire quanto di originale o desunto ci sia in questo apocrifo, lasciando che il lettore tragga da sé la conclusione; non per ultima quella che sia interamente un lavoro di fantasia,ispirato da poche pagine autentiche, che si tratti di un falso d’autore, insomma, concepito come omaggio da parte di chi ha ammirato e amato profondamene questo narratore, non solo per le storie e i personaggi ai quali ha dato vita, ma per la sua figura che si staglia come emblema dello scrittore e viaggiatore romantico di fine Ottocento». Così nella (presunta) «Nota del curatore» posta in esergo a questo Pimpernel.
Una storia d’amore (Einaudi, Torino 2020) scrive – riferendosi con «questo narratore» a Henry James – il compianto (è scomparso il 29 maggio del 2021) Paolo Maurensig al termine di un romanzo che – essendo per forza di cose «l’ultimo» lasciatoci da questo dotatissimo scrittore friulano – apre (e spesse volte non chiude) tutta una serie di domande.
Intanto c’è un manoscritto di Henry James che si chiama, proprio, Pimpernel: «Ad attirare subito la mia attenzione fu un manoscritto, un opuscolo, di una cinquantina di pagine compilate fronte-retro, alcune in buono stato, altre cancellate dall’usura del tempo. Lo sollevai con cautela».
Intanto c’è un protagonista che si chiama Paul Temple che ha appena pubblicato un romanzo che si chiama Pimpernel: la quale è «Una donna che non si lascia influenzare dalle convenzioni borghesi, una donna ribelle, sensibile e rustica allo stesso tempo, propensa a seguire l’inclinazione del proprio cuore invece che i dettami della ragione».
Poi c’è una enigmatica Mrs Annelien Bruins. Un altrettanto enigmatico (e demoniaco) Samuele Damiani; e c’è Venezia e la ricerca della bellezza – attraverso, guarda un po’, Henry James.
Cosa ci sta dunque dicendo Maurensig con questo romanzo? «Che cos’era la bellezza nella sua essenza? Forse la mente umana non era ancora preparata ad accoglierla, o forse si apprestava a farlo per i tempi lunghi». Non è quella di Maurensig-Narratore-Io narrante una ricerca del «concetto» di bellezza – insomma del «che cos’è?» socratico. Più che altro la bellezza: «Era necessaria come la luce del sole, ma poteva anche nuocere a chi non aveva saputo proteggersi adeguatamente» ovvero: «Ma credo anche che la bellezza nella sua essenza, sia qualcosa di insostenibile dalla mente umana, che può percepirla solo di riflesso»; ovvero: «Ma all’improvviso lo stato di estasi cominciò a scemare precipitosamente, e in quel momento capii che l’Arte restava ineffabile e la Bellezza irraggiungibile».
Tanto per fare un esempio e scendendo al livello dei primi uomini che hanno popolato la Terra: quando per la prima volta qualcuno di essi – ammettendo che fossero già in possesso di un linguaggio – disse «bello» (magari a causa della visione di un tramonto) allora nella penna di Maurensig questo non vuol significare l’aggettivo «bello» ma «l’aura» emanata dal tramonto. Non la causa della bellezza ma qualcosa come la bellezza stessa che nel romanzo è esemplata in un dipinto ma che potrebbe altrettanto esserlo stata nell’abbraccio di una madre a suo figlio, in una poesia, e magari – perché no? – in un romanzo che si chiama Pimpernel.
L’ultimo lavoro letterario di Paolo Maurensig – sulle orme di Henry James – è un processo di scoperta senza conquista, una comprensione senza conoscenza, l’ammirazione che «non ha un perché».
Cos’è questa Pimpernel? E perché un sottotitolo abbastanza sibilino come «una storia d’amore»? Certo Venezia è da sempre associata alla morte – e il cliché verrà rispettato anche in questo libro. Poi c’è un dipinto che, nelle parole di Paul Temple: «Ho deciso che l’oggetto catalizzatore sarà un dipinto che esprima in sé sintesi e immediatezza. È un quadro che mi sembra di conoscere, che forse ho solo sognato, eppure sono certo che esiste da qualche parte. Magari proprio qui a Venezia, dove ci sono ancora tanti tesori nascosti. Non parlo solo dei rigattieri, ma di tutti quei quadri, e chissà quanto pregevoli possono essere alcuni, che sono custoditi tra le mura inaccessibili di questi palazzi, e che i proprietari difficilmente fanno vedere a un estraneo. Ho l’impressione che Venezia mi riservi ancora qualche sorpresa».
Poi, in ordine sparso, c’è una seduta spiritica, un «Vaporetto diretto al Lido», dei marïòli veneziani, una «tragedia che ha colpito» la «famiglia» di Annelien, un «anello al dito» fonte di male … C’è tutto questo – nella ricerca della bellezza attraverso Henry James che scrive il raccontino Pimpernel all’età di 51 anni nel 1894 – ma soprattutto sono le parole della stessa Annelien a restituire in senso dell’intero romanzo di Maurensig: «A volte mi sorge il dubbio che il padreterno, stanco di dover delineare il destino di ogni singolo individuo, abbia demandato questo compito agli uomini di lettere, inducendoli a inventare loro stessi il destino di altri uomini». Questo triplice Pimpernel (titolo del romanzo di Maurensig, del raccontino di James e del romanzo di Temple) alla fine non è che – e questa è «l’ultima» parola di Maurensig nella letteratura – che la ricerca della bellezza attraverso un romanzo e nello stesso tempo la ricerca di un romanzo attraverso la bellezza ma anche la ricerca di una storia (possibile) attraverso Venezia ed Henry James. Un resoconto. Zigzagando verso la scrittura (ancora possibile?), la sua forma e l’Arte (foriera di bellezza) e verso le forme d’arte e verso un fare i conti con sé stesso capitato proprio nel momento in cui la vita umana di Maurensig si sarebbe consumata definitivamente: l’autore di Gorizia non ci ha lasciato un testamento spirituale e nulla davvero di simile: piuttosto un problema aperto.
È ancora possibile un romanzo?