Lavorare al campo largo
Da più parti si sente spesso ripetere che il “campo largo” non è una somma! Certamente non è una sottrazione: infatti, se questo campo si allarga esso deve comprendere qualcosa in più di quello che era il se stesso di partenza.
Ma che cosa si allarga? Con una somma, qualcosa si accresce, aumenta, si ingrossa. Nel senso dell’ampliare (ma anche del dilatare) si ha a che fare con qualcosa che di per sé è sempre opposto a una lunghezza piuttosto che con una quantità. Si ha a che fare con una capacità, una possibilità, un’ampiezza: abbondanza, disponibilità accresciuta. Daniel Pennac nel saggio Come un romanzo ha scritto: «Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere». Larghezza, lunghezza e profondità: lo spazio, il campo. Distanza tra i lati, i margini, gli orli e le sponde: la larghezza è misurabile.
Enrico Letta, col suo “campo largo” ci fa ricordare la fisica (e le sue leggi). «L’insieme dei valori che una data grandezza assume nello spazio»: è una funzione a tre variabili – come tre sono le coordinate spaziali. Ma cos’è questa “data grandezza”? Il centro-sinistra.
E quali «valori» esso assume nello spazio? Quelli del campo (ipoteticamente dal Pd a Matteo Renzi passando per il M5S, «Azione-Più Europa», «Liberi e Uguali», magari anche «Insieme per il futuro» e qualche altro “cespuglio” – come si diceva ai tempi delle elezioni del 1994 quando il grande “albero” della sinistra (la Quercia) attrasse tutti quei partitini che erano sopravvissuti a Tangentopoli. “Quercia”, “alberi”, “cespugli” e naturalmente un “campo”: questa “politica botanica” o meglio ancora “agricola” o sportiva tanto per citare la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi del 1994.
Letta – e il risultato di questi ballottaggi delle elezioni amministrative che hanno coinvolto alcuni importanti comuni d’Italia sembra accreditare e confermare questa sua idea – dal momento della sua nomina a segretario del Pd (il 14 marzo 2021) ha sempre insistito sul “campo largo”. Una larghezza si accresce se la si somma a un’altra larghezza, ma una capacità si accresce se dentro di sé matura la capacità di accrescersi. Dunque, questo “campo largo” dovrebbe avere come elemento propulsore proprio il Pd. Allargarsi intorno al Pd e non avvicinare “cespugli” al Pd. Piuttosto, mettere mano all’idea di una coalizione progressista e ovviamente riformatrice (chi non è riformatore oggi?). Un quadro – tatticamente – di alleanze condivise, duraturo, onnicomprensivo degli umori di quella che un tempo veniva chiamata la sinistra e che oggi rischia sempre di più di costituire la semplice “alternativa a Salvini o, meglio, Meloni”. Un insieme di forze capace di coinvolgere il campo laico e rinnovatore (aperto al nuovo) e, dal punto di vista del corpo elettorale, non solamente i votanti storici del centro-sinistra, ma anche quella percentuale di elettori che, in queste amministrative (ultimo test utile prima delle politiche del 2023), non è andato a votare: l’affluenza è stata del 42,18%.
Cos’è che allarga? E questo campo è un campo agricolo, botanico o sportivo? Situato nei pressi della città Acchiappa-citrulli (nel Paese dei Barbagianni), il “campo dei miracoli” restituisce monete dalla nuda terra. Carlo Collodi fa aprire gli occhi a Pinocchio da un pappagallo. Quest’ultimo campo – a differenza di quello usato in fotografia che restituisce l’ampiezza dell’ambiente inquadrato – restringe le aspettative alla nuda realtà.
Dunque cos’è la realtà di questo campo largo di Enrico Letta? Si può allargare il campo politico? E se sì, come? Immaginando che questo “campo politico” sia qualcosa di definito (e che non sia un cinematografico “fuori campo”: tutto quello che è presente ma non viene inquadrato) o almeno – condizione minimale – che nella mente di qualcuno esso si sappia almeno come idea, non rimane che cercare – la possibilità e la distanza – di allargarlo senza far ricorso alla botanica, all’agricoltura, allo sport e meno che mai ai miracoli. Per allargare questo campo (e presumibilmente vincere le elezioni del 2023) occorre a Enrico Letta fare ricorso a: convincimento, persuasione, retorica, dialogo, comunicazione, lavoro sul linguaggio. Della grammatologia (a cura di Gianfranco Dalmasso, Aggiornamento bibliografico di Silvano Faccioni, Jaca Book, 1998) di Jacques Derrida. In quell’opera il filosofo franco-algerino si rendeva conto che un “supplemento” non è possibile in nessun discorso giocato sulla “metafisica della presenza”.
In soldoni ciò vuol dire che Enrico Letta deve far ricorso (per allargare il campo) non al solitario richiamo alla realtà (la “metafisica della presenza”), ma per ottenere un’aggiunta (un allargamento di campo, una nuova coalizione non più boschiva, agonica, teologico-miracolistica o contadinesca, ma una vittoria possibile alle elezioni) deve far ricorso al sogno, all’ideale, al patrimonio culturale condiviso, alla meta da raggiungere. Deve farsi intellettuale e indicare una strada che, attraverso l’allargamento di campo, deve condurre a una “nuova piattaforma condivisa” di segni e idee, di simboli e miti, di appartenenza, di utopia.