15 Novembre 2024
Culture Club

Il colibrì perduto

Il colibrì è un film strano, incompleto, segmentato, fratto, frattale, forse inutile. Ciononostante riesce a raccontare una certa Italia che probabilmente c’è,  ma che, francamente, era meglio non ci fosse.
Al di là degli sforzi di Francesca Archibugi, che si prodiga in effetti (e in difetti) da cinema d’autore “de’ noantri”, il film in realtà non decolla, non si capisce. Non si capisce affatto cosa voglia raccontare.
1) La vita di un uomo? Il colibrì, appunto.
2) Una certa Italia che, probabilmente, ci siamo lasciati alle spalle?
3) La versione rotonda e compiuta di un romanzo (di Sandro Veronesi) che fu magnifico e che pare, adesso, vieppiù banalizzato.

Una volta detto questo, non si vuol dire che il film sia tutto da buttare. Nanni Moretti dimostra, una volta per tutte, di saper recitare. Pierfrancesco Favino come al solito è bravo.
Il problema è che produrre e «pensare» questi film così tristi, così inutilmente «presuntuosi», è sbagliato. Lo spettatore non si sente migliore, ma alla fine esce schifato.

La critica cinematografica dimora e lancia stellette e pallini come fosse Lars von Trier. E la cosiddetta élite (che, a dire di molti, governerebbe le sorti dell’Italia) trova conforto. Dunque, questo Colibrì è un film per pochi, per pochi intimi, per pochi vecchi saggi o per pochi vecchi stanchi.
La storia non ha senso: un certo Marco Carrera, anonimo quanto gli «Alcolisti Anonimi» si sente in dovere di richiedere il sostegno di una morte medicalmente assistita dopo aver vissuto una vita da piccolo borghese.
Francamente, un  po’ troppo!
E poi… gli altri personaggi, come direbbero Mimmo Locasciulli ed Enrico Ruggeri, “confusi in un flashback”, girano a vuoto, fanno l’amore, si tradiscono, si suicidano, fanno tante cose, esattamente come i piccolo borghesi.

Solo che Il colibrì non è precisamente Vittorio De Sica (Il giardino dei Finzi Contini è un’altra cosa) cerchiobottista, furbo, bastoncarotista. Lui va fino in fondo nella sua “personalissima” Ricerca del tempo perduto

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.