Giochi di risultati elettorali
Che cos’è la democrazia liberale? Secondo Francis Fukuyama, in essa tutti possono dire la loro, pure quelli del M5S…
Nel suo libro Il liberalismo e i suoi oppositori il politologo nippo-americano afferma che democrazia liberale è quella forma politica che mette al centro l’autonomia e l’indipendenza (le quali due concettualità sono portatrici di diritti e dignità dell’uomo) nel complesso multicentrico e esponenzialmente variegato di quella che solitamente (senza sapere nemmeno per un istante cosa intendiamo) chiamiamo “democrazia”.
Cosa è successo, dunque, con questi risultati elettorali? Giorgia Meloni ha la maggioranza, per poter governare, sia alla Camera sia al Senato. Sarà democratica? Sarà liberale? E non finisce mica qui… – come diceva Corrado alla Corrida! Infatti il suddetto M5S non solo “tiene”, ma va molto bene al Sud.
E il cosiddetto centro-destra? Se ne son perse le tracce. Derrida lo avrebbe tracciato. Infatti se è vero come è vero che la Meloni e i suoi fratelli hanno vinto le elezioni, ne abbiamo che: Forza Italia è politicamente inservibile e la Lega è ridotta al lumicino. Così, nessuno sa cosa possa uscirne fuori. Dal Papetee alle «Patate», tanto che Giuseppe Conte si è preso il voto del cosiddetto proletariato, abbagliato dal suo “reddito di cittadinanza”, mentre il signor Enrico Letta si attesta (’ar Testaccio) come quello che va a votare e poi va a messa.
Ma torniamo a Fukuyama: il liberalismo è quella dottrina politica (come scrivono i docenti di dottrine politiche) che nasce da John Locke (e dal suo magistero) e che in sostanza propone di limitare i poteri dei governi attraverso leggi e costituzioni. Chi, dopo che Sergio Mattarella avrà dato l’incarico, sarà in grado di limitare il potere del governo-Meloni con leggi e Costituzioni? Forse l’ANPI. Nessuno al mondo lo sa.
Al momento, nello scacchiere internazionale, ci sono movimenti, idee e leader conservatori, se non propriamente retrivi e irrazionali. Del resto la UE tiene, e lo si è visto anche recentemente. E la guerra Russia-Ucraina, del pari, non ha intaccato affatto gli equilibri della NATO. La Cina, dal canto suo, è impegnata in una difficile transizione tra una economia di mercato (che la vede primeggiare nel mondo, dopo gli USA) e un sistema politico comunista, con qualche problema di tenuta sulla questione Taiwan.
Per il dopo-voto italiano: il «liberalismo» è stato, almeno dal 1994 in poi, fatto proprio dal partito-azienda di Forza Italia. Ma adesso questo risultato elettorale ci dice almeno due cose: 1) la famosa «terza via» di Giddens non va più bene, le socialdemocrazie sono esplose; 2) uscire dalla UE non sempre porta male.
Facciamo dunque due conti. Giorgia Meloni governerà ma non potrà cambiare la Costituzione (i numeri sono numeri) e quindi il “presidenzialismo” in Italia non si farà. Enrico Letta forse lascerà il PD. Renzi e Calenda si situeranno all’opposizione. Ma tutto ciò ci dice molto poco. Qui ci vuole il colpo di genio!
Il liberalismo è l’esatto contraltare del socialismo. Il liberalismo oggi: non è più Forza Italia, ma una pletora di piccoli partiti che stanno tentando di riorganizzarsi al grido «La vera destra siamo noi».
E la Meloni?