Pickwick o la cornacchia metafisica
«Mr. Winkle rispose con un sorriso forzato, e raccolse da terra il secondo fucile con un’espressione del volto che faceva pensare piuttosto a una cornacchia metafisica sconvolta da un presagio di violenza e di morte vicina» si legge a pagina 113 di questo mirabile Il circolo Pickwick (a cura di Lodovico Terzi, incisioni di Seymour e «Phiz», Adelphi, Milano, 1997). Ma non c’è solo una «cornacchia» (pickwichiana, cioè «metafisica»): c’è anche uno «stoccafisso».
«Ma torniamo a Mr. Pickwick e ai suoi amici (…) sull’imperiale della diligenza per Muggleton su cui sono appena saliti, ben avvolti nei loro cappotti, scialli e scarpe di lana. Valige e valigette sono già state sistemate, e Mr. Weller e il postiglione stanno sforzandosi di infilare nel bagagliaio sotto il sedile del cocchiere un immenso stoccafisso, troppo grande per entrarci: uno stoccafisso ben imballato in un lungo paniere scuro, con uno strato di paglia sopra, e che è stato lasciato per ultimo perché possa riposare al sicuro sulla mezza dozzina di barilotti di vere ostriche inglesi, tutte appartenenti a Mr. Pickwick, che sono stati disposti in bell’ordine sul fondo del bagagliaio».
Ma, a parte la «cornacchia metafisica» e lo «stoccafisso ontologico» c’è pure un «viaggio» da fare, rispetto al quale: «Riguardo le quattro città di Shoud, Rochester, Chatham e Brompton, Pickwick prende i seguenti appunti: i prodotti più importanti di queste città (…) sembrano essere soldati, marinai, ebrei, gesso, gamberi, ufficiali e operai dell’Arsenale». Proprio come Mr. Charles (un altro Charles) Darwin, il 25 agosto 1831 (il romanzo di Dickens invece inizia il 12 maggio 1827: quattro anni prima) si imbarcò – esattamente come Mr. Pickwick armato di un «libretto di appunti» – sul brigantino HMS Beagle, Mr. Samuel Pickwick «parte» a causa del punto «5» della «risoluzione tolta dagli Atti del Circolo Pickwick», appunto, del 12 maggio 1827, nel quale si dice: «La Società di Corrispondenza del Circolo Pickwick è pertanto costituita col presente Atto, e Samuel Pickwick, Esq., P.G.M.C.P., Tracy Tupman, Esq., M.C.P., Augustus Snodgras, Esw., M.C.P. e Nataniel Winkle, Esq., M.C.P., sono designati e nominati membri della medesima con l’impegno di inviare ogni tanto al Circolo Pickwick, con sede in Londra, il resoconto veritiero dei loro viaggi e delle loro ricerche, delle loro osservazioni, su caratteri e costumi, e di tutte le loro avventure, di raccogliere ogni testimonianza locale o scritta, originata nei diversi ambienti naturali o sociali». Il filo – per la verità un po’ esile – di questo «viaggio al cuore del romanzo» si dipana attraverso considerazioni, vicissitudini, peregrinazioni, avvenimenti tutti da interpretare e da vivere in senso pickwickiano.
Il che vuol dire che la cornacchia diventa «metafisica», lo stoccafisso «ontologico» e le varie peripezie non sono incentrate su una descrizione realistica delle cose; tutt’altro. Il senso pickwickiano, in realtà, non solo è il senso proprio solamente a Mr. Samuel Pickwick (e ai membri del suo Circolo) ma è anche la sconfessione della lettera in favore dello spirito, la presa di distanza rispetto alla normalità a beneficio del romanzo, la validazione dell’ «Universo-Pickwick» parallelo (o contro) al consueto (se mai può essere considerato consueto) Universo nel quale ci troviamo.
