“Un colpo di fortuna – Coup de chance” (W. Allen, FRA-GB 2023)
Allen: film numero 50. Non si può non ammirare la tenacia forse un po’ scaramantica con la quale l’ultraottantenne Allen continua a dirigere annualmente i suoi film, di solito, e anche stavolta, senza dare segni di crisi o declino particolari. Il problema casomai puô essere che si tratta di tematiche ripetitive (ma Allen ribadirebbe che universali sono) e che per quanto tecnicamente accurati, non forniscono suggestioni nuove neppure dal punto di vista estetico. È, almeno, il caso di questo Colpo di fortuna, che è film che si dimentica e che non regge il confronto col suo più aderente e illustre predecessore sul motivo conduttore della casualità – e del destino, del fatum, della Tyche ? – e dei sentimenti che ne sono coinvolti, ossia Match Point (2005).
Eleganti, benestanti, affermati lavorativamente, Jean (Melvil Poupaud) e Fanny (Lou de Laage) sembrano una coppia soddisfatta, ancora vitale. Ma Fanny incontra a Parigi (la Parigi tanto cara a Allen, il film girato in francese) Alain (Niels Schneider), un vecchio compagno di scuola, per pura casualità o per volontà del destino. Questi fa lo scrittore o ci prova: una scelta banale nel cinema francese o francofilo: sembra che il mondo sia pieno di scrittori a ogni angolo di strada! Corteggia Fanny senza por tempo in mezzo, ricorda tempi lontani e ammettendo di esserne sempre stato innamorato fa breccia, pur tra i sensi di colpa di lei. I due si frequentano e questa consuetudine sembra far emergere il dissenso di Fanny verso certi un po’ torbidi comportamenti e gli hobbies sconcertanti di Jean (dai trenini elettrici alla caccia al cervo), il quale ha anche qualche scheletro nell’armadio: un socio misteriosamente scomparso.
Motivi tipici: la coppia e il matrimonio come modello regolarmente sfilacciato, per quanto il denaro e il successo in società non manchino, coppia che difficilmente è in grado di resistere dinanzi ad alternative fresche o curiose. La scoperta del tradimento e la costruzione della vendetta come altro schema che torna (cf. Misterioso omicidio a Manhattan, 1993).
Presente al festival di Venezia, intervistato se si sentisse un uomo fortunato Allen ha risposto con toni che non sorprendono: “Assolutamente! Lo sono stato per tutta la vita, ho avuto due genitori che mi hanno voluto bene, ho tanti amici, una moglie meravigliosa. Ho quasi 88 anni e non sono mai stato in un ospedale, non mi è mai successo nulla di terribile…Ma speriamo che questa fortuna duri fino alla fine della giornata”.
Per una interessante critica sull’evanescenza della psicanalisi nell’ultima fase del cinema alleniano, e sulla distinzione fra casualità assoluta e destino, si veda la recensione di A. Falci nel blog Cultura e società della Societá Psicanalitica Italiana <https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/cinema/recensioni-cinema/un-colpo-di-fortuna-coup-de-chance-di-w-allen-recensione-di-a-falci/>