Sandra Rizza, Nessuno escluso, Ianieri Edizioni 2022, pag. 308
“Ma dov’è la coscienza critica? Sono tutti consenzienti, o per indifferenza, o per paura, o per impotenza…oppure per convenienza! L’Italia è rassegnata, o forse persino compiaciuta: non si ribella! A parte qualche magistrato, qualche giornale, qualche isolata denuncia, dov’è il movimento di opinione che si oppone al nuovo fascismo mafioso? Sono tutti allineati e coperti. Tutti zitti, tutti fermi. Tutti colpevoli. Nessuno escluso”.
Non si può fare a meno di questa iniziale riflessione, parole che Sandra Rizza, palermitana e giornalista giudiziaria, fa pronunciare ad un anziano Senatore comunista, già membro di varie commissioni: servizi segreti, stragi, P2 e paladino antimafia.
Del resto, lui aggiunge, “E’ mafiosa quella parte della nostra borghesia fatta di professionisti, insegnanti, medici, architetti, avvocati…tutti quei colletti bianchi che in pubblico venerano il diritto e invocano la legalità ma che, in privato, sono pronti a servire Cosa nostra e i suoi soldati per avere potere, soldi e impunità…E’ una borghesia mafiosa: mafiosa e dannata. Corrotta, cinica, opportunista e immorale”.
E’ una sintesi tragica di Nessuno escluso, senza riferimento a nessuna città in particolare ma con simbolica estensione a tutto il nostro Paese.
Un noto e stimato cardiochirurgo, Mario Martellini, ha fatto una carriera rapida grazie alla sua abilità, e senza dubbio lo ha agevolato il fatto di essere genero del Senatore. Lui è di estrazione sociale modesta, invece è di famiglia altolocata la moglie Sara, “un distillato purissimo di privilegio: soldi, cultura, bellezza, prestigio, eleganza, generosità”, nelle parole del marito.
Un sociologo studioso del fenomeno mafioso, di fronte alle perplessità del Senatore De Santis che è sempre stato leale e incorrotto, così si esprime: “Un governo e una maggioranza in cui abbondano personaggi sotto inchiesta per mafia o per corruzione, affiancati da avvocati difensori di potenti incriminati, diventati parlamentari per meriti acquisiti nelle aule dei tribunali, con una politica esplicitamente intesa a tutelare interessi personali, avrebbero meritato un’analisi adeguata…siamo di fronte alla legalizzazione dell’illegalità, a un’illegalità sistemica che mira a permeare il quadro istituzionale. Di fronte a un simile scenario, tutto l’attivismo antimafia, l’educazione alla legalità dentro e fuori le scuole, rischia di trasformarsi in una predicazione ininfluente”.
“Certe distinzioni- sono parole del Senatore a proposito dei compromessi – in questa terra di sangue, non esistono più da un pezzo…Fino a quando la vocazione alla contiguità mafiosa sarà perdonata come male minore, come effetto collaterale dell’essere uomini e donne del Sud, nulla potrà cambiare in questo inferno”.
Ma in che modo sono colpevoli i nostri personaggi?
Il grande chirurgo, un uomo perfetto, tutto professione e famiglia, un giorno viene arrestato. Il capo d’accusa è quello di concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione di notizie riservate e voto di scambio: il Martellini si è messo in politica in un partito di destra, andando contro le linee della famiglia, ed ora ha il pieno appoggio del leader del partito.
Sua moglie, insegnante stimata, ha finito per vivere della luce di lui, e non si è opposta a questa scelta politica insolita e inspiegabile. Ha guardato senza vedere, pronta a difendere marito e privilegi “contro i magistrati giustizialisti in nome di un ipergarantismo buono solo a perorare i presunti diritti di una pletora di delinquenti”.
“Tu non vuoi vedere niente delle cose che non ti piacciono, mamma” le dice il figlio Andrea, diciassettenne che si fa di eroina di nascosto alla famiglia.
Giulia ha un compagno di estrema sinistra, ed anche lei, la figlia perfetta, ha un pesante segreto che non si sente di confessare ai genitori. Ora che il padre è in carcere e crolla la fiducia insieme al castello in cui sono vissuti, i figli si vergognano, si chiudono in casa, pensano a gesti estremi.
Nella convinzione che tutti hanno un prezzo, c’è chi lavora per corrompere il procuratore Anna Laura Romano, in modo che lei corregga il capo d’accusa, da concorso esterno a favoreggiamento: il favoreggiamento prevede la scarcerazione con rinvio a giudizio e i tempi lunghi della legge potrebbero portare alla prescrizione. La coscienza etica del procuratore non permette compromessi a ribasso.
Ma si muove anche il Ministro di Giustizia perché il chirurgo Martellini “è destinato a grandi cose nel nostro partito”. Chissà se il Senatore, nella sua profonda onestà, ha mantenuto anche la coerenza, o ha fatto un viaggio a Roma per parlare con qualcuno del partito!
Un intreccio serrato porte il lettore negli interni borghesi, in carcere, sulle scelte provocatorie di Andrea, sul rapporto di Giulia con Lucio, sulle mosse dell’avvocato di famiglia che punta alla scarcerazione dell’amico Martellini, diviso in cuor suo tra professionalità e un antico e mai sopito amore per la moglie di lui.
Ad aggravare i capi d’accusa sono alcune intercettazioni che svelano avventure extraconiugali del Martellini e mandano in crisi la famiglia, addirittura più del sospetto mafioso.
Nonostante si senta ripetutamente messa alla prova con promesse di carriera politica, il Procuratore Anna Laura Romano intende restare un magistrato. Farà le sue scelte secondo i principi di giustizia che ha sempre seguito. A quale soluzione è arrivata?
“Non pensare che mi abbiano corrotto – spiega a chi ci ha provato fin dal primo momento. “Martellini è fuori per un solo motivo: perché, come sai, non mi interessa affibbiare a tutti i costi a un imputato l’etichetta di associato mafioso. Mi interessa solo che venga condannato. E sono ragionevolmente certa che Martellini verrà processato e condannato, perché l’accusa di favoreggiamento, formulata dalla mia Procura, è supportata da prove schiaccianti”.
Un romanzo duro come una sassata, con situazioni e personaggi frutto sì della libera immaginazione di Sandra Rizza, ma in grado di far nascere profonde riflessioni.
L’invito a prendere atto di questo male così radicato nella nostra cultura è rivolto a tutti. Scrive la giornalista, “C’è una partecipazione silente della volontà in questo rifiuto di prendere atto? Questa assenza in presenza può davvero chiamarsi innocenza?”