Esiste, in fin dei conti, una «verità» tutta pickwickiana come, a bordo del Beagle, esisterà una verità del tutto darwiniana (la quale sarà del tutto avulsa dallo scopo principale del viaggio): cartografare le acque, le cose e i mari della parte meridionale del Sud America. Alla fine se Darwin viene fuori con la teoria dell’ «evoluzione per selezione naturale», Mr. Samuel Pickwick con che cosa ne viene fuori? «Tutti i cambiamenti che sono avvenuti tra noi, – disse Mr. Pickwick – cioè il matrimonio già celebrato, e quello che deve celebrarsi, con tutti i cambiamenti che comportano, mi hanno indotto necessariamente a pensare alla questione seria e abbastanza urgente dei mie progetti per il futuro. Ho deciso di ritirarmi in un posticino tranquillo nelle vicinanze di Londra; ho visto una casa che corrisponde esattamente ai miei desideri; l’ho presa e l’ho ammobiliata. Ora è pronta per ricevermi, e intendo entrarci subito nella speranza di vivere ancora tanto a lungo da passare molti anni tranquilli in severa solitudine, rallegrati finché viva, dalla compagnia dei miei amici, e seguito dal loro affettuoso ricordo alla mia morte».
Il «viaggio» non è che un «pretesto» per entrare nel «testo»: uscito «a puntate» dal 1836 al 1837 Il Circolo Pickwick è una sarabanda (o una baraonda) di episodi bislacchi, di avventure con personaggi strani, di situazioni stravaganti. E ne succedono di cose in questo libro. E ne succedono di cose in questo «viaggio» (durato due anni). C’è una rissa con un vetturino ma c’è anche, a fare da intervallo, la recita e/o la lettura di vari racconti. C’è l’incontro con il famigerato (poi redento ) Mr. Alfred Jingle e col suo «servitore» Mr. Job Trotter, oltre che col fratello di questi, detto Jemmy il Triste. C’è anche una festa di beneficenza, numerose locande e carrozze.
La commedia degli equivoci (un abito, indossato da Mr. Jingle che invece appartiene a Mr. Winkle, e che genererà la minaccia di un duello); c’è anche il seguito di questa «commedia» col dottor Slammer che riconosce effettivamente Mr. Jingle, anche senza addosso l’abito di Mr. Winkle.
C’è anche il tempo per assistere a una rivista militare. Un altro invito a cena. La fuga di Mr. Jingle con l’attempata zia zitella. Una caccia alla cornacchia. Un incontro di cricket. Il «tradimento» del grasso/dormiente Joe, che racconta alla «vecchia» di casa Wardle del bacio (intra)visto tra Mr. Tupman e la suddetta zia zitella. Una nuova rocambolesca iniziativa di Mr. Jingle.
A Londra, poi, facciamo la conoscenza con Mr. Samuel Weller, destinato a diventare «servitore» di Mr. Pickwick e a non lasciarlo mai (neppure in carcere) o nella sua agognata residenza in «un posticino tranquillo» – anche a costo di rinunciare al suo matrimonio con la «bella» Mary – anche se solo temporaneamente. Ci sono anche le grandi «scoperte» – che poi sono gli «alti» meriti di Mr. Pickwick: la sua «memoria» intitolata: «Ipotesi sull’Origine degli stagni di Hampstead, con alcune osservazioni sulla teoria dei Girini». E, soprattutto: «Fu allora che Mr. Pickwick fece l’immortale scoperta che è stata orgoglio e vanto dei suoi amici, e ha costituito l’invidia di ogni archeologo di questo e di ogni altro paese. Erano già passati davanti alla porta della locanda ed erano andati un po’ più avanti, nell’interno del villaggio, non ricordandosi più della sua ubicazione precisa.
Quando se ne accorsero e si voltarono, lo sguardo di Mr. Pickwick cadde sopra una piccola pietra sbreccata, semisepolta nel terreno, davanti alla porta di una casetta». Ma non è finita … Il «viaggio» è lungo.
C’è anche un rinfresco in costume; un «inganno» di Mr. Charles Fitz-Marshall (alias: Mr. Jingle) ai danni di Mr. Pickwick che viene «scoperto» all’interno di un giardino di un «collegio per signorine».
C’è, anche: l’attacco di isteria della signora Pott. La contesa tutta «politica» tra i Bigi e i Blu – a Etanswill -, connaturata e correlata a quella (finita in zuffa) tra i direttori dei due giornali locali: «La Gazzetta di Eatenswill» (Mr. Pott) e l’«Indipendente» (Mr. Slurk). C’è l’«azione legale» promossa dalla padrona di casa di Mr. Pichwick, signora Bardell, nei confronti dello stesso Pickwick e terminata – dopo l’arresto di entrambi – con quest’ultimo che paga le spese di tutto quanto. C’è il padre di Mr. Sam Weller: Mr. Tony Weller. che ha un problema con la «matrigna» di Sam e con un «invasivo» Mr. Stiggins. Poi morirà, nel corso del romanzo: la «matrigna». Sam avrà la sua parte di eredità mentre Tony deciderà di dare la propria – per farla fruttare: a Mr. Pickwick.
