15 Novembre 2024
Words

I Nobel e la rivolta delle donne

Siamo a Teheran: una trentenne travel blogger di Roma, Alessia Piperno, molto conosciuta nel mondo dei social, è stata fermata dalle autorità della Repubblica Islamica. La ragazza sembra abbia criticato la situazione politica iraniana, pure se pare che la sua intenzione fosse di lasciare l’Iran per spostarsi in Pakistan.

L’accusa è quella di aver partecipato a una manifestazione contro il regime. Infatti la ragazza romana non è stata condotta in un carcere normale, ma in quello dei prigionieri politici, a Erin.

Per quanto riguarda l’Italia: l’accusa non è stata ancora notificata ufficialmente. L’Italia si è detta certa che Alessia non abbia mai partecipato ad alcuna manifestazione né di tipo politico né di altro tipo. I Servizi Italiani affermano quindi che non è presente la fattispecie di alcun reato politico.

L’uccisione di Masha Amini ha dato il via alla rivolta delle donne iraniane e anche in Afghanistan ci sono focolai di ribellione. L’ayatollah Ali Khamenei ha esplicitamente accusato USA e Israele di aver incitato i disordini. Nello stesso istante, l’austriaco Anton Zellinger, l’americano John Clauser, il francese Alan Aspect hanno avuto il Nobel per le applicazioni (tecnologiche) del fenomeno quantistico dell’entanglement. Mentre lo svedese Svante Paablo ha ricevuto il Nobel per la medicina, grazie alle sue ricerche sul rapporto tra genoma e archeologia.

Come stanno insieme queste notizie?

Il caso Piperno, è questione non solo religiosa e geopolitica, ma riguarda anche le “rovine e macerie” della Rete (social, dark Web, deep Web, ecc.) e di vecchie controversie mai sopite fra mondo occidentale e mondo orientale. Questo fatto presenta un interessante parallelo con quello che è accaduto in Svezia, Austria, Stati Uniti e Francia. Là si imprigionano ragazze italiane; lì si danno premi Nobel.

Questo non vuol dire che l’Oriente abbia meno cultura dell’Occidente. Vuol dire però che paesi come l’Iran hanno problemi seri di pragmatica. Non è da sottovalutare che lo stesso regime di Ebrahim Raisi, nei giorni scorsi, abbia visto un intensificarsi di manifestazioni contro la repressione politica. Non vogliamo comporre deduzioni sulle strategie internazionali attuali. Il punto è che ci sono nella globalizzazione ancora dei problemi inevasi, cose che non sono state risolte, punti di rottura. Non è che l’Occidente stia meglio – ma almeno una qualche forma di democrazia liberale, ancora “tiene”. A Oriente invece si vivono paure sociali e individuali, rigurgiti di vecchie storie alla Kennedy e Krusciov, ipocondrie, lotte intestine, repressioni ingiustificate, probabilmente anche rancori inespressi. La ragazza italiana imprigionata non è che l’ultimo rigurgito di vecchie e contraddittorie situazioni.

Per questo un Nobel per la Pace alle donne iraniane sarebbe un segnale verso un serio riequilibrio di umanità.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.