Ma, non solo i personaggi di questo formidabile romanzo sono strani e strambi: lo sono anche il tempo e lo spazio. Il tempo si dipana (e si dilata) tra fantasia (molta) e realtà (davvero: molto poca) e lo spazio si fa tentacolare e assurdo come le camere e i corridoi lungo i quali si smarrisce in un albergo Mr. Pickwick. Ancora un gioco degli equivoci ci attende: la signora presso la cui camera repentinamente (e sbagliando camera) si è introdotto nella notte Mr. Pickwick, è la «promessa sposa» di Mr. Magnus, compagno di carrozza del fondatore del Circolo (che da il nome al romanzo). Nuovo duello, sventato … Discorso all’umanità di Mr. Pickwick, durante una baraonda. Mr. Snodgrass si innamora (e sposa) Emily, sorella di Bella (sposata Trundle), mentre Mr. Winkle fa lo stesso con Arabella Allen, sorella di Benjamin – a sua volta: amico di Mr. Bob Sawyer, entrambi «chirurghi» … Si fa per dire … In tutto questo Mr. Pickwick trova anche il tempo di cadere «all’interno» di una lastra di ghiaccio. Tra «cornacchie», «stoccafissi», «agnizioni» (abbastanza «mini», rispetto a quelle messe in campo dal «contemporaneo» Alexander Dumas: non c’è infatti il «riepilogo» di tutta la storia che ha portato quel particolare personaggio fino a quel punto, ma c’è solo un veloce «riconoscimento»: ad esempio, «Poiché altri non era che quel gioviale personaggio»), «evoluzioni», «contorsioni», «matrimoni» la «storia» in senso pickwickiano si dipana, umoristicamente, non dimenticando nulla del repertorio della «commedia dell’arte».
Qual è lo scopo del «viaggio» intrapreso da Mr. Pickwick, Mr. Winkle, Mr. Tupman e Mr. Snodgrass? Quale è il risultato al quale approdano? Che «senso» ha questo romanzo? Questi quattro uomini (più Mr. Sam Weller, il «servitore»), sono i prototipi del buono, del poetico, del playboy romantico e dello sportivo. Ma fino a qui tutto questo non ci dice niente: anche Mr. Sam Weller è il prototipo della «fedeltà» … Il viaggio dei quattro (più Sam) del Circolo Pickwick è un «viaggio» dentro il romanzo. I personaggi non avrebbero senso e non esisterebbero al di fuori del loro romanzo. La fenomenologia della narrazione e la costruzione (oltre che la costrizione) del romanzo stesso sono al centro di questo strano percorso a metà tra lo humor e l’inverosimile, tra il comico e il fantasy, tra la «ricerca» (di un «baricentro» perduto) e l’insistenza sull’artigianato della costruzione delle storie.
Non c’è nulla che rimanga «al di fuori» di questo romanzo «fuorché il romanzo stesso». Il «cuore» di questo «viaggio» straordinario (e di questo romanzo raro) è non la descrizione ma la decostruzione, non l’osservazione ma l’acume, non la sperimentazione ma la teoria … Teoria del romanzo direbbe György Lukaćs … Che vuol dire tutto ciò? In senso pickwickiano si potrebbe dire: non si può uscire fuori dal testo (Jacques Derrida, Della grammatologia), se questo testo è «il Circolo Pickwick» di Charles Dickens.
In termini più generali? Ogni cosa è giustificata dal romanzo se e quando è romanzesca e il romanzo tende a giustificare ogni cosa che serva all’economia del romanzo stesso. In definitiva Il Circolo Pickwick (che non è affatto un romanzo autoreferenziale come, dal punto di vista sintattico e semantico, è ovviamente l’Ulisse di James Joyce -, intendendo l’aggettivo «autoreferenziale» non in senso degenere e deleterio come fa la stampa contemporanea di letteratura e di gossip) contiene al suo interno la giustificazione sua propria di essere un romanzo … Del resto … Come titolo del CAPITOLO VIII, lo stesso Dickens scrive: «Nel quale si dimostra inconfutabilmente la tesi che il corso del vero amore non è una ferrovia»!